Inspira, espira, uccidi: la serie tedesca di Netflix non convince del tutto
Poteva essere una grande serie, è solo sufficiente
Su Netflix è disponibile la serie Inspira, espira, uccidi, produzione tedesca in cui il mite avvocato di un boss dopo un corso di mindfulness si trasforma in un assassino e aspira a prendere il suo posto.
La trama di Inspira, espira, uccidi
L’avvocato Björn Diemel (Tom Schilling, Never Look Away) si divide fra il lavoro presso uno studio in cui non viene apprezzato e la famiglia, con la moglie delusa dalle continue dimenticanze di Björn, costretto a rispondere al suo cliente principale - il boss della criminalità Dragan Sergowicz (Sascha Alexander Gersark, Marnow Murders) - in qualunque momento. Per superare lo stress, Björn s’iscrive a un corso di mindfulness su consiglio della moglie Katharina (Emily Cox, The Last Kingdom). L’incontro con il suo istruttore gli cambierà la vita, spingendolo a cogliere un’occasione unica quando Dragan viene incastrato da una serie di video per il suo ultimo omicidio.
Tanto potenziale ma manca la coerenza
Viene presentata come una commedia dark e in effetti lo è, almeno all’inizio. Poi la parte crime diventa prevaricante rispetto a quella della commedia dark e ci sono diversi episodi che sono quasi interamente “seri”, troppo seri, con tanto di incursioni del maestro di mindfulness che non sono affatto divertenti, bensì funzionali alla narrazione.
In Inspira, espira, uccidi c’è anche tanta violenza che non viene stemperata dalle battute o dall’atmosfera surreale, cosa che invece avviene per esempio con il video dell’omicidio ripreso dai ragazzini sull’autobus.
Il che porta a uno stile incoerente: ci aspetteremmo un certo modo di narrare determinati eventi, ma lo stile è imprevedibile. E di conseguenza confuso. È come se gli autori avessero voluto prendere una direzione senza però riuscire a portarla avanti con costanza. È un peccato, perché questa serie nasce come un prodotto con grandi potenzialità.
Se si fosse giocato di più sull’aspetto surreale di tutta la vicenda, come per esempio fa l’ottima serie tedesca Apple Original Where’s Wanda?, il risultato sarebbe stato completamente diverso. E decisamente più riuscito.
Allungare il brodo
C’è dell’altro. Il finale aperto lascia intendere all’eventualità che alla prima stagione ne segua una seconda. Il che non fa che confermare la prima impressione, cioè che otto episodi siano davvero troppi. Magari allungati per arrivare appunto a un secondo ciclo narrativo. In diverse sequenze, a tratti in gran parte di alcuni episodi, si usa il cosiddetto “brodo allungato” girando intorno agli stessi concetti più e più volte. Anche questo è un chiaro segnale di indecisione rispetto al disegno generale.
L’inesperienza nella scrittura appare evidente, il che mi ha spinto a indagare sui quattro sceneggiatori della serie. Due hanno pochi titoli all’attivo, ma lo scrittore Karsten Dusse (Ladykracher) e il capo sceneggiatore Doron Wisotzky (Half Brothers) hanno alcuni titoli all’attivo. Trattandosi di prodotti principalmente tedeschi che io non ho visto, per curiosità sono andata a controllare l’opinione del pubblico in Germania grazie alle recensioni. Il risultato non è entusiasmante, perché entrambi portano a casa una media del cinque dopo voti molto alti sui cortometraggi, ovvero quei prodotti che di solito sono il passaggio obbligato per arrivare a realizzare serie TV o lungometraggi veri e propri. Certo: “alcuni” titoli non significa moltissimi anni di esperienza o moltissimo lavoro alle spalle. Forse inserire qualcuno più abituato a tirare le fila di un prodotto televisivo adatto al pubblico di Netflix avrebbe potuto fare la differenza.
Soprattutto dopo le ottime recensioni portate a casa dal già citato Where’s Wanda?, che ha spalancato le porte delle produzioni internazionali alla creatività tedesca, un po’ come ha fatto la serie di Sky Helgoland 513. Entrambi questi prodotti hanno caratteristiche in comune: una grande capacità di caratterizzazione dei personaggi e la giusta confidenza nell’inserire momenti di umorismo surreale in un situazioni molto, molto drammatiche.
In sostanza, possiamo considerare Inspira, espira, uccidi - trasposizione del romanzo Murder Mindfully dello stesso Dusse - come un tentativo apprezzabile, ma non completamente riuscito.
Voto
Redazione
Inspira, espira, uccidi: la serie tedesca di Netflix non convince del tutto
Inspira, espira, uccidi è la serie tedesca di Netflix in cui un avvocato si trasforma in un assassino che aspira a prendere il post del boss della criminalità che difendeva da tanti anni. Nonostante la bravura del cast, a cominciare dal protagonista, e qualche sequenza con battute davvero gustose, il tentativo di realizzare una dark comedy non è riuscito del tutto. Manca infatti la coerenza nel tono del racconto, che troppo spesso perde occasione per scherzare mantenendo l’atmosfera surreale dell’inizio. Anche gli episodi sono troppi: questa storia si poteva raccontare tranquillamente in 5 episodi anziché gli 8 prodotti e il finale aperto - oltre al “brodo allungato” - racconta l’idea di proseguire con un’eventuale seconda stagione. Cosa che stona con l’intento iniziale, vanificando lo sforzo del primo episodio, sicuramente il più riuscito della stagione.