Detective Forst: la recensione della serie polacca di Netflix ambientata sulle montagne innevate
Un'ambientazione suggestiva e un intelligente uso del clima per darci indizi: ecco Detective Forst, serie polacca cruda e con colpi di scena
Altezze variabili da circa 800 a oltre 2600 metri. Neve. Foschia. Giornate in cui il sole non si vede mai, e la notte cala presto. Un buon antipasto in attesa di True Detective: Night Country. Tanto per acclimatarci, abituandoci al freddo.
L’ambientazione sui Monti Tatra di Detective Forst, il nuovo detective drama di Netflix, è a dir poco suggestiva. Metteteci un inizio - una breve sequenza - che sembra un film horror, una serie di delitti con cadaveri esposti in pose inquietanti e avrete il quadro della situazione.
La serie polacca, con i 6 episodi disponibili, ci presenta il tormentato detective Wiktor Forst, per qualche ragione cacciato dalla polizia di Cracovia e finito sui monti, dove non tarda a farsi notare anche dal nuovo capo, che lo sospende poco dopo l’inizio delle indagini.
Ma Forst non è uno che si arrende facilmente, e decide di mettere in piedi un’indagine parallela a quella dei colleghi della polizia, collaborando con una giornalista, Olga Szrebka, e facendosi aiutare dal suo insospettabile informatore.
La trama di Detective Forst, il cupo detective drama di Netflix
Il detective Wiktor Forst (l’attore Borys Szyc, Cold War, Furia), si ritrova sospeso dal servizio a causa del suo approccio troppo anticonformista alle indagini. Quando una serie di brutali omicidi sconvolge gli abitanti di Zakopane, sui Monti Tatra al confine fra la Polonia e la Slovacchia, l’oscurità nascosta sotto la superficie di una comunità apparentemente tranquilla inizia a emergere. Sempre di più. Il killer viene soprannominato “la bestia” e Forst, che è stato mandato a Zakopane per punizione dopo l’allontanamento da Cracovia, è determinato a risolvere il caso anche senza il distintivo, inizia a collaborare con una giornalista. Vuole trovare il responsabile degli omicidi, legati a un inquietante passato.
In una lotta contro il tempo, e contro l’indagine ufficiale della polizia, Forst finirà per trovarsi invischiato in una vicenda molto più torbida e complessa di quanto si sarebbe aspettato.
La recensione di Detective Forst: la geniale idea di usare il clima per guidarci nelle indagini
Tratta dai romanzi di Remigiusz Mróz dedicati all’ispettore Forst, la serie di Netflix è una gradevole sorpresa. Nonostante qualche sbavatura, e qualche personaggio un po’ eccessivo, mi riferisco a chi controlla quella specie di versione 2.0 dell’attività segreta gestita da Benjamin Horne in Twin Peaks, la storia finisce per appassionare presto, così come il protagonista. Il cui nome, per inciso, a me sembra un chiaro omaggio a Mark Frost, il co-creatore di Twin Peaks con David Lynch.
Mentre aspettiamo - manca pochissimo: dal 15 gennaio su Sky e NOW! - True Detective: Night Country, per immergerci nei ghiacci dell’Alaska e negli omicidi spaventosi su cui indaga Jodie Foster, Detective Forst ci offre un antipasto innevato con una storia torbida, sullo sfondo di piccole comunità montane in cui i segreti si nascondono molto più facilmente che sotto le luci della città. E dove, comprensibilmente, la noia e la mancanza di scelta per trascorrere il tempo fa compiere rapidi passi verso le trasgressioni.
Forst è tutt’altro che uno stinco di santo, e lo capiamo già pochi minuti dopo l’inizio del primo episodio, ma sicuramente ha una serie di valori che lo guidano. A cominciare dalla volontà di fare chiarezza sui crimini che lo circondano a prescindere da chi sia il responsabile e da quanti piedi di riguardo debba pestare.
A proposito di chiarezza: riuscire a scorgere le nuvole nel cielo è una rarità, ma succede. E quando capita, non a caso, ci permette di ottenere qualche informazione in più sui delitti di cui si sta occupando - ufficiosamente - il nostro detective molto poco ortodosso.
Quando il cielo si schiarisce, ci viene offerto qualche prezioso indizio sugli omicidi, per poi far tornare la nebbia e aggiungere complicazioni alle indagini.
Come usa il clima, la serie usa anche la storia. Siamo in Polonia, una terra ricca di ricordi dolorosi, e alcuni di essi vengono sfruttati per aggiungere dettagli inquietanti alla trama.
Il coinvolgimento di uno storico, uno studioso inquietante che aggiunge mistero - e documenti di un passato spaventoso - al tutto.
Senza contare i riferimenti, in particolare nel terzo episodio, del già citato I segreti di Twin Peaks: la serie di David Lynch viene omaggiata sotto molti punti di vista, da quello visivo a quello musicale, da alcuni dei personaggi più insoliti al concetto stesso del “proibito” che striscia sotto la superficie di luoghi all’apparenza tranquilli e rispettabili.
Poi c’è il lato sentimentale: Forst ha una relazione saltuaria con una donna molto problematica, ed è attratto dalla giornalista con cui sta lavorando al caso.
Nonostante i suoi modi di fare spesso bruschi e sbrigativi, Forst piace alle donne. Forse perché il suo atteggiamento, quando si trova solo con loro, cambia.
Forst sa essere premuroso e affettuoso, e dimostra un grande senso di responsabilità nei confronti delle persone con cui si relaziona a livello personale. Anche quando i rapporti d’amori finiscono, nonostante il rancore, difficilmente Forst non ottiene l’aiuto che gli serve.
Prevenire gli omicidi: risolvere il puzzle prima della polizia
Forse al suo capo non importa, ma una cosa è certa: Forst è l’investigatore più in gamba del distretto sperduto in cui è stato spedito. Sicuramente a Cracovia non immaginavano che sui monti si sarebbe scatenato un serial killer, ma ormai Forst è lì e, col distintivo o meno, ha intenzione di risolvere il caso.
Non solo: lotta per prevenire gli omicidi. Quando scopre lo schema seguito dal killer, fa di tutto per cercare di capire chi saranno le future vittime e impedire allo spietato assassino in circolazione di colpire anche loro.
Quando il passato torna a farsi sentire, reclamando giustizia - o vendetta - solo gli investigatori più attenti possono comprendere il disegno a cui conduce.
Il detective sospeso dalla polizia e la giornalista investigativa sono una gran bella coppia: sono bravi nel loro lavoro e insieme offrono all’indagine due diversi punti di vista.
Cosa che la polizia e la procuratrice, che conducono l’indagine ufficiale, non possono vantare: non sono in sintonia.
Il capo di Forst si impegna per studiare a fondo i crimini, ma è solo. Non ha nessun altro agente all’altezza della situazione e lo sapeva anche prima di sospendere il suo uomo migliore.
Quella per individuare l’assassino e per prevenire gli omicidi è una lotta contro il tempo. Condotta in un ambiente ostile, sotto molti punti di vista, e senza le più moderne tecnologie a supporto.
Per questo, Detective Forst è una serie incentrata sul metodo investigativo vecchio stile, che la rende una sfida interessante anche per lo spettatore.
Forst è un detective impavido, schietto e poco abituato a seguire le trafile burocratiche. È abituato a ottenere sempre ciò che vuole.
La serie cattura la nostra attenzione grazie all’ambientazione suggestiva, a una fotografia attenta e curatissima e all’impossibilità di non appassionarsi a un’indagine così complessa.
L’atmosfera è gelida, e le immagini crude - fin dalle prime scene, come già accennato - non mancano mai.
Non siamo ai livelli di True Detective, nemmeno lontanamente, ma la prima parte di questa produzione polacca lo ricorda. Va anche segnalato il livello - tecnico, interpretativo e narrativo - invidiabile per una produzione europea (UK esclusa), con la presenza di omicidi rituali che stimolano la curiosità degli appassionati di poliziesco.
La politica, il potere e misteriose figure che muovono i fili accrescono l’interesse per la trama, sempre più supportata dalle immagini di una serie carica di pathos, sino al finale aperto, che lascia la porta spalancata per una seconda stagione, visto che il materiale letterario di partenza non manca.