Call My Agent Italia è il nuovo Boris: la recensione della versione italiana della comedy francese
Sky non sbaglia e realizza un adattamento della comedy francese Dix pour cent molto ben ponderato, aggiustando la trama e il tono alle sensibilità nostrane e dimostrando di aver interiorizzato alla perfezione la lezione di Boris.
Disney ci ha provato, Sky ci è riuscita: il vero erede di Boris non è la quarta stagione arrivata qualche mese fa su Disney+, bensì il remake italiano della comedy francese più amata livello internazionale Dix pour cent. La prima stagione di Call My Agent Italia si guarda tutta d’un fiato, grazie al suo ritmo brillante, al continuo susseguirsi di star nostrane ma anche alla capacità di raccontare le specificità italiane di Cinecittà e dintorni.
Nel girare il remake della serie comica francese divenuta una sorta di format, Sky è stata tutt’altro che pigra, lavorando moltissimo in fase di scrittura. Più che una copia carbone con facce italiane, Call My Agent Italia è una storia che parte dallo stesso incipit - la tragicomica quotidianità di un’agenzia che gestisce i contratti e l’immagine di attori e registi - sviluppando in pochissimi episodi un’identità tutta sua. Il fatto che racconti il dietro le quinte del mondo dello spettacolo italiano poi non fa che stimolare un paragone, lunsinghiero, con un cult come Boris.
Prosegui la lettura della recensione di Call My Agent Italia per sapere tutto sulla prima stagione:
- Cos’è Call My Agent Italia
- La trama di Call My Agent Italia
- Call My Agent Italia vs Francia
- Cosa ci è piaciuto in Call My Agent Italia
- Perché vedere Call My Agent Italia
Cos’è Call My Agent Italia
Chiami il mio agente (titolo originale: Dix Pour Cent) è una serie di genere comico francese che ha conosciuto un enorme successo in patria e all’estero, grazie alla diffusione sulle piattaforme streaming (da noi per esempio è disponibile su Netflix). La serie, ideata da Fanny Herrero, racconta il dietro le quinte di un’agenzia che scrittura talenti del mondo del cinema e della televisione, gestendo i loro contratti.
Questo il significato dal titolo originale Dix Pour Cent: l’agenzia trattiene il 10% dei guadagni di ogni contratto firmato dai suoi attori e star. Ribattezzata a livello internazionale Chiami il mio agente, la serie francese ha la particolarità di aver saputo coinvolgere sin dall’inizio interpreti famosissimi in patria nei panni di guest star di rilievo. Una delle caratteristiche fondamenti di Call My Agent infatti è quella di ospitare in ogni puntata un famoso attore nei panni di sé stesso. Nella versione francese vediamo per esempio gli agenti dell’agenzia ASK aiutare Isabelle Huppert, Camille De France e Sigourney Weaver a gestire momenti difficili della loro carriera. Le star si prestano al gioco, interpretando la versione parodica ed esagerata del loro carattere e della loro carriera.
La curiosità del pubblico di scoprire quanto succede dietro le quinte del mondo dello spettacolo e la parata di star assicurata da questa costruzione narrativa hanno reso Dix Pour Cent un successo in madre patria. Al momento Dix Pour Cent vanta quattro stagioni da sei episodi l’una.
La trama di Call My Agent Italia
La versione italiana di Call My Agent è ambientata a Roma, in una piccola agenzia di talenti nota come CMA. Fondata da Claudio, riunisce altri quattro soci, agenti di numerose star nostrane. All’inizio della prima stagione Claudio va per la prima volta in vacanza dopo anni di lavoro senza pause, lasciando i soci alle prese con la gestione ordinaria dell’agenzia.
La CMA deve guardarsi dalla concorrenza dell’agenzia rivale guidata da Guenda Neri e da una difficile situazione finanziaria, che la mette a rischio di acquisizioni ostili. I suoi tre soci senior Elvira, Vittorio, Gabriele e Lea e i loro assistenti dovranno far fronte a continue situazioni di crisi, spesso causate dalle star e dalle loro imprevedibili e bizzarre decisioni.
Cosa fare se Paolo Sorrentino si presenta in agenzia con un progetto terribile? Come proteggere Paola Cortellesi dopo che gli americani hanno deciso che è troppo vecchia per interpretare il love interest di Brad Pitt? Come risollevare l’immagine pubblica di Matilda De Angelis dopo uno scivolone sui social?
Scritta da Lisa Nur Sultan e diretta da Luca Ribuoli, la prima stagione di Call My Agent Italia è composta da 6 episodi di 50 minuti circa.
Le differenze tra la versione italiana e francese
A rendere così riuscita la versione italiana di Call My Agent c’è sicuramente il certosino lavoro di adattamento operato da Nur Sultan sulla storia originale. L’incipit della versione francese e di quella italiana sono identici, ma per tono ed evoluzione la versione nostrana si discosta in maniera importante dall’originale sin dal primo episodio.
La versione originale di Chiami il mio agente è più improntata sulla narrazione della quotidianità dell’agenzia. Solo con il successo della serie, nelle stagioni successive, la presenza delle star come guest di rilievo è diventata più centrale. In Dix Pour Cent gioca un ruolo molto importante lo sviluppo delle relazioni tra i personaggi, divisi dalla competizione interna tra agenti contrapposta alla necessittà di lavorare in squadra per salvare l’agenzia ASK, che nel corso delle quattro stagioni subisce una profonda evoluzione. Il tono della serie francese è molto più realistico rispetto a quella italiana. Se non si conoscono le star d’Oltralpe è difficile intuire quali siano i personaggi fittizi e quali invece i camei, perché l’ironia è più sottile, allusiva, in situazioni verosimili.
Nella versione italiana di Chiami il mio agente invece Sky ha fatto sua la lezione di Boris. L’approccio comico è decisamente più spinto e punta tutto sulla meta-narrazione tra la finzione e la realtà produttiva italiana. In altre parole, Call My Agent Italia non punta tanto al realismo, quando a fare dell’ironia pungente sulla realtà produttiva italiana, facendo direttamente riferimento alle produzioni di casa Sky in maniera ironica.
Nel primo episodio per esempio Paola Cortellesi sta lavorando a Tuscia, una produzione ambientata nell’antichità e parlata in proto-fenicio. Evidente il riferimento a Romulus e a Domina, due titoli Sky di simile ambientazione, taglio femminista e “impegno linguistico”. Nella puntata dedicata a Paolo Sorrentino si parla di una terza stagione delle sue serie sui papi: il regista di Young Pope e New Pope vorrebbe realizzare anche The Lady Pope. Si parla poi di un fantomatico lungometraggio di Martone di stampo storico, di una serie a tema western (Django, sempre in arrivo su Sky) di un biopic con Pierfrancesco Favino nei panni del Che Guevara.
Call My Agent - Italia mescola riferimenti parodici a vere serie a titoli non proprio realistici, ma comunque plausibili, facendo ridere chi capisce la matrice della copia comica.
Per non perdere il pubblico meno familiare con i riferimenti seriali e cinematografici su cui è basato, Call My Agent fonde una serie di momenti di “vita d’ufficio” tra l’ironico e il comico, mescolano un clima di terrore da Diavolo veste Prada alle atmosfere paradossali di Boris, che è il suo più diretto riferimento.
A differenza della versione francese, Call My Agent Italia riserva tantissimo spazio ai suoi ospiti nei panni di sé stessi, dando modo ad alcuni di loro di brillare particolarmente. La trama quindi procede più lentamente rispetto a quella francese e il tono comico è più accentuato.
Cosa ci è piaciuto in Call My Agent Italia
Call My Agent Italia è un prodotto riuscitissimo, che conferma come Sky sia riuscita a creare un suo microcosmo produttivo seriale. Come sarebbe possibile altrimenti fare dell’ironia diretta sulle trame e sul mood dei suoi prodotti come avviene in questa serie?
Irriverente ma mai veramente cattivo (purtroppo), Call My Agent Italia sfrutta la notorietà delle sue guest star per rinforzare la loro immagine di fondo presso il grande pubblico, esagerandone i contorni in modo parodico. Non a caso si prestano a questo gioco interpreti e registi notoriamente autoironici come Paolo Sorrentino, che gioca sul suo essere sornione e autoriale, Paola Cortellesi, che intepreta l’attrice secchiona, Pierfrancesco Favino, a cui viene data la possibilità di misurarsi con due imitazioni e che tira fuori un lavoro talmente di alto livello da rendere il suo episodio il migliore della prima stagione.
L’essere così star driven (ovvero basato sul traino dei VIP che ospita) espone Call My Agent a qualche difetto. Quando nelle puntate finali c’è meno spazio per le star protagoniste, la storia mostra qualche limite, diventando un po’ prevedibile. Il cast fisso poi è composto di facce molto belle e a cui è facile affezionarsi (un po’ come accadeva nella vecchia hit Rai Tutti pazzi per amore) ma non sempre all’altezza in chiave recitativa. Per fortuna la presenza delle star mitiga un po’ qualche scivolone recitativo.
Chi poi non si presta a un’apparizione può sempre venir tirato in ballo in maniera indiretta, in attesa magari di stagioni successive. Call My Agent Italia è la classica serie che fa venire voglia di averne di più, perché a fronte di episodi meno riusciti, solletica l’immaginazione su chi si potrebbe prestare a comparire. Si cita per esempio qua e là Luca Guadagnino, che con Sky ha realizzato la serie We Are Who We Are o Luca Zingaretti, protagonista della serie Sky Il re. La serie insomma getta ami e solletica la fantasia, ironizzando senza però mai affondare la lama. Call My Agent è un’operazione molto calcolata, ironica ma mai veramente iconoclasta: Boris non faceva prigionieri, Call My Agent tratta i suoi protagonisti coi guanti.
Più eco mediatica avrà più saranno le stesse star fuori dal vivaio Sky a prestarsi volentieri a un’operazione di grande visibilità. È questo il gioco virtuoso di Call My Agent, la formula che ne assicura il successo. Sky avrebbe potuto metterci molto meno impegno per portare a casa un prodotto capace di attirare l’attenzione del pubblico. Qui invece si sono poste le basi per un successo duraturo, che con piccoli momenti cult punta a permeare la narrazione sui social, via meme, citazioni e clip.