Cassandra: la recensione della miniserie thriller di Netflix
Fra family drama, sci-fi e thriller, i limiti della tecnologia
Quel look anni ‘70 alla Dark non è sufficiente per riproporne la tensione. Ciononostante Cassandra, la miniserie thriller di Netflix, affronta un tema classico della fantascienza… Ma con una declinazione molto specifica
La trama di Cassandra
David (Michael Klammer, La sala professori), scrittore di romanzi gialli, si trasferisce insieme alla moglie Samira (Mina Tander, Berlin Station) e ai figli Fynn (Joshua Kantara, Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente) e Juno in una vecchia casa nuova, un po’ isolata in mezzo al verde. La famiglia cerca un nuovo inizio dopo un evento drammatico che l’ha segnata. Ma nella casa c’è il vecchio robot domestico, Cassandra (Lavinia Wilson, La vita che volevamo) convinta che la dimora sia di sua proprietà…
Un sottotesto importante
Bisogna arrivare a metà del secondo episodio per scoprirlo, ma Cassandra non è solo un’esplorazione del classico tema fantascientifico delle macchine che si ribellano all’uomo: aggiunge anche una cornice morale alla questione, ricordando come le aberrazioni delle macchine derivino sempre dal tentativo dell’uomo di sostituirsi a Dio. È in questo momento che Cassandra inizia a crescere: quando questa ennesima variazione di Hal9000, il celebre robot computer di 2001: Odissea nello spazio, ci mostra le proprie origini.
C’è qualche scivolone nell’immancabile politicamente corretto, che a quanto pare non riguarda solo le produzioni statunitensi, con tanto di imbarazzante canzone su Tom Holland, che a tratti spezza un po’ il ritmo.
Ci sono momenti di tensione che si alternano a scene che culminano nella prevedibilità, ma poi finalmente arrivano i colpi di scena. Basta quindi concentrarsi sul vero punto di forza di questa miniserie, ovvero concentrarsi sull’idea di ciò che una madre può arrivare a fare per proteggere i suoi figli. Questioni moralmente discutibili diventano il nodo focale per rapportarsi a una realtà che ha generato Cassandra.
Cassandra, la svolta della miniserie
Se avete iniziato a Cassandra, tenete duro: alla fine del terzo episodio arriva la vera svolta narrativa. Non coraggiosa come sarebbe potuta essere, ma dirimente per il futuro della narrazione. Perché da lì, fino alla conclusione, andrà tutto in crescendo con l’arrivo di un momento fondamentale in cui lo sviluppo tecnologico andrà a inficiare la vita stessa.
Non vi dico di più per evitare spoiler, ma sappiate che è questo il vero, principale tema esplorato in ogni direzione da Cassandra.
La protagonista, l’attrice Lavinia Wilson che interpreta Cassandra, ci regala un’ottima interpretazione.
Interessante la colonna sonora, con alcuni classici degli anni ‘60 e ‘70.
Interessante anche la scelta di mantenere gli archivi su carta in un mondo così tecnologico e dipendente dai computer evidenziando in questo e anche in altri momenti il contrasto fra analogico e digitale, che fa comunque parte delle nostre vite. Ancora per il momento, almeno.
Cassandra è un mix di generi
Dalla fantascienza con il punto di partenza che ha ispirato tanti romanzi, racconti, film e serie TV, Cassandra si allarga al family drama, al thriller, a una parte di teen drama che riguarda i protagonisti più giovani, in un’alternanza fra presente e passato. Si parla di molte questioni, dall’etica dello sviluppo della tecnologica al bullismo, dal sacrificio per i figli ai limiti morali nella ricerca dell’immortalità, da sempre il sogno proibito dell’uomo.
Il fatto che Cassandra risalga a mezzo secolo fa - con un’ambientazione contemporanea che ci fa fare incursioni in un passato che sembra molto lontano ma da certi punti di vista non lo è - funziona nella creazione di un’aspettativa da parte del pubblico. Ci chiediamo quali limiti tecnologici abbia Cassandra, ottenendo risposte man mano che la narrazione prosegue in un orizzonte di coerenza che riabilita la sceneggiatura facendoci quasi dimenticare gli scivoloni.
La scelta di creare un clima di paranoia, per cui chi prima non credeva alle parole altrui si trova a sua volta non creduto, è efficace e alza la posta in gioco.