La recensione di The Boys 4: una nuova, grande stagione piena di sorprese

Abbiamo visto in anteprima i primi 6 episodi di The Boys 4. Ecco cosa ne pensiamo

di Chiara Poli

Prendete Sherlock Holmes, unitelo ad Albert Einstein, mixate aggiungendo Machiavelli e sí, anche il maledetto Goebbels, il genio della propaganda nazista. Agitate e otterrete così uno dei nuovi personaggi più interessanti nella quarta stagione di The Boys, su Prime Video dal 13 giugno.

Si chiama Sister Sage ed è interpretata da Susan Heyward.

Ma ci sarà anche un altro incontro. Quello con Joe Kessler, vecchia conoscenza di Billy Butcher (Karl Urban). A interpretarlo, Jeffrey Dean Morgan (John Winchester in Supernatural e Negan in The Walking Dead).

Ma a colpirvi sarà soprattutto Firecracker (Valerie Curry), new entry che si rivela essere molto, molto più pericolosa di quanto potessimo pensare.

Abbiamo visto in anteprima i primi 6 (su 8) episodi di The Boys 4 e vi raccontiamo, senza spoiler, cosa ci aspetta.

Una nuova, emozionante stagione piena di sorprese


So che si può dire praticamente di ogni stagione della serie di Eric Kripke, ma anche stavolta è vero: The Boys vi stupirà, lasciandovi di nuovo a bocca aperta. Non indovinereste cosa si sono inventati neanche se vi pagassero un milione di dollari.

Fra citazioni di film amatissimi e continue battute per stemperare la tensione, con la consueta dose di splatter che sappiamo di doverci aspettare, la quarta stagione vola altissima.

Ponendosi principalmente una domanda: come distruggo un nemico indistruttibile? E sono tanti, qui, gli indistruttibili.

In tanti sensi. I parallelismi con l’attuale situazione politica americana, ma anche con ciò che accade nel mondo, sono evidenti.

Perché il sottotesto principale di tutta la stagione è la violenza filtrata dai media. Non edulcorata, attenzione: esaltata. Ciò che dovrebbe sconvolgere e far capire che non sono azioni da imitare o giustificare diventa qualcosa da applaudire. Qualcosa a cui ci si abitua. Come le bugie. Come la propaganda.

Come sempre piena di riferimenti più o meno espliciti. Da La fantastica signora Maisel a un film che non cito per evitare spoiler. Ma capirete a cosa mi riferisco.

Va anche detto che ci sono delle controffensive. Usare un candelabro ebraico per colpire un negazionista dell’Olocausto restituisce un certo gusto. Anche solo a vederlo.

Così come scoprire che i complottisti vengono messi ad agitare le folle consapevolmente. Da chi ce li mette, s’intende. Non che i complottisti ne abbiano la più pallida idea…

Perché Patriota è Patriota


L’attualità - come dimostra la messa in scena della polemica fra “Buon Natale” e “Buone vacanze” prontamente portata in scena - è sempre il punto focale del modo in cui The Boys ci racconta la realtà del mondo. Un mondo in cui i supereroi sono cattivi, vivono di marketing e i buono devono abbassarsi al loro livello. Magari anche superandoli in cattiveria.

I confini, in The Boys, sono sempre molto sottili e anche per questo la serie è così avvincente.

La tensione crescerà episodio dopo episodio, mentre Victoria Neuman (Claudia Domit), il cui segreto ci è stato svelato la scorsa stagione, continua ad avanzare nella propria carriera politica.

Annie (Erin Moriarty) cercherà di mettere da parte il suo passato come Starlight, mentre Hughie (Jack Quaid) dovrà fare i conti con la propria vita.

La stessa cosa che farà Patriota (Antony Starr), che finalmente ci svelerà perché è diventato il mostro che conosciamo. Senza, naturalmente, mai giustificazioni: qui ci vengono mostrate le ragioni, mai le giustificazioni. Ed è un altro ottimo motivo per amare un’altra stagione grandiosa, che vi terrà incollati allo schermo.

Come di consueto, The Boys si muove su due livelli. Uno è quello della missione principale, ovvero sconfiggere il nemico. Il proprio nemico: ciascuno schieramento, i 7 e i Boys, ne ha uno.

L’altro livello è quello personale, con diverse questioni sullo sfondo relative a tutti i personaggi.

E lo faremo mentre la serie si spinge come sempre oltre i limiti, e mentre ci parla apertamente di cultura woke, di product placement, di doppio standard. Tutto apertamente, senza peli sulla lingua e senza censure. In puro stile The Boys.