Missing You: su Netflix arriva la nuova miniserie di Harlan Coben

Senza spoiler, tutto ciò che dovete sapere su Missing You

di Chiara Poli

Non me l’aspettavo, per niente. Ma ripensandoci, era abbastanza scontato che arrivasse: la prima, parziale delusione firmata Harlan Coben.

Missing You è la nuova miniserie di Netflix firmata dall’autore di tanti romanzi di successo, trasformati poi in serie, film e miniserie. Nel nostro speciale dedicato a Harlan Coben abbiamo ricordato i suoi tanti titoli amati dal pubblico televisivo, da Stay Close a Un inganno di troppo, da Safe a Fidati di me - tutti disponibili su Netflix - senza dimenticare la sua ottima prova in cui mescola thriller e teen drama: Shelter.

E dopo tante storie che funzionano alla perfezione, arriva dal 1° gennaio su Netflix con qualche difetto Harlan Coben’s Missing You, leggermente al di sotto delle aspettative.

Intendiamoci: non è un prodotto insufficiente, anzi. Semplicemente, ha un difetto che lo rende meno intrigante rispetto ai titoli a cui il brillante scrittore ci aveva abituati.

Vi spiego perché, senza spoiler.

La trama di Missing You


L’ispettrice investigativa Kat Donovan (Rosalind Eleazar) lavora ai casi delle persone scomparse ed è alla ricerca di un uomo, Rishi Magari (Rudi Dharmalingam). Nel corso delle indagini, alcune scoperte s’intrecciano con la vita privata di Kat, che molti anni prima aveva perso il padre e poco dopo il fidanzato, Josh (Ashley Walters), che avrebbe dovuto sposare a breve.

Fra presente e passato, Kat inizia a scavare nel torbido, creando inaspettati collegamenti fra la sua famiglia e diversi casi di persone scomparse. In cerca di risposte, fra il suo capo Ellis Staggers (Richard Armitage) e il noto e pericoloso criminale Calligan (James Nesbitt).

Un grande cast, un solo difetto


Come sempre, le produzioni di Harlan Coben possono contare su un cast di nomi importanti. Missing You non fa eccezione: il grande James Nesbitt (Jekyll, Match Point), l’habitué di Coben Richard Armitage (Thorin nella saga de Lo Hobbit), la stessa protagonista Rosalind Eleazar (Slow Horses), Steve Pemberton (Psychoville)… Tutti perfetti.

Peccato solo per uno dei marchi di fabbrica nelle storie di Coben, le false piste, che in questa occasione vengono usate non nel migliore dei modi: si gonfiano le aspettative, si arriva a una rivelazione potenzialmente sconvolgente, che coinvolge qualcuno di importante, e poi… La si smonta in un secondo, come se niente fosse. Con una spiegazione tanto semplice quanto - spesso - banale.

Capite bene che dopo una, due, tre di queste operazioni, iniziamo a chiederci cosa mai ci sia dietro la storia, se tutti questi potenziali esplosivi vengono costantemente disarmati.

Ci sentiamo un po’ sulle montagne russe, ma con una discesa eccessivamente rapida e sfumata.

Ecco quindi che viene a mancare quell’approfondimento psicologico che invece fa sempre parte delle opere di Coben, e stavolta influisce sul personaggio della protagonista, Kat, la nostra guida nel racconto.

Kat sembra perdonare, dimenticare, cancellare, cambiare idea con una facilità e una velocità che la rendono una donna superficiale. E lei non è così, ma lo sembra.

Senza contare che ci sono delle questioni passate che rimangono in sospeso, senza essere sciolte alla fine.

Forse 5 episodi - un numero inferiore ai soliti riservati alle serie di Coben - sono troppo pochi. Forse era una questione di mancanza di tempo, forse una questione produttiva. Chissà. Fatto sta che meno fretta avrebbe certamente fatto di Missing You un prodotto nettamente migliore.

Le citazioni e la premessa per godersi la miniserie


A rialzare la posta in gioco, oltre agli ottimi interpreti, ci sono una serie di citazioni che strizzano l’occhio al pubblico televisivo. James Nesbitt, attore con la “a” maiuscola che fra le altre cose ha interpretato la miniserie Jekyll regalandoci i migliori Dottor Jekyll e Mr. Hyde visti in TV dal classico di Robert Louis Stevenson, durante un dialogo dice di aver visto un “Mr. Hyde”, ovvero il lato oscuro di una persona.

Un chiaro riferimento alla serie che nel 2008 gli regalò una nomination ai Golden Globes come migliore attore protagonista.

E ancora: Richard Armitage ammicca ai suoi personaggi nelle altre produzioni di Coben, creando un immaginario fil rouge nel suo lavoro per lo scrittore, mentre ci sono degli omaggi - che non esplicito per evitare anticipazioni - ai grandi crime britannici, da Happy Valley a The Art Detectives.

In definitiva, se sarete preparati a rimanere parzialmente delusi dalla facilità con cui si liquidano una serie di scottanti false piste - cosa che io non ho avuto la fortuna di poter fare - vi godrete lo spettacolo, gli splendidi paesaggi inglesi e la fotografia curata, gli interpreti perfetti e i colpi di scena, che naturalmente ci sono, senza soffrire una continua fretta nel cambiare prospettiva.