La recensione di The Agency, la spy-story di Paramount+ con Michael Fassbender e Richard Gere
La serie di Paramount+ è destinata a incantare il pubblico televisivo
Disponibile in streaming dal 29 novembre negli Stati Uniti e in in contemporanea da noi su Paramount+ dal 30 con i primi due episodi, The Agency è il remake americano dell’ottima spy-story francese The Bureau (Le Bureau des Legéndes in originale).
La trama di The Agency
Di ritorno dall’Africa, dove ha lasciato una donna sul con cui aveva una relazione e sulla cui fine ha mentito al proprio referente in sede (Naomi, interpretata da Katherine Waterston, Tina nella saga di Animali fantastici) Martian (Michael Fassbender, candidato agli Oscar per 12 anni schiavo e Steve Jobs) rivede la figlia dopo molto tempo. Lei sa che lavoro fa, ma sa solo ciò che lui vuole che sappia. Esattamente come accade con i suoi colleghi e i suoi superiori. Nella sede CIA di Londra, il direttore Bosko (Richard Gere, precedentemente visto in tv in MotherFatherSon) è preoccupato dalla situazione in Bielorussia: nonostante le rassicurazioni del suo vice Henry (Jeffrey Wright, Westworld), aver perso le tracce di un agente sotto copertura (nome in codice: Coyote) è un fatto grave. Mentre l’agenzia cerca di rintracciarlo, Martian continua a nascondere qualcosa ai suoi superiori e colleghi. Ma non è l’unico, fra le fila dell’agenzia…
Il prezzo del sacrificio
Quando una serie TV ha un’impronta narrativa e stilistica forte, si vede subito. Con The Agency, accade entro pochi minuti dall’inizio del pilot. Ai critici sono stati anticipati i primi episodi per le recensioni e la conclusione, anche con una visione parziale, è chiarissima: The Agency è un’altra spy-story, insieme a Black Doves in arrivo su Netflix, in cui l’amore gioca un ruolo importante. Ma non solo. Il vero tema della serie è il prezzo da pagare per lavorare sotto copertura in favore del proprio Paese. Un prezzo davvero molto alto dal punto di vista umano, elemento su cui raramente le spy-story incentrano interamente le loro trame.
Naturalmente c’è anche altro: gli eventi seguono in modo fedele quelli della serie francese con Mathiew Kassovitz. Almeno per quanto riguarda il personaggio di Fassbender. Il resto, naturalmente, è stato adeguato alla situazione politica internazionale, coinvolgendo la delicata situazione in Ucraina.
A fare la differenza, come sempre, sarà la caratterizzazione dei personaggi, a cominciare da un Richard Gere la cui personalità emerge chiaramente già durante la prima riunione.
A differenza della già citata Black Doves e della già rinnovata The Day of the Jackal, ci troviamo di fronte a una sorta di trattato sentimentale sul lavoro delle spie.
Il ritmo narrativo è volutamente lento, esplora un personaggio alla volta facendoli conoscere mentre entriamo in una spirale di sentimenti - oltre che di eventi - destinata a influire sulle scelte professionali dei protagonisti.
Garantire la sicurezza
Alla giovane agente che è chiamato ad addestrare per il lavoro sotto copertura all’estero, Martian dice - senza giri di parole - che per garantire la propria sicurezza non puoi fare affidamento su nessuno all’infuori di te stesso. Parla con la voce dell’esperienza, è stato lontano molti anni e ha accumulato conoscenze preziose, ma è il primo a infrangere le regole.
Il coinvolgimento con Sami (Jodie Turner-Smith, Bad Monkey), di cui naturalmente Naomi è al corrente, va oltre ciò che Martian ha condiviso con l’agenzia. Mente, più volte, consapevole di mettersi in una situazione problematica. Il fatto che agisca in questo modo nonostante, appunto, la lunga esperienza accumulata, la dice lunga sulla profondità dei sentimenti di Martian e sul ruolo dei sentimenti imperfettamente umani nella trama.
Il coinvolgimento emotivo durante un incarico per acquisire informazioni e contatti è sempre molto pericoloso. Martian lo sa. Perfettamente. Ma Paul - il personaggio di fantasia, il professore che tanto a lungo ha rappresentato la sua copertura - sembra ignorarlo. Infrangere il protocollo, più volte e nemmeno in modo nemmeno perfetto, significa che Paul corre i rischi che Martian eviterebbe come la peste.
Ecco quindi che per garantire la sicurezza di tutti, il protocollo ha delle regole ferree. E fin dal principio ci viene chiarito quanto il protocollo e l’umanità degli agenti siano incompatibili.
Dopo una vita di storie in cui le spie agivano come macchine, amando e lasciando senza rimpianti, già con il James Bond di Daniel Craig le cose avevano iniziato a cambiare.
Perché nel mondo contemporaneo, l’importanza dell’essere “umani” ha continuato a crescere. E oggi, nell’era dell’intelligenza artificiale e dei contatti sociali via internet, farla diventare ancora più centrale è la chiave vincente. Anche per una spy-story.
Rating: TBA
Nazione: USA
Voto
Redazione
The Agency
The Agency, su Paramount+ dal 30 novembre con i primi 2 episodi in contemporanea con gli USA, è il remake americano dell’ottima spy-story francese The Bureau. Con un cast maestoso - Michael Fassbender, Richard Gere, Jeffrey Wright, Dominic West, Katherine Waterston e tanti altri - The Agency mette al centro della trama il costo umano, sentimentale, psicologico ed emotivo del lavoro sotto copertura.
L’adattamento firmato da Jez Butterworth (Britannia, Fair Game, Le Mans ’66) e prodotto da George Clooney e Grant Heslov (già produttori insieme del 3 volte premio Oscar: Argo) è girato in modo classico ed elegante, con una cura maniacale per la fotografia e la perfezione di ogni singola inquadratura. Butterworth e Fassbender sono produttori esecutivi di questa nuova serie che con i suoi 10 episodi attesissimi è destinata a scrivere la storia della TV contemporanea.