My Lady Jane: la recensione dell'irriverente e spassosissima serie di Prime Video

Scopriamo insieme perché My Lady Jane funziona, e alla grande

di Chiara Poli

Riscrivere la storia inglese, inserendo l’elemento fantasy ma soprattutto l’umorismo? Compito arduo, se non impossibile. Eppure My Lady Jane, produzione Prime Original, già rinnovata per una seconda stagione, creata dall’esordiente Gemma Burgess, è una di quelle serie che volano via. 8 episodi disponibili su Prime Video che non ti rendi conto di divorare, fra una risata e l’altra, in una serie ambientata nell’Inghilterra del 1500 ma di una modernità impressionante.

La trama di My Lady Jane


Lady Jane Grey è un personaggio storico. Nella realtà, fu la prima Regina d’Inghilterra e d’Irlanda. Pronipote di Enrico VIII, regnò per soli 9 giorni e venne poi destituita e decapitata. Chiunque abbia studiato la storia inglese lo sa. Ma al narratore (Oliver Chris nella versione originale, Franco Mannella nell’ottimo adattamento italiano) di My Lady Jane la storia non piaceva. Così ha pensato di raccontarcene una versione modificata: la versione della storia di come sarebbe dovuta andare…

Lady Jane (Emily Bader, Chloe nel reboot di Streghe) è una ragazza libera, innamorata della vita e della possibilità di fare ciò che vuole. Molto legata al cugino Edward (Jordan Peters, Everything I Know About Love), Re d’Inghilterra, cerca inutilmente di sfuggire al matrimonio d’interesse che la terribile madre Lady Frances Grey (Anna Chancellor, l’indimenticabile Henrietta di Quattro matrimoni e un funerale) ha organizzato per salvare la famiglia dalla bancarotta. Jane ha incontrato un giovanotto affascinante e impertinente (Edward Bluemel, Sex Education) alla locanda, ma la serata era poi degenerata a causa dell’ennesimo scontro fra eitiani e veritiani: ovvero le persone che si trasformano in un animale e le cosiddette “persone normali”).

Le guardie reali danno la caccia agli eitiani, secondo Jane e molti altri ingiustamente, ma il pregiudizio è duro a morire. Mentre scopre che qualcuno molto vicino a lei nascondeva la sua natura di etiano, Jane lotta per opporsi al matrimonio forzato con il figlio di Lord Dudley (Rob Brydon, Marion & Geoff).

Riuscirà a salvare se stessa e l’Inghilterra intera?

My Lady Jane: una storia d’amore e di politica piena di pepe e colpi di scena


La prima regola, per capirlo basta ascoltare il nostro narratore fin dal principio, è non dare mai nulla per scontato. Perché difficilmente le cose - e i personaggi - in My Lady Jane sono ciò che sembrano.

Riprendendo la tradizione letteraria della commedia degli equivoci, la serie di Prime Video ci immerge in un mondo fantastico in puro stile Ladyhawke (il film del 1985 con Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer e Matthew Broderick) mentre irride la storia inglese, l’Inghilterra e gli inglesi stessi.

O meglio: lo fa fare il narratore, che per altro porta a termine il compito usando un linguaggio infarcito di parolacce come se stessimo al Bar Sport anziché fra la nobiltà inglese del 1550.

Eppure, signore e signori, come dicevo: funziona.

Non è facile fare una serie spiritosa e avvincente in costume. Anzi, è quasi impossibile. L’unica strada percorsa con successo è stata quella del romanzo rosa in stile Bridgerton, risultato che resta molto distante dal livello qualitativo di My Lady Jane.

Perché fra parolacce, scene di sesso piuttosto disinibite, cattiverie di ogni genere e un mondo che discrimina le donne e - a seguire, solo a seguire, dico - gli eitiani, il fallimento era dietro l’angolo. Ma My Lady Jane trionfa. Alla grande.

Ingredienti classici in un mix irriverente


Gli ingredienti sono quelli classici: lei (tutt’altro che una donzella in pericolo bisognosa di essere salvata), lui (faccia da schiaffi di quelle epocali, ergo irresistibile), un amore praticamente impossibile e un regno d’Inghilterra che sta andando verso un cambiamento che nessuno vuole, tranne i ribelli disposti a giocarsi la vita sul progresso.

My Lady Jane funziona perché fa ridere - grasse risate talvolta, sorrisi quasi sempre - mentre si prende gioco di se stessa. Ovvero delle serie storiche in costume con i rituali e i personaggi che abbiamo imparato a conoscere, in particolare nelle serie incentrate sulla dinastia reale inglese.

Ecco quindi che la geniale parodia prende vita propria e ci spalanca le porte di un mondo fantastico, in cui il fantasy che così raramente piace al pubblico femminile (chi scrive fa eccezione) trova una chiave di lettura innovativa nella tormentata storia d’amore raccontata sullo fondo di una società che non è poi molto diversa da quella contemporanea. Ci sono sempre i privilegiati. Ci sono sempre le vittime di bullismo. Ci sono sempre i pregiudizi e i ruoli “tradizionali” che hanno bisogno di essere svecchiati.

Detto, fatto: una incantevole ragazza, e mi riferisco sia al personaggio che alla sua interprete, riscrive la storia come piace a lei, e di conseguenza a noi.

Fra briganti, veleni, colpi di Stato e gite sgradite alla Torre di Londra, insospettabili eitiani e sospettabilissimi veritiani, My Lady Jane ci parla del mondo di oggi e di ieri, di ciò che dopo quasi cinque secoli ancora non è cambiato e di ciò che affonda le radici del suo mutamento in quell’epoca.

La politica, con la inarrestabile lotta per il trono, con gli interessi personali e la corruzione al di sopra del benessere del popolo e della giustizia, la fa da padrone in un universo narrativo che colloca ogni personaggio in una classe sociale per sottolineare come, in fondo, a determinare il destino sia solo la fortuna.

Si può essere intelligenti e coraggiosi, ma se si nasce da una famiglia di servi fare strada sarà quasi impossibile. Al contrario, si può provenire da una nobile famiglia e aver studiato, ma restare inguaribilmente stupidi e ignoranti. E in nessuno dei due casi, qualcuno si fa problemi a dircelo.

Ecco quindi la modernità di My Lady Jane, divertente avventura che sotto la superficie nasconde riflessioni profonde, come sempre quando un prodotto è stratificato e, di conseguenza, offre al pubblico tanto su cui riflettere. E di cui ridere.