Baby Reindeer, la miniserie di Netflix con la storia vera di Richard Gadd infrange i tabù

Una miniserie tratta da una storia vera, che emoziona e coinvolge

Se non lo conoscevate, state pur certi che non lo dimenticherete più. Richard Gadd, attore britannico già sceneggiatore di alcuni episodi di serie come Sex Education, in cui ha anche recitato, e Outlander, è il creatore, sceneggiatore e protagonista di Baby Reindeer, miniserie di Netflix in 7 episodi.

La miniserie tratta temi molto delicati, come lo stalking, la violenza sessuale e l’identità di genere, ma lo fa senza retorica, in modo molto onesto. Senza mai dimenticarsi di mettere in scena anche tutto il disagio psicologico e sociale a cui queste tematiche si accompagnano.

C’è un vero e proprio tabù alla base di Baby Reindeer: a fronte di migliaia di film e serie in cui la vittima dello stalker è una donna, stavolta nel mirino c’è un uomo.

E visto che la miniserie racconta una storia vera - la storia vissuta di Richard Gadd - il tabù cade sotto i colpi di una narrazione che emoziona e coinvolge.

La trama di Baby Reindeer

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Donny Dunn (Richard Gadd) è un aspirante comico che non fa ridere. Per mantenersi lavora in un pub, dove incontra per caso una donna, Martha (una eccezionale Jessica Dunning). Martha è triste e non può permettersi nemmeno una tazza di tè, così Donny gliene offre una e si dimostra amichevole e gentile con lei. Ma Martha inizierà a presentarsi tutti i giorni al pub, iniziando a perseguitare Donny e a rovinargli la vita…

Una riflessione preziosa su amore, sesso, ossessione, identità

Baby Reindeer, la miniserie di Netflix con la storia vera di Richard Gadd infrange i tabù

Baby Reindeer è una storia, dicevamo, basata sulla realtà ma anche su una lunga lista di tabù. Per questo diversi fra i 7 episodi, se non tutti, sono stati indicati da Netflix come vietati ai minori di 18 anni. Non tanto per sequenze particolarmente cruente o sconvolgenti, quanto per l’impatto emotivo degli eventi sui vari personaggi.

L’incontro con Martha stravolge la vita di Donny, che apparentemente offre il fianco a una donna molto invadente e insistente - nonché bugiarda - senza quasi rendersene conto. Ma in realtà la vita di Donny è così triste, vuota e condizionata da un trauma pregresso che, in qualche modo, il ragazzo è consapevole di esporsi a un rischio, ma non può farne a meno.

Baby Reindeer ci parla infatti di come i traumi che subiamo finiscano per trasformarci, influenzando ogni nostra decisione e ogni nostra reazione in modo inedito. Ma anche il modo in cui viviamo, le nostre aspirazioni, le nostre relazioni, il nostro rapporto con famigliari e amici.

Si dice che il primo passo per affrontare un problema sia ammettere di averne uno, e Donny ci mette un sacco di tempo a rendersene conto.

È un ragazzo delicato, indifeso ma al tempo stesso aggressivo, in modo sempre passivo però. Sta cercando di capire se stesso, i propri desideri, il modo in cui gestire tutto ciò che riguarda le relazioni sociali e sentimentali. E Martha, strano ma vero, finirà per esasperarlo e terrorizzarlo, ma anche per aiutarlo in questo percorso di autoconoscenza.

Il delicato tema dello stalking, senza censure

Baby Reindeer, la miniserie di Netflix con la storia vera di Richard Gadd infrange i tabù

La definizione stessa di stalking, le risorse della polizia, gli errori delle vittime, le ingenuità di chi pensa di dover proteggere il proprio persecutore: Baby Reindeer mette in scena, un episodio dopo l’altro, tutto il corollario relativo a questo reato che spesso, nel linguaggio comune, finisce al centro di battute e battitacco ma che in realtà è un vero e proprio incubo per chi lo vive.

Baby Reindeer è magistralmente interpretata. Donny, Martha e Teri (Mava Nau) sono personaggi straordinari a cui danno vita attori straordinari. Bastano un paio di episodi per rendersi conto di trovarsi di fronte a un piccolo gioiello televisivo.

Nella miniserie non veniamo aiutati, come spettatori di una storia disturbante. Mai.

Non ci sono tagli ai momenti imbarazzanti, non viene cancellato il silenzio pieno di disagio del pubblico di fronte a freddure che non fanno ridere, non vengono censurati né i pensieri di Donny né le parole di Martha. Né le gesta di altri personaggi, che influenzano il destino di tutti.

Baby Reindeer ci parla della scoperta di sé, della difficoltà di convivere con qualcosa che si vuole negare o minimizzare, della paura del giudizio della gente e del bisogno - il disperato bisogno - di essere ascoltati.

Conosci te stesso, recita l’incisione in greco antico nel tempio di Apollo a Delfi.

La conoscenza di sé è il punto di partenza di ogni azione, interazione e relazione sana.

Donny non ne ha idea, ma avrà modo di capirlo nel corso di questa sua drammatica avventura.

Il pregio principale del personaggio, che rappresenta il nostro punto di vista sul mondo, ma che è anche il pregio della miniserie in generale, è la volontà di non censurare nulla: non esistono il bianco e il nero, in una situazione delicata come lo stalking. Tutti commettono errori, nella gestione di una situazione inaspettata. In tutte le situazioni inaspettate. Non siamo nati con le risposte, e l’istinto non sempre funziona. Pensiamo, facciamo e diciamo le cose sbagliate, peggiorando la nostra stessa situazione. Ma non significa che i pensieri e le azioni errate vadano censurati.

Donny ha delle reazioni contrastanti e Baby Rendeer non le cancella. Ce le mostra, facendoci innamorare della fragile, imperfetta umanità di Donny e di tutti gli altri personaggi coinvolti nelle vicende. Di quasi tutti, in realtà. Perché per qualcuno non proveremo alcuna empatia, anzi. Riconosceremo i tratti di persone che magari abbiamo incontrato, o riconosciuto, o accuratamente evitato. Ma in ogni caso, ci sentiremo vicino a Donny. Ai suoi errori e alla sua incapacità di gestire Martha e tutto il resto della sua vita. Perché la comprensione per gli altri, lo sforzo di mettersi nei loro panni per guardare il mondo attraverso i loro occhi, anche solo per un istante, è l’unica cosa che ci rende davvero umani. L’unica cosa che ci permette di entrare davvero in contatto con gli altri.

Baby Reindeer

Rating: V.M. 18

Nazione: UK

9

Voto

Redazione

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Baby Reindeer

Baby Reindeer è una miniserie scritta e interpretata da Richard Gadd - che racconta la propria storia vera - disponibile su Netflix. Affronta tematiche delicate come lo stalking, la violenza sessuale e l’identità di genere e lo fa dal punto di vista della vittima che, per una volta, è un uomo. Infrangendo un tabù di piccolo e grande schermo, ci racconta l’inizio, lo svolgimento e la fine di tutti gli eventi traumatici che coinvolgono Donny (Gadd), barista aspirante comico con un senso della comicità tutto suo, raramente condiviso dal pubblico. L’incontro con Martha (Jessica Dunning) stravolgerà la sua vita in senso negativo, ma lo costringerà anche a fare i conti con il passato per affrontare, finalmente, il futuro. Senza mai censurare nulla, nemmeno i pensieri “sbagliati” del protagonista, Baby Reindeer ci mette di fronte a un giovane uomo che sta imparando a conoscersi e riconoscersi, facendo moltissima fatica a smettere di nascondersi e ad affrontare il palco senza celare la realtà dietro la finzione. E ricordando che da tutte le esperienze possiamo imparare qualcosa.

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