La ragazza di neve: il più grande incubo di un genitore nella miniserie di Netflix
Alla scoperta del primo capitolo della nuova saga spagnola di Netflix
Tratta da un romanzo ambientato a New York, per raccontare la scomparsa di una bambina durante i giorni di festa del Ringraziamento nel 1998, La ragazza di neve è stata adattata in una miniserie spagnola su Netflix. Per raccontarci, esattamente come il romanzo, il più grande incubo di un genitore: distrarsi per un secondo e perdere il proprio figlio nella folla. In attesa della seconda stagione, ripercorriamo la prima, che sarebbe dovuta essere una miniserie senza un seguito ma tornerà per il grande successo ottenuto.
La trama de La ragazza di neve
Malaga, 2010. Mentre si trovano alla parata dei Re Magi insieme a molte altre persone, per fare festa insieme alla figlioletta Amaya (Emma Sánchez) di 5 anni, Ana (Ana Núñez) e Alvaro Martìn (Raúl Prieto) perdono di vista la piccola per un secondo. Un secondo solo, mentre il padre sta comprando qualcosa. Amaya scompare. Unica traccia: la sua maschera da coniglietto. Da quel momento per Ana e Alvaro inizia un incubo. Delle indagini sulla scomparsa della piccola viene incaricata l’ispettrice Belén Millán (Aixa Villagrán), ma a interessarsi al caso c’è anche una giovanissima giornalista che cerca di farsi le ossa sul campo, coadiuvata dal collega veterano Eduardo (Jose Coronado) e si appassiona alla storia di Amaya, Miren Rojo (Milena Smit).
La recensione de La ragazza di neve
La tensione, episodio dopo episodio, cresce spasmodicamente mentre le piste sul destino di Amaya si diversificano, in un caso in cui - naturalmente - tutti sono sospettati. Tutti.
Man mano che ci addentriamo nella storia, condotta con un uso strategico della macchina da presa - frequenti le immagini con camera a mano, ma solo per pochi istanti: giusto per dare la sensazione di smarrimento e instabilità vissuta da tutte le persone coinvolte - impariamo a conoscere i personaggi.
Ciascuno di loro nasconde un segreto, qualcosa che ci fa cambiare idea sulla sua storia e sulle sue motivazioni.
La ragazza di neve è un giallo che si dipana lentamente, sullo sfondo di ambientazioni suggestive e di ampio respiro contrapposte al clima claustrofobico delle riprese in interni, soprattutto quando si tratta della famiglia di Amaya e del ricordo della piccola che inevitabilmente, prima o poi, molti smettono di cercare. Molti, ma non tutti.
Le tematiche - oltre naturalmente alla sicurezza e al senso di colpa e alle immancabile reciproche accuse dei genitori, esplorati a fondo - riguardano in particolare il ruolo della stampa e il potere dell’informazione, mostrando come la scomparsa di Amaya diventi una storia mediatica che coinvolge l'intera città, l’intero Paese. Miren, nonostante le critiche al giornalismo sensazionalistico, si concentra sulla ricerca della verità e sulla risoluzione del caso, dimostrando la sua determinazione e il suo impegno professionale. Perché in fondo lei “nasce” professionalmente con il caso di Amaya, scevra di quelle sovrastrutture che tanti suoi colleghi più esperti devono gestire e che spesso li porta a trattare certe storie con superficialità.
Il già citato cambio di ambientazione rispetto al romanzo fa della storia narrata dallo scrittore Javier Castillo la personificazione di un incubo che potrebbe capitare a tutti. In tutto il mondo.
L’ambientazione europea, come spesso accade, sfrutta i paesaggi, l’architettura e la storia per agganciare lo spettatore con immagini cariche di fascino. Succede puntualmente anche con La ragazza di neve che francamente, dopo aver visto i 6 episodi che ne raccontano la storia, è difficile ambientare nella Grande Mela, ma soprattutto nelle indagini della polizia statunitense che abbiamo imparato a conoscere da film e serie TV.
Castillo ha più volte raccontato di aver avuto l’idea a partire dalla paura. La paura di padre, sfruttata dallo scrittore in lui, che potesse succedergli di perdere di vista i figli un istante di troppo. E la relativa difficoltà di ritrovarli.
La ragazza di neve è una storia che in effetti ha molto a che vedere con la paura. E anche se veniamo a sapere chi ci sia dietro la sparizione di Amaya prima del finale, continuiamo comunque a rimanere incollati allo schermo perché abbiamo bisogno di risposte. Come se fossimo noi, la famiglia di Amaya.
E poi naturalmente c’è Miren, vera protagonista di questa indagine. Il suo segreto, che noi spettatori conosciamo, rimanda a tutta una serie di tematiche che presumibilmente verranno approfondite nella seconda stagione. Nata inizialmente come una miniserie, infatti, La ragazza di neve ha ottenuto un tale successo, soprattutto in patria, da ottenere un seguito.
Il romanzo di Castillo La chica de nieve ha un prosieguo. Come sappiamo dalla conclusione della miniserie, il finale è aperto: un nuovo caso attira l’attenzione di Miren, e la nostra, ma dovremo aspettare i nuovi episodi, per scoprire se e quanto la trama della nuova stagione sarà aderente al sequel letterario de La ragazza di neve, intitolato Il gioco dell’anima. La collaborazione di Javier Castillo con la produzione, annunciata su X dallo stesso scrittore, fa pensare a una trasposizione fedele, e a un nuovo successo che attendiamo su Netflix.