La recensione di Territory: il western australiano di Netflix fra serpenti e veleni

Anna Torv fra crimini e violenza in Territory

Anna Torv torna in TV da protagonista con una sorta di Yellowstone versione Australia? Neanche lontanamente. I Lawson australiani del grande allevamento Marianne Station sono molto diversi dai Dutton del Montana. A radunare le mandrie non si va a cavallo, si usano auto, moto ed elicotteri perché la strada da percorrere è davvero tanta.

Non siamo solo in un contesto completamente diverso, geografico e culturale - l’Australia del nord - siamo anche a un livello decisamente diverso. Non c’è lusso, qui. Nessun lusso nella vita dei Lawson.

Territory su Netflix dal 24 ottobre ci mostra il lato brutto, sporco e cattivo del lavoro del mandriano in Australia.

Mentre l’outback infestato da serpenti e coccodrilli e dai branchi di dingo non rappresentano certo il pericolo più grande…

Pascoli e miniere

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Sandra Kirby (Sara Wiseman, A Place to Call Home) vuole mettere le mani sulla terra dei Lawson per le sue ricchezze minerarie. Campbell Miller (Jay Ryan, Top of the Lake) la vuole per i suoi pascoli. Susie Lawson (Philippa Northeast, The Newsreader) la vuole per riavviare l’attività di famiglia. Vuole prendere in mano la propria eredità e farne un’eccellenza.

Tutti vogliono la terra dei Lawson e la loro azienda, l’allevamento Marianne Station - la più grande azienda di bestiame del Paese - ma a gestirla è Dan (Jake Ryan, Underbelly), il figlio minore del patriarca Colin Lawson.

Dopo aver a lungo vestito i panni di uno sceriffo nella serie Longmire, Robert Taylor indossa i panni scomodi di Colin Lawson, l’uomo ormai anziano ma sempre violento e ingiusto con i figli a capo della Marianne.

La trama di Territory

La recensione di Territory: il western australiano di Netflix fra serpenti e veleni

Mentre l’azienda di famiglie è sull’orlo del fallimento, Colin Lawson annulla un importante raduno di bestiame organizzato con l’aborigeno Nolan (Clarence Ryan, Furiosa: A Mad Max Saga) perché aspetta l’arrivo di Dan. Dan, Presidente della Federazione degli Allevatori, ha la totale fiducia del padre, ma non tornerà. Lo vediamo nei primissimi istanti della serie. Il fratello maggiore di Dan, Graham (Michael Dorman, L’uomo invisibile), ha problemi di dipendenza dall’alcol e sua moglie Emily (l’indimenticabile Anna Torv di Fringe), per quanto in gamba, viene considerata un nemico da tutti i Lawson tranne Graham: la sua famiglia, gli Hodge, da sempre ruba il bestiame dei Lawson. Aggiungiamo il primogenito di Graham, Marshall (Sam Corlett,

La recensione di Territory: il western australiano di Netflix fra serpenti e veleni

 Vikings: Valhalla), che insieme a due amici sbandati torna per derubare la famiglia e abbiamo il quadro completo. Fra complotti per l’acquisizione dell’azienda, tradimenti (coniugali e non) e gente pericolosa, i Lawson cercano di restare a galla in un ambiente sempre più difficile.

Crimine, violenza e passato

La recensione di Territory: il western australiano di Netflix fra serpenti e veleni

Ci sono tanti elementi che distinguono questo western contemporaneo da quelli più famosi, firmati da Taylor Sheridan e ambientati in un altro continente.

Tanto per cominciare, la storia della famiglia Lawson è una storia di violenza domestica, di abusi appartenenti a una cultura spietata. Con la convinzione che per tirare su un uomo e renderlo un “duro” bisogna massacrarlo di botte fin da piccolo. E poi ci sono i crimini continui, tanti furti da sembrare tollerati dalle autorità locali. Sembrare, dico. Perché la realtà è che il territorio è tanto vasto da risultare di fatto incontrollabile. Senza contare la legge della giungla che lo regola: ci si spara a vista. Senza complimenti. E senza conseguenze penali.

Quelle arrivano, però, se ti presenti armato in un locale pubblico e punti il fucile contro qualcuno. Allora si finisce in prigione, e da quella prigione si esce cambiati.

Ma Territory è regolato dalla violenza. È la violenza stessa, contro gli animali o gli esseri umani non fa differenza, a dettare legge. E quando le cose iniziano ad andare meglio, appena spunta la pallida idea di un arcobaleno, la violenza è in agguato. Determina il corso delle vite del Lawson e di chiunque sia accanto a loro.

La violenza ha impregnato quella terra, in cui i nativi aborigeni - la cui comunità si è ritrovata emarginata, spinta in un angolo - sono stati sacrificati in nome dell’unico, vero ideale: il potere. Quel potere che solo il denaro può garantire, come sanno bene sia i Kirby che i Lawson, gli Hodge e tutte le altre famiglie coinvolte.

Territory

Rating: TBA

Nazione: Australia

7

Voto

Redazione

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Territory

Territory è il western contemporaneo di Netflix, ambientato nel più grande allevamento australiano, con Anna Torv e Michael Dorman in cui l’unica legge che vale è quella della violenza. Fra crimini, anche perpetrati ai danni dei parenti - non si guarda in faccia a nessuno - e tradimenti di ogni genere, Territory trasforma una saga famigliare in un racconto di come l’uomo sia destinato a fallire nel cercare di domare qualcosa più grande di lui. Nonostante i paesaggi sconfinati, la regia di Territory è prettamente televisiva, fondata su primi e primissimi piani. Non sfrutta la maestosità dell’ambientazione né l’arte narrativa di Yellowstone, a cui non è minimamente paragonabile. Ciononostante i personaggi sono ben strutturati e la trama ricca di eventi - addirittura troppo serrati, a volte - e Territory fa il suo dovere: intrattiene. Senza pretese ma anche senza eccessivi scivoloni (sebbene la rivelazione dell’episodio finale sia un po’ eccessiva).

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