Bargain - Ricatto mortale: la recensione della serie coreana sul confine fra genio e follia

Scopriamo insieme, senza dire nulla sulla trama, perché Bargain - Ricatto mortale è la nuova serie coreana che dovete assolutamente vedere su Paramount+

di Chiara Poli

Non avevo letto nulla sulla trama, quindi tutto è stata una una sorpresa. Vi consiglierei di fare la stessa cosa, se volete vedere il nuovo k-drama - no: meglio thriller - di Paramount+ disponibile dal 5 ottobre con i 6 episodi della prima stagione. Perché non sapere assolutamente nulla di ciò che sta succedendo rende certamente più efficace la narrazione.

Gli episodi durano poco meno di 40 minuti e ciascuno riparte esattamente dal punto in cui finisce il precedente. In pratica, è un lungo film di quasi 4 ore.

Avete presente Squid Game? Ecco: in confronto a questa, penserete che non era poi così cruda (e ricorderete che anche per Squid Game valeva la stessa regola: meno sapete della trama, più vi appassionerete).

Poche altre cose sono disturbanti come il primo episodio di Bargain - Ricatto mortale per tematiche, eventi, atteggiamenti dei personaggi.

Non si tratta di un horror, di una serie splatter o impressionante. No. Si tratta semplicemente della prova che siamo la specie più folle, criminale, avida e insensibile mai vista sul pianeta.

Ma le cose, nemmeno quelle che vi ho appena raccontato, non sono come sembrano. Si dice sempre che il confine fra genio e follia è molto sottile. Questa serie lo dimostra: chi l’ha ideata si trova esattamente sul confine.

Bargain è la storia di una spietata organizzazione criminale gestita da due fratelli - forse - di una pratica agghiacciante vissuta con cinismo dai partecipanti e di un disastro destinato a rivoluzionare il tutto.

Vi dovrà bastare questo.

Si cambia registro, più volte. Si inseriscono colpi di scena tutti insieme, all’inizio, per poi infilare quello più sorprendente 3 episodi più tardi.

Superate il fastidio - voluto - e andate avanti. Vi troverete di fronte a uno spettacolo talmente assurdo da diventare quasi divertente da vedere. Quasi. Perché continuerete a sentirvi come se foste stati invitati a spiare i pazienti di un manicomio…

Bargain: la serie coreana che cambia inaspettatamente registro e si trasforma


Bargain - Ricatto mortale è stata pensata così bene da farti precipitare nell’inquietudine, raggiungendo quindi il suo scopo. Per poi spostarsi sul traguardo successivo, una situazione surreale, riuscendo alla perfezione anche in questo.

Bargain vuole provocarci, farci riflettere sulla nostra natura, denunciare come il mondo sia impazzito ma in realtà a nessuno importi. Vuole ricordarci come le cose non siano mai come sembrano, come tutti nascondano dei segreti.

Eppure, i cambiamenti di tono e di atmosfera non sono funzionali solo alla narrazione, servono anche per sorprendere lo spettatore cambiando le carte in tavola, per mostrare il distacco delle persone, il loro egoismo, ciò a cui si adattano, ciò su cui scherzano, ciò che accettano come se nulla fosse anche quando si tratta di un’azione spaventosa.

Bargain inizia con un poster e una sigla da anime, facendoci credere che potremmo trovarci di fronte a dei disegni animati. Naturalmente non è così. La presenza di attori in carne e ossa rende il tutto più drammatico, da un lato, e più delirante dall’altro.

Bargain e il cinico disturbo per lo spettatore

Le interazioni fra i personaggi sembrano una gara a chi è più fuori di testa. Il cinismo che permea questa serie è qualcosa di inusuale in TV, perché non sono tanto le tematiche e le situazioni, in parte già viste, a rendere Bargain un prodotto unico nel suo genere; è il metterle tutte insieme mentre la gente si comporta come se non ci fosse nulla di strano.

A fare effetto è la nonchalance delle persone di fronte all’orrore, all’assurdità, a situazioni sempre più bizzarre.

Già nell’episodio pilota, pochi istanti dopo l’inizio, arriva la prima sfida. C’è un dialogo agghiacciante che sminuisce, deride e banalizza la delicatissima tematica degli abusi sessuali sui minori.

Sono stata tentata di fermare tutto, ma qualcosa mi ha detto che non poteva essere vero. Non potevano essere davvero così indifferenti, gli autori, così ho proseguito. E sono stata ripagata da un racconto tanto assurdo quanto avvincente.

Fra riferimenti più o meno colti - a cominciare da Fargo ma in generale a tutto il cinema dei fratelli Coen - in seguito a un evento imprevisto e incontrollabile accade l’impensabile: clienti, vittime e carnefici dell’organizzazione criminale si ritrovano tutti insieme a lottare per la sopravvivenza.

Ognuno per sé e Dio per tutti


Mentre ci chiediamo quanto in là si spingeranno gli autori nel mostrarci i dettagli, la situazione va fuori controllo e da quel momento è “ognuno per sé, Dio per tutti”.

Con un sottofondo di musica jazz che sottolinea la bizzarria del tutto e una fotografia che strizza l’occhio al noir classico, Bargain è un’avventura nella follia. Una carrellata di pazzi che là fuori, se li incontrassimo, ci sembrerebbero tutti normalissimi. Brave persone. La prossima volta che camminerete per strada, in mezzo agli sconosciuti, dopo aver visto Bargain probabilmente sarete meno ottimisti. O magari imparerete a sperare che, perfino nelle situazioni più disperate e apparentemente senza via d’uscita, determinazione e fortuna possono fare la differenza per andare avanti.

Fino a quando succederà qualcos’altro. Magari, lo scopriremo in una seconda stagione che, a giudicare dal gradimento di pubblico e critica, facilmente verrà realizzata.

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