Helgoland 513: la serie post-apocalittica di Sky coglie nel segno

Alla scoperta della nuova serie di Sky

di Chiara Poli

In esclusiva su Sky e NOW sono disponibili i primi 2 episodi della serie post-apocalittica tedesca Helgoland 531, una produzione originale firmata da Sky Studios.

Riuscire a ribaltare il punto di vista in uno scenario distopico visto tante volte non è facile. Helgoland ci riesce perfettamente perché la vita normale condotta sull’isola, l’unico luogo al sicuro dal virus che ha sterminato l’umanità, continua a essere piena di complicazioni proprio perché è una vita (apparentemente) normale.
Una vita in cui i genitori devono controllare i figli, in cui i ragazzi fanno stupidaggini da ragazzi, in cui l’invidia, l’ambizione e l’egoismo continuano a regnare, nonostante le rigide regole imposte dall’assemblea plenaria. Mandiamo con ordine.

La trama di Helgoland 513


Siamo nel 2039. Un virus respiratorio, aerobico e altamente contagioso, ha eliminato il mondo come lo conoscevamo. Miliardi di morti ovunque, mentre una piccola comunità è riuscita a isolarsi e diventare autosufficiente nel corso degli anni, dando vita a un’oasi incontaminata. Su quell’isola, l'isola di Helgeland, possono vivere, per farlo senza carenza di risorse o complicazioni, 513 persone (da qui il titolo). Quando nasce un bambino, qualcuno deve sacrificarsi o essere sacrificato affinché l’equilibrio sull’isola resti intatto. La milizia compie incursioni sulla pericolosa terraferma, dove regnano il caos e la malattia. Una totale assenza di regole viene contrapposta alla comunità isolana che, in caso di necessità, usa un sistema inedito per determinare a chi toccherà sacrificarsi: una classifica di gradimento. Mentre il capo dei medici isolani continua a lavorare alla ricerca di un vaccino e di una cura, le vicende di Helgoland si intrecciano a quelle dei disperati che dalla terraferma, ad Amburgo, sperano di avere un’occasione di sopravvivenza sull’isola.

Un punto di vista originale


Sapete perché le serie post-apocalittiche sono sempre così interessanti e avvincenti? Perché riguardano situazioni in cui, puntualmente, gli esseri umani danno il peggio di loro.

Helgoland 513 ne è un ottimo esempio. La serie tedesca disponibile dal 18 luglio raggiunge veramente risultati interessanti in termini di scenari distopici.
Dove apparentemente regna la democrazia, a decidere davvero sono gli accordi sottobanco fra chi comanda e i reciproci benefici fra coloro che hanno il potere di fare cambiamenti rilevanti. I segreti sono all’ordine del giorno: grazie alla propaganda, regolarmente filmata e montata con tanto di aggiunta di commento musicale, tutto ciò che accade sull’isola è di dominio pubblico, ma è anche frutto di una manipolazione imponente.

La convivenza fra gli isolani è tutt’altro che idilliaca: la gente vive continuamente nel terrore di fare qualcosa di sbagliato e finire in fondo alla lista. La classifica si alimenta in base alle azioni buone o cattive che ciascun abitante compie, ma a decidere quali e quanti punti assegnare o togliere sono sempre le stesse persone. In particolare Beatrice (la bravissima Martina Gedeck, Le vite degli altri), capo assoluto della comunità da tanti anni. Suo figlio Hendrik (László Branko Breidingè, Il commissario Lanz), non a caso, è uno dei peggiori soggetti in circolazione. Forte della protezione della madre nel sistema della classifica, il ragazzo non perde occasione per dare il peggio di sé.

Ma i segreti, quelli indicibili, sono ben altri: il capo medico Marek (Alexander Fehling, Bastardi senza gloria) mente continuamente. Ai propri pazienti, a chi si contagia sulla terraferma, perfino a Beatrice.

Marek pare animato dalle migliori intenzioni, e con l’aiuto del figlio Linus (Tobias Resch, Squadra Speciale Vienna) cerca davvero di creare un vaccino. Ma i suoi modi sono quantomeno discutibili.

Ed è proprio questo il punto nodale di Helgeland 513: non siamo di fronte a una serie post.apocalittica fatta di azione, combattimenti, continue lotte per le risorse. Non sull’isola, almeno. Tutto accade in modo filtrato, attraverso comportamenti ipocriti guidati dalla necessità di mantenere o migliorare la propria posizione nella gerarchia isolana.

Sulla terraferma, dove le cose girano in modo completamente diverso, a comandare è il misterioso Conte, colui che tratta abitualmente con la milizia per lo scambio di cibo fresco coltivato sull’isola con informazioni, vaccini o risorse mediche reperite dai suoi uomini.

Helgoland 513 vuole dividere la narrazione spaccando il mondo in due: da una parte ci si preoccupa dei bambini che corrono all’interno del supermercato, dall’altra si cerca di restare vivi come si può, scendendo a compromessi su tutto. Ancora una volta, come in tutte le serie post-apocalittiche riuscite, al centro della narrazione c’è l’orizzonte morale di riferimento. I personaggi, sia in base a dove vivono sia in base alla propria astuzia, si adeguano o superano i limiti morali che il buonsenso e la "vecchia" civiltà imponevano.

Un nuovo futuro, in disaccordo col passato


Quando la società è costretta a reinventarsi, le regole morali cambiano. Restare ancorati al passato può significare finire per soccombere, oppure essere visti come un elemento di disturbo.

Nel mondo di Helgoland 513, il potere si acquisisce da un lato blandendo la popolazione, mentendo in continuazione, nascondendo ogni parvenza di brutta notizia. Ogni giorno è "un nuovo giorno felice".

Dall’altro lato ci si impone con la violenza, la conquista delle risorse con ogni mezzo, l’inganno ai danni del prossimo. Il denominatore comune fra isolani e abitanti della terraferma è l’abitudine a mentire: non sappiamo mai di chi, e per quanto, potremo fidarci. Il che rende il panorama umano della serie davvero interessante.

Non aspettatevi azione, combattimenti, scenari catastrofici esageratamente complessi: qui l’attenzione si focalizza semplicemente sull’animo umano e sul suo modo di rapportarsi a ogni condizione con con un solo scopo, sopravvivere. E farlo nel modo migliore.
Anche dal punto di vista tecnico si cerca di portare avanti la narrazione nel modo migliore.
L’uso del colore è fortemente simbolico: i personaggi che determinano il corso degli eventi, indipendentemente dal loro grado gererchico, vestono colori simbolici come il nero (la chiusura, il blocco, in qualche modo la fine), il rosso (il colore della passione, ma anche del sangue e del pericolo) o il bianco (il colore della pace e della libertà).
Non mancano gli inserti ironici - puntualmente all’insegna dell’umorismo macabro - e un attento uso della fotografia, sempre calibrato in base all’atmosfera che circonda un luogo o un personaggio.
Ogni episodio svela un pezzo in più dell’universo narrativo di riferimento. Le carte vengono scoperte poco a poco, mantenendo alta l’attenzione mentre la conoscenza dei personaggi viene approfondita.

In definitiva, Helgoland 513 è un prodotto molto interessante sia dal punto di vista contenutistico che dal punto di vista realizzativo. Consigliato, in particolare, a chi ama le serie che esplorano la psicologia dei personaggi e le dinamiche relazionali in circostanze fuori dall’ordinario.