Il ritorno a Waverly Place è all’altezza delle aspettative dei vecchi fan: la recensione del sequel di I Maghi di Waverly

Waverly Place rimane un luogo magico per gli appassionati di show Disney Channel: il sequel regge il confronto con l’originale.

di Elisa Giudici

Il 2025 potrebbe essere l'anno che porterà l'attrice e cantante Selena Gomez alla prima nomination agli Oscar, dopo aver cementificato la sua carriera d'attrice grazie al ruolo da protagonista nella commedia televisiva Only Murders in the Building. Nello stesso anno in cui la partecipazione al rutilante musical di Jacques Audiard Emilia Perez le permette di consolidare la sua credibilità attoriale, torna sul piccolo schermo con il titolo che ne ha lanciato la carriera da bambina prodigio: I Maghi di Waverly: Ritorno a Waverly Place.

C'è anche lei tra i protagonisti del ritorno-sequel-reboot di una delle serie più amate e longeve nel novero dei titoli dell'ultima decade di Disney Channel precedente all’era dello streaming. Dopo tante comparsate e camei - da Barney ad Hannah Montana - fu proprio Waverly Place a lanciarne la carriera, con un produzione di oltre 100 episodi. Sit com con innesti fantastici pensata per il pubblico dei più piccoli, I Maghi di Waverly ha intrattenuto una generazione tra merenda e compiti. Il suo ritorno è stato meditato e voluto dalle due star protagoniste ormai diventate grandi, Selena Gomez e David Henrie.

Selena Gomez torna per il reboot che potrebbe lanciare la “nuova Selina”

Con Gomez nei panni di guest star di lusso, è David Henrie fa la parte del leone, diventando il protagonista adulto di un sequel che ha l’ambizioso obiettivo di richiamare davanti allo schermo i fan ormai cresciuti, cercando al contempo di sedurre una nuova generazione di piccoli fan. Per questo la serie si sviluppa su due precise linee narrative. Una riguarda la nuova infornata di piccole star protagoniste, alle prese con le difficoltà del crescere e le disavventure causate dalla magia che fa capolino nel quartiere newyorkese dove è ambientata la serie.

Al centro di questa narrazione c’è il personaggio di Billie, giovane maga al centro di una profezia che la vuole futura salvatrice del mondo. Al momento però è una piccola maghetta ribelle, allontanata dal mondo magico per le sue intemperanze. È proprio Alex a portarla da Justin e chiedergli di farle da insegnante. Billie, autentica figlia del mondo magico e sola al mondo, è il tramite ideale con cui rispolverare i valori familiari al centro della serie, come ci ha spiegato durante un’intervista lo stesso David Henrie. Difficile non inquadrare la 14enne attrice Janice LeAnn Brown come una predestinata anche nella vita reale. Una lunga carriera di particine e comparsate nonostante la sua giovanissima età (da Euphoria a Black-ish), in questo sequel ha la sua prima grande occasione di brillare. La sua naturalezza davanti alla cinepresa impressiona già, tanto che è la Henrie stesso a dire che gli ricorda la giovane Selina Gomez con cui ha recitato per tutta l’adolescenza.

David Henrie si ritaglia uno spazio da protagonista in un sequel fedele allo spirito dell’originale

Henrie stesso, ora adulto, marito e padre, dà un bell’apporto alla serie, sfruttando il tempo passato. Tra la fine della serie originale e l’inizio del sequel-reboot infatti c’è un gap temporale in cui molte cose sono cambiate alla WizTech,costituendo un mistero che verrà svelato pian piano e manterrà la curiosità alta tra i vecchi fan. Come mai Justin ha lasciato il mondo magico per fare il preside di una scuola “normale”? Veramente ha appeso la bacchetta al chiodo solo per diventare un bravo marito e papà statunitense? Come mai la sua precedente identità è un segreto per la sua stessa famiglia? Seppur in maniera marginale, questa parte della storia - e il punto di vista di adulto “incastrato” in una trappola suburbana perfetta da lui stesso creato - forniscono al pubblico dei più grandi un appiglio sufficiente per seguire con interesse la narrazione, senza annoiarsi al fianco dei più piccoli. Soprattutto se si tratta di spettatori cresciuti con Alex e Justin, che si ritrovano oggi sul divano da soli o con la propria prole, a stupirsi ed eccitarsi dei grandi misteri della vita adulta.

Per il resto Waverly Place ricalca fedelmente la produzione della prima storica serie: episodi brevi in formato classico da sit com (girati in interni, spesso con camere fisse e risate pre-registrate), effetti speciali migliorati ma ancora piuttosto casalinghi, piccoli enigmi pensati per il pubblico più giovane, che a fine puntata può ricavare sempre una rassicurante morale disneyana. Forse è questo l’unico vero limite della serie: nell’era dello streaming, questo formato così tradizionale e per certi versi ingessato nel suo essere episodico ha ancora appeal per il pubblico dei più piccoli ormai abituatissimi a narrazioni orizzontali, in continua progressione, senza filler ed episodi ripetitivi?

Per il momento, tra le tante operazioni nostalgia in corso nell’immenso catalogo della Casa del Topo I Maghi di Waverly: Ritorno a Waverly Place si annovera come un successo per la sua capacità di dare qualcosa d’interessante e stimolante sia a una possibile nuova generazione di spettatori. Senza scordare l’appeal che può esercitare sui “vecchi” fan, che potrebbero tornare sul divano per ritrovare Selena e David cresciuti come loro, alle prese con la vita adulta, ma sempre con un pizzico di magia.

Si sente che è un’operazione voluta dai rispettivi protagonisti, meditata a lungo, in cui i nomi coinvolti cercano di metterci non solo la faccia e la presenza, ma anche il cuore, trovando qualcosa che valga davvero la pena dire, a tanti anni di distanza. È anche evidente come ci sia già in essere un affresco più grande, che possa sostenere lo sviluppo di future stagioni di questo reboot.