Disclaimer: la recensione senza spoiler della serie perfetta di Cuarón per AppleTV+

Disclaimer è una serie perfetta. Ecco perché, senza spoiler sulla trama

di Chiara Poli

Nel corso di oltre vent’anni, ho visto un’infinità di screeners - così si chiamano le anteprime di film e serie TV riservate alla stampa. Per anni, per esempio, ho potuto vedere l’episodio inedito di The Walking Dead il giovedì, ovvero prima ancora che andasse in onda su AMC la domenica successiva e su FOX il lunedì.

Ma mai, prima d’ora avevo ricevuto una lettera dal creatore di ciò che stavo per visionare.

Parole che hanno accompagnato gli screeners di Disclaimer - La vita perfetta (la produzione Apple Original in arrivo su AppleTV+ dall’11 ottobre) e che sono state scritte da un genio del cinema e, ora, anche della TV.

Parole che raccontano ciò che lo ha colpito del romanzo di Renée Knight. Parole che vi riporto, in parte:

Sono stato immediatamente attratto dalla complessità tematica e dei personaggi del romanzo di Renée Knight, che mi ha ispirato ad affrontare le varie prospettive utilizzando diversi linguaggi cinematografici per esplorare come le nostre convinzioni più profonde, spesso le virtù che ci definiscono, possano influenzare la nostra percezione della realtà.

A scriverle è stato Alfonso Cuarón, regista, produttore e creatore di Disclaimer. Lo stesso Cuarón che per il suo precedente lavoro è stato candidato agli Oscar 11 volte, portandosi a casa ben 4 delle statuette più ambite per chi fa cinema (per Gravity e Roma).

Ora che ci ha regalato una straordinaria serie TV, io non posso che augurargli (e prevedere) una pioggia di Emmy Awards e Golden Globes per lui, per il cast eccezionale che ha personalmente diretto con la sua genialità e per una storia che ha molto, davvero molto da insegnarci. Lo anticipano le sue stesse parole.

La trama di Disclaimer


Catherine Ravenscroft (Cate Blanchett, Oscar per The Aviator e Blue Jasmine) è una giornalista specializzata in documentari che svelano le trasgressioni di istituzioni e persone in vista. Quando riceve un romanzo pubblicato da un autore sconosciuto, scopre con orrore che quella raccontata dal libro è la sua storia. Una storia che ha tentato nascosta per vent’anni a tutti, incluso il marito Robert (Sacha Baron Cohen, che siamo abituati a vedere in film satirici come Borat o Il dittatore e che ci regala un’eccezionale interpretazione drammatica) e il figlio Nicholas (Kodi Smit-McPhee, Elvis e Nightcrawler in X-Men: Apocalisse).

Quella storia ha coinvolto un’altra famiglia, la famiglia di Nancy (Lesley Manville, The Crown) e Stephen Brigstocke (Kevin Kline, premio Oscar per il ruolo di Otto in Un pesce di nome Wanda: l’americano che ripeteva “Voi inglesi, così pomposi…” e oggi lo stesso interprete recita con l’accento inglese, chiudendo un cerchio e regalandoci l’interpretazione della sua vita nonostante La scelta di Sophie).

Chi c’è dietro quel romanzo? Perché l’ha inviato a Catherine. Una domanda dopo l’altra, le risposte sono destinate ad arrivare. E a distruggere la vita apparentemente perfetta di Catherine.

La recensione di Disclaimer - La vita perfetta: la serie che lascerà il segno


Maschere che cadono dopo un tempo così lungo che quasi non riconosci più il tuo stesso volto sotto di esse. Segreti che emergono dopo vent’anni per riscrivere interamente la tua storia.

Tre storie che s’intrecciano in un modo inaspettato.

Disclaimer - La vita perfetta inizia come tante altre produzioni: ci presenta diversi personaggi, in luoghi e in momenti diversi, le cui vite sono connesse. Stavolta, però, il modo in cui queste vite si collegano arriva come uno shock. Nulla a cui avremmo potuto pensare (a meno ovviamente di aver letto il romanzo di Renée Knight).

Uno shock che poi, un episodio dopo l’altro, scava sempre più a fondo in un passato lontano 20 anni eppure ancora così pieno di potere sul presente.

Disclaimer - La vita perfetta si allontana da ogni banalità che potremmo pensare ci voglia raccontare all’inizio. L’unica cosa che vuole imprimere nelle nostre menti è qualcosa che tutti prima o poi sperimentiamo: esistono sempre due versioni di una storia. Ma solo una è quella giusta.

Senza dimenticare, naturalmente, il nodo centrale attorno a cui tutte queste vite ruotano. La conferma di ciò che molti scoprono, loro malgrado, e a carissimo prezzo: non si conosce mai davvero qualcuno.

Linguaggio visivo e narrativo


Alfonso Cuarón ha vinto 4 Oscar perché ha un dono, qualcosa che solo i grandi cineasti - mi vengono in mente Hitchcock, De Palma, Kubrick, Visconti, Scorsese, Coppola, Stone, Fellini, Spielberg, Truffaut e pochi altri - possiedono, o hanno posseduto. La capacità di unire davvero il linguaggio visivo e quello narrativo. Il talento di tradurre le parole e i sentimenti in immagini. Ciò che il cinema fa da sempre, raramente ottiene un effetto dirompente come nei film dei talenti appena citati.

La forza dell’inquadratura giusta e del movimento di macchina perfetto per sottolineare emozioni, sensazioni ed eventi è ciò che imprime i film nella nostra memoria e nei nostri cuori.

Disclaimer - La vita perfetta è una sorta di enciclopedia di questa forza.

Ricchissimi di omaggi - da Fellini (sottolineati dall’ambientazione italiana) a Kubrick - i 7 episodi di Disclaimer hanno, in aggiunta, quello che io definisco “l’effetto Sesto Senso”.

Se avete visto il film che ha spalancato a M. Night Shyamalan le porte di Hollywood, Il sesto senso, sapete che nel momento in cui un oggetto - una fede d’oro - cade a terra, siete costretti a rivedere velocemente tutto il film nelle vostre menti. A rivivere ogni scena, mettendo a posto tutto ciò che non tornava e che vi aveva spinti a intuire che le cose non stessero esattamente come ci venivano raccontate.

Disclaimer è disseminata di cose che non tornano. Dal principio alla fine.

Dagli effetti - l’Irish Shot su tutti - alla colonna sonora, siamo destinati a capire che una parte di ciò che ci viene mostrato è frutto di immaginazione, deduzioni, intuizioni. E pregiudizi.

Una volta compreso questo, non possiamo far altro che abbandonarci alle emozioni - sono tante, e sono forti, perché vedere la reale disperazione di un innocente è qualcosa che non può lasciare indifferenti e Disclaimer prende il nostro cuore e lo fa a brandelli - e scoprire dove verremo condotti.

La regia di Cuarón è classica, composta, perfetta. Poi, quando arriva lo tsumani emotivo, compaiono le inquadrature inclinate e i movimenti di macchina sporchi, fatti con la macchina a mano. Centellinati. Solo quando servono.

Confini da abbattere


Disclaimer - La vita perfetta contiene diverse scene sessualmente esplicite. Scene che compaiono principalmente in due dei sette episodi e che ci fanno pensare di trovarci di fronte a un racconto di formazione, anche sessuale, ma lascia il segno molto più per la crudeltà e la ferocia che mette in scena.

Pensiamo di essere di fronte a una storia che parla di amore, di dolore, di romantica nostalgia.

Ci sbagliamo di grosso: questa è una storia di vendetta.

Il confine farà giustizia e vendetta è molto netto, così come quello fra uccidere e lasciar morire.

Alla fine, però, il risultato di entrambe le azioni è il medesimo.

È ingiusto che le colpe dei padri ricadano suoi figli, ma nella vita accade. Puntualmente. Anche solo con i preconcetti.

Disclaimer - La vita perfetta ridefinisce i concetti di colpa e di preconcetto.

Abbatte dei confini che fin troppo spesso rimangono inviolati, quando si parla di errori, di espiazione, di lieto fine. Non ci può essere un finale realmente lieto, dopo un evento che distrugge tante vite.

Ci sono così tanti elementi da analizzare, qui.

Insetti intrappolati e lasciati agonizzare. Due case con gatti che vengono perlopiù ignorati, da tutti i personaggi maschili.

Una volpe che simboleggia l’eresia e il peccato, nella tradizione cristiana.

Una trascuratezza esteriore che corrisponde alla confusione interiore, o la cura che cerca di celarla. Una storia in cui i carnefici sembrano vittime, e viceversa.

Tutto ciò che dovete sapere è scritto qui. Senza neanche un accenno agli eventi perché, come ho già detto, non dovete far altro che abbandonarvi alle emozioni. Vivere un racconto in cui “selfish” (egoista) è la parola più ricorrente. Ma anche “awful” (terribile) trova ampio spazio.

Per imparare, ancora una volta, che i pregiudizi distorcono la realtà. Che i punti di vista influenzano la rappresentazione oggettiva degli eventi, perché sono fatti di esperienze e di sentimenti. Che la rabbia crea fantasie così complesse da risultare reali.

E che, ci fosse ancora bisogno di ribadirlo, la TV non ha più nulla da invidiare al cinema.