Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio, recensione della docu-serie di Netflix

Approfondiamo le scelte editoriali del documentario sul caso di Yara Gambirasio

Il caso Yara oltre ogni ragionevole dubbio recensione della docuserie di Netflix

Se l’avete vissuto, non potete averlo dimenticato. Tutta l’Italia cercava Yara. Yara Gambirasio, 13 anni, che i suoi insegnanti definivano “una bambina”. Non era ancora una ragazzina. Era una bambina e viveva per la paestra, per la ginnastica - di cui era una giovanissima promessa.

Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio, recensione della docu-serie di Netflix
La PM Letizia Ruggeri al centro di un'immagine da Il caso Yara, su Netflix

Dal 16 luglio è disponibile la docu-serie in 5 episodi di Netflix dedicata al caso di Yara Gambirasio, la ragazzina scomparsa da casa e poi ritrovata dopo mesi. Assassinata. Anzi, peggio: lasciata morire, ferita, da sola. Al freddo. Al buio.

Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio, una precisa scelta editoriale

Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio, recensione della docu-serie di Netflix
Un'immagine da Il caso Yara, su Netflix dal 16 luglio

Massimo Bossetti fu arrestato per l’omicidio di Yara Gambirasio il 16 giugno del 2014. Quasi 4 anni dopo il ritrovamento del suo corpicino, in un campo dietro una discoteca e alcune ditte.

La serie di Netflix, firmata da Gianluca Neri, mette insieme una parte dello sterminato materiale di repertorio disponibile con interviste inedite ai protagonisti. Incluso Massimo Bossetti, che si è sempre dichiarato innocente nonostante la sentenza di ergastolo passata in giudicato.

Questa tragica storia inizia con la scomparsa di Yara. Ma presto prende una direzione che indica una precisa scelta editoriale: la ricostruzione delle ricerche di Yara, ancora considerata scomparsa, s’intreccia con quella dell’arresto di Massimo Bossetti. Ovvero prima che la sequenza cronologica degli eventi porti alla ricostruzione di come è stato individuato Ignoto 1, il cui DNA venne trovato sugli slip - tagliati - di Yara e sui suoi leggings.

Il montaggio ha uno scopo evidente (e legittimo): alimentare il dubbio.

Dopo tre gradi di giudizio, un’indagine a tappeto con una caccia all’uomo - o meglio al possessore di DNA - mai vista prima in Italia, con tanto di intervento del Presidente della Repubblica perché si procedesse alla riesumazione di un cadavere. Quello di Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999, il padre biologico di Ignoto 1.

L’arresto di Bossetti è il punto di partenza della sua storia, quindi non un punto di partenza in senso cronologico.

Aggiornata al febbraio del 2024, la docu-serie di chiude con la notizia che la PM a capo delle indagini sull’omicidio di Yara, Letizia Ruggeri, è stata iscritta nel registro degli indagati per depistaggio.

A maggio, la procura ha chiesto l’archiviazione per Letizia Ruggeri. Il giudice si pronuncerà sulla questione il 17 luglio, ovvero il giorno successivo alla distribuzione della docu-serie su Netflix, che non riporta traccia della notizia.

Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio, recensione della docu-serie di Netflix
Marita Comi, la moglie di Massimo Bossetti

Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio, ha il merito di concentrarsi a lungo, e onestamente, sull’assedio mediatico che la famiglia di Yara ha vissuto nei giorni successivi alla scomparsa. Ma anche su quello subito dalla famiglia di Massimo Bossetti, i cui figli avevano paura a uscire di casa dopo l’arresto.

Ci sono le parole dei protagonisti, con l’eccezione di Letizia Ruggeri - comprensibilmente, vista l’indagine in corso - e con l’eccezione della famiglia di Yara. Loro non hanno voluto parlare.

Eppure li sentirete. Ascolterete tutti i messaggi che Maura, la mamma di Yara, ha lasciato in segreteria alla sua bambina che non si trovava. E vi spezzeranno il cuore.

Assisterete alla ricostruzione dei mitomani e millantatori, alla falsa pista su Mohammed Fikri (a parere di scrive, prova della buona fede di chi conduceva le indagini), alla dichiarazione inopportuna di Licia Colò durante un programma in teoria lontano dalla cronaca.

Sentirete parlare, e vedrete documenti, su tutto. O quasi. Perché in questa accurata ricostruzione manca qualcosa.

Mancano le dichiarazioni di Marita Comi - la moglie di Bossetti che ha distrutto una potenziale prova su richiesta del marito - relative al sopralluogo sul campo di Chignolo dove Yara è stata ritrovata.

Così come manca la testimonianza (quantomeno anche solo per confutarla), non proprio secondaria, di una donna che afferma di aver visto Yara e Bossetti insieme in epoca precedente alla scomparsa della ragazzina.

Niente di così strano: è legittimo un taglio editoriale che prenda una posizione distante dalla realtà processuale, in un documentario. Mettendo solo una parte delle false piste e di tutto il resto.

Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio, recensione della docu-serie di Netflix
Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio

Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio in effetti non va oltre ogni ragionevole dubbio, perché presenta una versione parziale dell'immenso scenario probatorio di questa difficile indagine. Nella vastità del materiale esaminato, può essere sfuggito. Ma il suo intento è evidente: instillare il dubbio. Chiudendo con una piccola clip dedicata alla vittima solo per non lasciare la vicenda di Bossetti, ripetutamente in lacrime, come ultima, evidente prova dell’intento di questa, pur molto ben fatta, docu-serie.

 

 

7.5

Voto

Redazione

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Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio, recensione della docu-serie di Netflix

Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio, su Netflix dal 16 luglio, ricostruisce, parzialmente - ma con la vastità del materiale, una scelta ci sta - e con una precisa scelta editoriale, lo straziante omicidio di Yara Gambirasio, tredicenne di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo.

Il montaggio e la chiusura rendono evidente lo scopo, legittimo, di questo documentario: alimentare il dubbio. Da sempre, Massimo Bossetti si dichiara innocente suscitando dibattiti e discussioni continue. Nello stesso Paese in cui diverse persone sono state condannate per omicidio in assenza di cadavere (eppure nessuno si stupisce).

La PM a capo delle lunghe e storiche indagini per la ricerca di Ignoto 1 è iscritta nel registro degli indagati per depistaggio. La procura di Venezia, competente per i magistrati, ha chiesto l’archiviazione. Il giudice si pronuncerà sulla questione il 17 luglio, un giorno dopo la distribuzione della docu-serie su Netflix. Eppure, nelle tracce grafiche - così si chiamano le scritte - che chiudono la serie, questi aggiornamenti mancano.

Scelta editoriale legittima, a fronte di una serie davvero molto ben fatta e ricca di interviste esclusive e di messaggi che spezzano il cuore. Ma ognuno si farà la propria opinione, sull’approccio della docu-serie così come sul caso della povera Yara.

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