Hanno ucciso l'Uomo Ragno - Recensione della serie TV sugli 883

Volano via le 8 puntate con il racconto della nascita di un'icona della musica italiana

Hanno ucciso lUomo Ragno  Recensione della serie TV sugli 883

Dall'11 ottobre 2024 su Sky e NOW TV si potrà vedere la miniserie Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883, biopic in 8 puntate che celebra uno dei gruppi musicali più amati e rappresentativi della cultura pop italiana. Diretta da un team di registi di talento tra cui Sidney Sibilia, già noto per la trilogia di successo Smetto quando voglio, si propone di esplorare il fenomeno che ha ridefinito la musica e la cultura giovanile degli anni '90 in Italia.

Una storia che inizia da lontano

Pavia è stata fucina di importanti personaggi della scienza e dell'arte, come ci ricorda il simpatico parallelo a prologo della prima puntata: il pessimo rendimento scolastico dell'adolescente Albert Einstein nell'estate del 1895 e la bocciatura in quarta superiore di Massimo Pezzali nel 1989. Attraverso 8 puntate seguiamo l'incredibile serie di casualità e circostanze imprevedibili che si susseguono da quella bocciatura e l'estate di Massimo, in punizione ad aiutare i genitori nel negozio di fiori Pezzali.

Tra amicizie perse e trovate, la passione prima per il punk-rock e poi per il rap, infine il cambio di liceo imposto dalla famiglia che porta Massimo a diventare compagno di banco di Mauro Repetto. Un sodalizio umano che intreccerà quello musicale: “Max” desideroso di scrivere una canzone per amore, Mauro affascinato dalla musica e dall'idea primordiale di diventare deejay. Tra scelte d'istinto e una sarabanda di agrodolci concatenazioni di eventi il duo inizia a comporre il primo brano, che gli consente di salire per la prima volta sul palco nel corso di una diretta televisiva Mediaset in una rocambolesca notte prima degli esami.

Ma quant'è dura la salita...

La strada per la notorietà scopriranno essere più sbarrata che mai, con una prima iniziale separazione. Trascorrerà un po' di tempo prima che Max e Mauro si ritrovino, decidendo che se la musica morde allora bisogna morderla ancora di più e continuare a credere nel sogno. Il secondo incontro galeotto con un Claudio Cecchetto sulla cresta dell'onda dentro Radio Dee-Jay sembra aprire definitivamente le porte al successo. L'ingenua coppia si ritroverà coinvolta in un turbinio di eventi, imposizioni commerciali e d'immagine rischiando di bruciare prima del tempo.

Hanno ucciso l'Uomo Ragno - Recensione della serie TV sugli 883

Non occorre essere fan degli 883 per lasciarsi trasportare da questo biopic realizzato con estro e buon piglio cinematografico, che prende il via al meglio proprio grazie a Sibilia (che ha prodotto la serie assieme a Matteo Rovere) dietro la cinepresa per le prime due puntate, seguito a ruota da colleghi che hanno saputo mantenersi focalizzati in egual misura. Percorso narrativo sulla coppia e l'universo umano e musicale attorno al quale gravitavano tra la fine degli '80 e l'inizio dei '90.

Talento nella musica e nella recitazione

Se la serie è riuscita lo dobbiamo alle scelte narrative ma soprattutto ai giovani attori di talento Elia Nuzzolo (Max) e Matteo Oscar Giuggioli (Mauro), con una fresca e convincente interpretazione che regala più di un'emozione, anche se Giuggioli oltre che Repetto ricorda il Sandy Marton dell'epoca. Riuscitissimo e divertente il racconto dei giorni in preparazione dell'esame di maturità fino al pittoresco orale, non è da meno il momento in cui Max tenta di imparare troppo in fretta a suonare la chitarra intonando "Gianna" di Rino Gaetano.

Hanno ucciso l'Uomo Ragno - Recensione della serie TV sugli 883

Miniserie in 8 puntate che volano via alla scoperta della genesi di quella musica che ha segnato la cultura pop italiana e quanto abbia rischiato di non vedere la luce. Max avrebbe potuto decidere di guidare ambulanze per il resto della vita, Mauro di intrattenere i turisti nei villaggi turistici per poi fare società e magari aprire un ristorante cinese. 8 puntate tra i 45' e i 52' minuti l'una che accompagnano per mano all'interno dell'avventura 883 con la nascita del nome del gruppo, le persone che hanno contribuito al cambiamento umano e artistico della coppia, le loro debolezze e virtù.

Non ultima la presenza (in)giustificata sui palchi di Mauro al fianco di Max, che peserà sempre più nel loro sodalizio artistico. Avventura che si segue circondati dalla colonna sonora infarcita della musica di quegli anni, con un'eccellente selezione di brani altrettanto iconici, artisti e band amate dalla coppia. C'è persino un'incursione radiofonica dei Metallica, fino ad accenni musicali di canzoni e cantanti meno apprezzati come Alessandro Canino e Marco Masini.

Hanno ucciso l'Uomo Ragno - Recensione della serie TV sugli 883

Le imperfezioni non minano il divertimento

Tra i personaggi troppo in secondo piano risolti alla spicciola quello di Rosario Fiorello (Carlo Palmeri), decisamente riuscito invece quello dell'amico Cisco grazie a uno strepitoso Davide Calgaro. Con un physique du rôle più attinente rispetto al Dario Vergassola per Il mattino ha l'oro in bocca (poco riuscito biopic su Marco Baldini del 2008), ci mette del suo nel dare vita a Claudio Cecchetto il talentuoso Roberto Zibetti. Peraltro del tycoon della radio italiana ne esce un ritratto con luci e ombre tra supponenza, presunzione e genio creativo: anche grazie a lui gli 883 compresero che per raggiungere il successo dovevano uscire dalla mentalità di provincia nel comporre i testi, fuori dal giogo della lingua inglese.

Chi si aspetta di scoprire una più ampia genesi dei brani del primo disco resterà in parte deluso, con focus perlopiù su "Hanno ucciso l'Uomo Ragno", "Lasciala stare", "Non me la menare", "Con un deca" (usato anche sui titoli di testa), tenendone invece fuori altri come "Jolly Blu". "Come mai" del secondo album chiude in bellezza l'ultima puntata.

Hanno ucciso l'Uomo Ragno - Recensione della serie TV sugli 883

Con una splendida (agrodolce) conclusione si rischia d'esser colti impreparati da un singulto emotivo. Anche se con un ritratto parziale del contesto sociale e culturale in cui sono nati gli 883, cogliendo solo in parte l'energia e lo spirito di quella generazione, la produzione è stata capace di raccontare brillantemente quel fenomeno musicale ancora oggi amato. Apologo sui sogni che danno senso alla vita, la serie si lascia guardare e stimola a consumarla voracemente senza un briciolo di noia, inno alla giovinezza, all'amicizia e alla musica.

Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883

Rating: tutti

Nazione: Italia

7.5

Voto

Redazione

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Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883

Miniserie in 8 puntate alla scoperta degli 883, brillante biopic dentro e fuori la musica di Max Pezzali e Mauro Repetti, ben girato e con la fortuna di disporre di attori eccellenti a partire da Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, proseguendo con Ludovica Barbarito, Davide Calgaro e Roberto Zibetti. Consigliata.