La recensione di Will Trent, il crime drama di Disney+ con un protagonista eccezionale

Amate i detective e i crime drama? Guardate Will Trent!

di Chiara Poli

Ogni mercoledì, su Disney+ c’è un appuntamento da non perdere: un nuovo episodio della seconda stagione (la prima è interamente disponibile) di Will Trent, il crime drama che adatta per la TV i bestseller di Karin Slaughter incentrati sull’agente speciale del Georgia Bureau of Investigation - GBI - di Atlanta.

Firmata nel 2023 da Liz Heldens (già creatrice di The Passage e sceneggiatrice di Friday Night Lights) e Daniel T. Thomsen (The Passage, Westworld), la serie di ABC è molto amata dal pubblico statunitense, tanto da essere già stata rinnovata per una terza stagione.

La trama di Will Trent


L’agente speciale Will Trent (Ramón Rodríguez, Need for Speed) del GBI si reca al canile per lasciare la piccola Betty, cagnolina la cui proprietaria è morta lasciandola sola al mondo. Quando le impiegate lo avvisano che la piccola, di circa 5 anni, verrà probabilmente soppressa, Will non se la sente di lasciarla e la porta a casa con sé. Betty diventa l’unico essere vivente a non giudicare Will, inviso all’intero corpo di polizia di Atlanta. L’agente Trent si è infatti occupato di un vasto e grave caso di corruzione all’interno delle forze dell’ordine, che ha portato a molti arresti e ha messo fine a molte carriere, e tutti i colleghi, dagli agenti semplici ai detective e agli ufficiali, lo vedono come un traditore.

Tanto che nessuno vuole lavorare con lui e a Will sta bene: lavora meglio da solo. Fino a quando il capitano Amanda Wagner (Sonja Sohn, ex protagonista di quel capolavoro chiamato The Dire) gli affianca una partner: l’agente del GBI Faith Mitchell (Iantha Richardson, This is Us), la cui famiglia è stata distrutta dall’indagine di Will.

Il clima di odio che lo circonda, però, non sembra disturbarlo: Will è cresciuto nel sistema. Abbandonato da piccolissimo, è passato da una famiglia all’altra e ha attraversato l’inferno. Ma è sopravvissuto, e determinato a far sì che nessun altro si trovi a vivere esperienze come le sue o quelle dell’agente di polizia Angie Polaski (Erika Christensen, Traffic, Ten Days in the Valley), cresciuta insieme a lui, suo grande amore e partner sul lavoro del detective Michael Ormewood (Jake McLaughlin, Quantico, Nella valle di Elah) che, proprio come gli altri agenti, non vede Will di buon occhio.

Will e Angie lavorano a casi diversi, che spesso si sovrappongono nel corso degli episodi.

Quando il protagonista fa tutta la differenza del mondo


Will Trent è un personaggio che ti cattura fin dal primo istante. Ha un passato traumatico, ha difficoltà di apprendimento che nasconde a (quasi) tutti perché non si pensi che interferiscono con il suo lavoro. È un osservatore acuto e un investigatore geniale, raramente le sue intuizioni lo tradiscono e la sua esperienza di vita - è cresciuto nel sistema, da una famiglia affidataria all’altra - gli permettono di identificare con immediatezza e certosina precisione le persone che si trova davanti.

Il suo legame di vecchia data con l’agente Angie ci permette di scoprire un po’ alla volta il suo passato, i suoi traumi - ne porta fisicamente i segni - e la sua incredibile forza d’animo, unita a una virtù che in Will Trent è innata: l’altruismo. È diventato un poliziotto e un agente del GBI per riscattarsi da una vita che lo spingeva verso una cattiva strada, e ha scelto di dedicare la propria intera esistenza ad aiutare gli altri.

Tanto da essere pronto a rischiare il massimo, sempre.

Attenzione, però: senza machismo o ridondante spirito di sacrificio ed eroismo. Con estrema educazione e gentilezza. Sempre. Proprio per questo, Will funziona. Perché lui è così. Nel bene e nel male. Senza trucchi e senza inganni.

È piuttosto raro incontrare un personaggio che non si nasconda dietro nulla. Soprattutto in un contesto difficile come quello da cui viene Will. Eppure, lui ci riesce con una naturalezza che lo rende credibile, verosimile, e soprattutto ce lo fa amare fin dal primo istante.

Fin dall’episodio pilota in cui decide di adottare una cagnolina la cui proprietaria è morta. Una cagnolina, la chihuahua di nome Betty, di cui sceglie di prendersi cura perché, come lui, è rimasta sola al mondo.

Will Trent è quello che in psicologia del personaggio si definisce un “raccatta randagi”. Umani o animali, non importa: chiunque sia solo e abbia bisogno di un posto in cui stare, finisce per arrivare a casa sua. Will raccatta randagi. E insegna loro le sue regole, i preziosi insegnamenti che gli hanno permesso di diventare l’uomo che è oggi, di mantenere un equilibrio mentre era all’inferno.

La sua casa è un luogo sacro e inviolabile, a meno che qualcuno non ne cerchi una.

Una casa, fra l’altro, che sembra uscita dritta dritta dagli anni ’70, in cui non c’è una briciola fuori posto, in cui la routine e le abitudini fanno funzionare tutto. Inclusa la convinzione del protagonista che l’ordine esterno si accompagni alla capacità di mantenere il giusto grado di ordine anche nella propria mente, nei sentimenti, nelle relazioni interpersonali.

Non crediate, però, di trovarvi di fronte a un uomo freddo o distaccato. Tutt’altro. Will Trent - il cui nome dà il titolo alla serie, e il cui titolo compare in ogni episodio in posti sempre più creativi (guardate e capirete) - vive di passione. Passione per il suo lavoro, per l’aiutare il prossimo, per rendere il mondo un posto migliore togliendo dalla circolazione chi lo ha trasformato in un luogo spaventoso.

Un ottimo crime drama, trascinato da Will


Ecco quindi spiegata la scelta di chiamare un crime drama semplicemente con il nome del suo protagonista: per chiarire, e basta un episodio per comprenderlo, che la nostra guida nel mondo della serie è lui. Will Trent.

Un ottimo protagonista è già un ottimo punto di partenza, ma nel mare di serie in cui navighiamo oggi naturalmente non basta. Servono casi appassionanti e soprattutto sempre molto diversi fra loro. Servono personaggi di contorno che man mano ci facciano conoscere le loro storie ed espongano le loro fragilità - a cominciare da Angie che, evidentemente, non ha la stessa forza di Will e ha comprensibilmente reagito in modo diverso ai propri traumi nel sistema.

Serve un ambiente di lavoro diverso da quello di tante altre serie, in cui i capi - il capitano di Angie e Michael ne è un esempio perfetto - non abbiano il senso dell’umorismo e prendano sempre tutto molto, molto sul serio.

Infine, serve un perfetto equilibrio fra vita lavorativa e personale e Will Trent ci regala anche questo.

Mentre impariamo, un episodio dopo l’altro, ad ammirare la capacità di analisi della scena e dei dettagli da parte di un uomo che, se sottoposto a un test di lettura, non lo supererebbe.

Will è dislessico. Una difficoltà che cela perché comprometterebbe la sua reputazione, ma che ci torna utile per comprendere quanto sia stato difficile, decenni prima senza che la dislessia fosse riconosciuta e liquidata come “stupidità”, emergere con tante complicazioni da un contesto come quello del sistema di Atlanta.

Anche l’ambientazione, in effetti, è originale: di solito i detective drama sono ambientati nelle grandi città più note, da Los Angeles a New York, da Miami a Chicago. Stavolta siamo in Georgia, con tutti i pregiudizi e il passato scomodo del caso.

In fondo, Atlanta è come Will Trent: è uscita da un passato infernale e cerca di migliorare la propria e l’altrui condizione. Un giorno alla volta.