Never too late: la serie sci-fi italiana che ci prova, ma non ci riesce
Un tentativo apprezzabile, ma dal risultato troppo poco professionale
Su RaiPlay sono disponibili i 10 episodi di Never too late, la serie di fantascienza italiana in cui un gruppo di ragazzi cerca la verità sulle Milizie Verdi, l'organizzazione paramilitare che comanda dopo il collasso climatico del 2033. In un mondo che ha (letteralmente) fame d'aria, i ragazzi continuano a preoccuparsi di cose da ragazzi, anche mentre cercano di salvare il mondo.
La trama di Never too late
Sardegna, 2046. In un paesaggio ormai desertificato il collasso causato dal cambiamento climatico ha portato al potere un’organizzazione paramilitare ambientalista: le Milizie Verdi. Nel 2033 viene dichiarato il green lockdown, ovvero il divieto di ogni contatto con la natura alle persone. La natura deve poter guarire senza interferenze. L’ossigeno nell’aria manca e la foresta di Nur, nel sud-ovest dell’isola, è l’ultimo polmone verde rimasto in Europa. Protetta da un muro di cinta, è oggetto di esperimenti segreti. Nell’aria l’ossigeno scarseggia, entro 7 anni l’umanità si estinguerà. Per uscire bisogna indossare dei respiratori e non si possono avere animali né piante: l’acqua è razionata. Tutti sono dotati di un chip che sostituiscono i telefoni, per poter essere tracciati. Maria (Arianna Becheroni, Bang Bang Baby) e il suo amico di sempre, Jacopo (Roberto Nocchi, Tutto può succedere) hanno desideri e aspirazioni diverse. Maria vuole entrare nelle Milizie Verdi come il padre, il Comandante Giorgio (Matteo Taranto, Spectre) mentre Jacopo sogna di salvare il pianeta come la madre, che si trova nello spazio. Il padre di Jacopo, Antioco (Daniele Natali) e la madre di Maria, Isa (Caterina Bertone, ) lavorano insieme. Ma una sera, durante un turno, scompaiono. I loro figli, insieme agli amici Caterina (Jacqueline Luna), Alex (Dana Giuliano, Diciannove), Benny (Mikaela Neaze Silva, Roma Blues) e Arturo (Manuel Rossi) cercheranno la verità su ciò che sta accadendo a Nur.
Una buona partenza, ma poi si inizia a scendere
Una delle ormai rarissime serie di fantascienza italiane prende intelligentemente spunto dai complottisti per creare alcuni elementi. Ma francamente, le soluzioni tecnologiche futuristiche che mostra fanno tenerezza: i costi sono stati ridotti al minimo. Gli effetti speciali sono “plasticosi”, come si usa dire in gergo. Sembra una produzione amatoriale, con l’effetto speciale più rilevante che si ottiene con qualche ritocco fatto con Photoshop. Dai costumi, piuttosto scadenti, alle scenografie, Never too late (che non usa correttamente nemmeno il lettering, visto che nei titoli inglesi ogni parola andrebbe scritta con l’iniziale maiuscola, ma sul sito ufficiale non è così) risulta, purtroppo cheap. Parte del cast è credibile, in particolare i più giovani, ma non basta.
La partenza, con l’interessante premessa che farebbe sperare in un messaggio ambientalista (in realtà poi quasi assente) inizia presto a scivolare. Peggiorando, di episodio in episodio, sempre di più. Come se si fossero stancati di star dietro a storia e personaggi, affrettando soluzioni e risoluzioni col passare degli episodi (e dei relativi copioni).
Il problema della sceneggiatura
Nelle scuole di cinema te lo insegnano alla prima lezione: mai, mai usare nei dialoghi termini che non appartengono al linguaggio italiano, ma ai film americani. Gli esempi classici? “Si vede lontano un miglio”, “Bingo!” e via dicendo. Ebbene, in Never too late il bingo c’è, insieme alle imprecazioni da traduzione italiana dei dialoghi americani. Gli autori - Federica Pontremoli, Camilla Paternò, Simona Coppini Salvatore de Chirico, regista - evidentemente non hanno una preparazione tecnica adeguata. Ci sono tante, troppe ingenuità amatoriali nella sceneggiatura, e arrivano col passare degli episodi, diventando sempre più gravi. Passando dal far ripetere con toni interrogativo all’interlocutore tutto ciò che chi gli ha telefonato gli dice (per condividerlo con gli spettatori) fino all’elefante nella stanza: la premessa scientifica che non sta in piedi neanche con il massimo dell’impegno da parte del pubblico.
I dialoghi diventano frasi fatte prelevate da film e serie precedenti, così come le idee (non tanto omaggi, più prelievi) da tanti titoli come I Goonies, The 100, Elysium, Maze Runner e tanti altri.
I cattivi sono i personaggi peggiori: il generale Piras (Antonio Gargiulo) sembra il classico cattivo da cartone animato, mentre i genitori di Alex sembrano usciti da La carica dei 101, nello specifico Crudelia DeMon e il maggiordomo.
Mi fermo qui ma gli esempi sarebbero davvero molti, troppi. La fantascienza è purtroppo quella che servirebbe per credere alle spiegazioni attorno alla trama principale, per non parlare del fatto che mentre manca l’ossigeno c’è ancora chi fuma. Come se le sigarette in un mondo come quello della narrazione non fossero andate tutte distrutte.
Peccato. Perché la premessa, ripeto, è interessante. Ma sembra un film girato da studenti al primo anno di una scuola di cinema, amatoriale. Magari con passione e convinzione, ma con un risultato che crolla sotto tutti gli errori.
Rating: TBA
Nazione: Italia
Voto
Redazione
Never too late
Apertamente rivolta a un pubblico di adolescenti, che certamente perdoneranno tante ingenuità, incoerenze ed errori nella sceneggiatura, Never too late è la serie italiana di fantascienza di RaiPlay co-prodotta da Rai Fiction e Propaganda, ambientata in un prossimo futuro caratterizzato dal collasso climatico. Al potere ci sono le Milizie Verdi, che in teoria dovrebbero preservare ciò che resta della natura in una Sardegna praticamente desertificata con un unico polmone verde rimasto. Ma in realtà vengono condotti esperimenti con scopi malvagi, che verranno smascherati da un gruppo di ragazzi impegnati a cercare la verità sulla scomparsa di due dei loro genitori. Il target adolescenziale probabilmente apprezzerà l’idea alla base della serie, senza vedere la poca professionalità con cui è stata sviluppata. Noi, purtroppo, non possiamo proprio non riconoscerli ed evidenziarli. Augurando ai giovani protagonisti di avere successo presso il loro target di riferimento.