Fargo: tutto sulla quinta stagione. Trama, cast, recensione dei primi episodi
Dal 2023 al 1996: il lungo viaggio di Fargo dal film al ritorno alle origini della stagione 5 nella serie
Ho avuto la fortuna di vedere Fargo, il film dei fratelli Coen, al cinema nella primavera del 1996. Avevo iniziato a studiare Cinema da poco, e rimasi folgorata. Se altri, come me, hanno avuto quella fortuna, sono abbastanza sicura che vedendo la quinta stagione di Fargo - su Sky e NOW dal 22 novembre - riproveranno quella le stesse sensazioni.
Per me è stato come tornare indietro nel tempo, vivendo al tempo stesso qualcosa di nuovo, originale, rielaborato.
La serie TV che Noah Hawley (Bones, Legion) ha tratto dal film nel 2014 ci ha già regalato grandi stagioni, con interpretazioni memorabili e storie create per rivivere l’atmosfera del film. Stavolta, però, raggiungeremo livelli mai visti prima.
Il film dei fratelli Coen si apriva con una scritta che dichiarava di raccontare una storia vera, avvenuta in Minnesota nel 2006, con i nomi cambiati per proteggere i sopravvissuti e la fedeltà agli eventi per rispettare la memoria delle vittime.
Ebbene, la stagione 5 di Fargo ci porta indietro nel tempo fino a lì. Con la stessa, identica scritta e un solo cambiamento: la data. Minnesota, 2019.
La trama di Fargo - Stagione 5
Minnesota, 2019. Dorothy “Dot” Lyon (Juno Temple, la Kaylee di Ted Lasso) si trova involontariamente in mezzo a una rissa, durante un evento che doveva essere tranquillo. Con lei c’è la figlioletta di 9 anni, Scotty (Sienna King, In nome del cielo), che vede la madre portata via in manetta dall’agente Indira Olmstead (Richa Moorjani, Non ho mai…).
Dot viene riportata a casa dal marito, Wayne (David Rysdahl, Oppenheimer), che contrariando Dot le dice di aver raccontato a sua madre dell’inconveniente.
La sera, la famiglia si riunisce a casa della madre di Wayne, Lorraine Lyon (Jennifer Jason Leigh, candidata agli Oscar per The Hateful Eight). Nella lussuosa casa di Lorraine, a capo di una florida azienda, c’è anche l’inseparabile avvocato di famiglia, Danish Graves (David Foley, Hot in Cleveland).
La tensione fra Dot e Lorraine è palpabile: la suocera disprezza non molto velatamente sia la ragazza che il modo in cui veste la nipote, ma mantiene rapporti cordiali per il bene di tutti.
L’arresto di Dot, però, porta guai. Quando la donna è a casa da sola, vede un uomo spaventoso guardare dentro attraverso i vetri. Dot si nasconde, affronta con coraggio e con astuzia i due uomini che sono arrivati per rapirla, ma finirà per avere la peggio.
Non tanto da non scatenare comunque un putiferio, con tanto di agente di polizia morto… Un putiferio che finirà per coinvolgere, oltre alla famiglia di Dot, anche lo stato del Nord Dakota, un criminale spaventoso, Ole Munch (Sam Spruell, Liar: L’amore bugiardo), lo sceriffo Roy Tillman (un inedito Jon Hamm, l’ex star di Mad Men che veste - e sveste - panni molto diversi) e suo figlio Gator (Joe Keery, Steve in Stranger Things).
Fargo, stagione 5: ritorno alle origini
Come sempre, Fargo ci regala un grande cast. E come da tradizione, la colonna sonora è strepitosa ma anche l’uso che viene fatto della colonna sonora - con brani dalle soundtrack ovviamente di Fargo ma anche di altri film famosi come Shining. E ne ha ben donde, perché proprio come il Fargo originale gioca molto sul confine fra involontaria comicità nelle azioni criminali e tensione vera. Palpabile.
In questo senso, vi annunciavo, Fargo torna alle origini del film, ma fa al tempo stesso un balzo in avanti. Rielaborando e inserendo elementi nuovi, perfino soprannaturali e mistici, che - vi assicuro - dato il contesto e i personaggi non guastano.
La moglie viene rapita, forse per sua stessa volontà, per estorcere denaro alla ricca famiglia del marito - come ipotizza Lorraine; c’è un’intelligente e determinata poliziotta donna e Wayne, il marito della vittima di rapimento, lavora in una concessionaria e non ha accesso a molto denaro, pur facendo parte di una famiglia che ne ha molto. E poi naturalmente c’è una figlia. Tutto questo vi ricorda qualcosa?
Wayne e Dot hanno una bella casa, ma non vivono certo nel lusso: Lorraine non lo permette. I parallelismi, ma anche il gioco delle parti, con il voluto ribaltamento degli stereotipi, sono tutti costruiti sull’impianto narrativo di Fargo, il film.
Le atmosfere innevate del Minnesota e del Nord Dakota in inverno, con il freddo, quella sensazione di isolamento e le condizioni meteorologiche che rendono tutto più difficile, si accompagnano a personaggi ispirati al film ma rinnovati, adeguati all’evoluzione sia dei ritmi narrativi che dei personaggi che cinema e TV hanno portato avanti in questi ultimi 27 anni.
In sostanza sarà come assistere a Fargo in versione 2.0. Avrete questa sensazione, soprattutto se avete amato il film alla follia proprio per le sensazioni che restituiva.
La qualità della sceneggiatura si percepisce immediatamente. Fin dal primo fotogramma. Al resto ci pensano il cast, il già citato uso della musica, la cura maniacale per i dettagli nelle scenografie e nei costumi - siamo nel 2019 ma arredamento e look di casa Lyon, casa di Dot e Wayne, sembrano uscire dritti dagli anni ’70.
Tutto è funzionale a costruire quella sensazione di cacciatore implacabile alla Terminator per il personaggio di Spruell, infarcito di citazioni, e per caratterizzare in ogni occasione i personaggi. Come nella stanza di Gator, che in un’inquadratura ci fa già capire chi ci troviamo di fronte.
Fargo 5 è il trionfo del post-moderno, degli omaggi ai capisaldi di thriller e horror, ma anche alle serie TV di genere - rigorosamente d’autore, come American Horror Story - che hanno portato qualità e intelligenza nelle storie di vampiri e streghe, demoni e incantesimi.
Aggiungete Halloween, ma anche Halloween - inteso come il film di John Carpenter e avrete il quadro completo della situazione. Teli mare con la propria faccia che finisce sul retro, diciamo così, inclusi.
Non serve raccontare i dettagli, come ha fatto qualcuno proponendovi tutta la trama per filo e per segno, spoiler inclusi. Io di spoiler non ne ho messi. Non li metto mai. Perché mi basta evocare l’atmosfera e disseminare qualche piccolo indizio, che vi condurrà esattamente dove richiesto: a Fargo. Dove siete stati già nel 1996, e dove dovete assolutamente tornare.