Ni una màs: la serie spagnola di Netflix che ispira e commuove
La recensione senza spoiler di Ni una màs, su Netflix
Su Netflix è disponibile la serie spagnola Ni una màs, creata da Miguel Sáez Carral (Homicidios) a partire dal proprio romanzo. Una serie avvincente che parla di coraggio e solidarietà in un mondo pieno di insidie.
La trama di Ni una màs
Alma ha 17 anni e studia in un liceo privato. Insieme alle sue due migliori amiche, Greta e Nata, Alma si diverte e prende la vita con leggerezza, fino a quando succede qualcosa. Sui social compare un nuovo profilo, chiamato “Io sono Coleman Miller”, che denuncia di aver subito una violenza sessuale. Da quel momento, a scuola e nella vita di Alma e delle sue amiche, le cose sono destinate a cambiare.
Un dramma gestito come un giallo investigativo
Siamo nel 2018: volutamente, in pieno #metoo, è ambientata la storia di Alma (Nicole Wallace, Vera), diciassettenne spagnola che studia in un liceo privato e vive, sia personalmente che tramite le sue amicizie, delle esperienze che riguardano la sfera della violenza sessuale. Grazie al suo coraggio, Alma trova la forza di reagire e provare a cambiare le cose.
Ma non c’è la retorica che ci si poteva aspettare, nella lotta di Alma: c’è solo il tentativo di un gruppo di ragazzine che provano a orientarsi in un mondo di madri che consigliano di accettare tutto e madri che si mobilitano per la lotta femminista.
Il colpo di genio è la gestione di tutta la prima parte della storia come un giallo investigativo.
Ad Alma è successo qualcosa, ma non sappiamo cosa. Non sappiamo per colpa di chi. Scopriamo le cose man mano che la sua migliore amica, Greta (Clara Galle, La scuola dei misteri), indaga perché non crede alla versione che Alma le ha raccontato.
Questa chiave di lettura accresce la tensione, dà allo spettatore il tempo di riflettere, spinge a divorare un episodio dopo l’altro. Sono 8, e volano.
A un certo punto, però, Ni una màs sembra perdere la strada.
C’è tanta, troppa carne al fuoco. Violenza sessuale, bullismo, revenge porn, depressione, alcol, droga, incidenti causati dai cellulari, la crisi economica… Un’infinità di tematiche incredibilmente attuali, che rischiano di confonderci, facendoci pensare che tutto venga un poi buttato in campo con leggerezza.
Non è così. Perché c’è anche altro: gli elementi che danno una direzione a tutto questo materiale attuale e scottante.
C’è l’amicizia. Le amiche che capiscono che qualcosa non va e intervengono. Nata (Aicha Villaverde al suo debutto) non ascolta i consigli delle sue amiche perché accecata dall’amore per Alberto (Gabriel Guevara, È colpa mia?) e un ragazzo rischia di mettersi in mezzo all’amicizia. Soprattutto, però, c’è la solidarietà, che sembra essere prettamente femminile, ma si allarga e diventa la solidarietà dei ragazzi e delle ragazze. Di una generazione che prende in mano le redini del proprio destino, indirizzando il mondo verso una giustizia maggiore.
Le adolescenti della serie, invece, sembrano in qualche modo esserci abituate, alla solidarietà. Forse perché hanno vissuto esperienze simili, forse per una semplice questione di sensibilità. Ma la sensibilità porta anche alla paura, ai sensi di colpa, al tormentarsi per non aver capito, per non aver visto, per non essere stati più attenti. Ed è a questo punto che scatta il bisogno di fare qualcosa.
Daisy coleman: la storia vera inserita nella trama
Benché ci siano delle incompatibilità cronologiche (i fatti sono ambientati nel 2018 e la Daisy si suicidò nel 2020), nell’ultima parte l’inserimento nella trama della vera storia di Daisy Coleman lascia il segno.
Senza fare spoiler, possiamo dire che la tragedia di Daisy - vittima di stupro non creduta e bullizzata, spinta al suicidio - ha ispirato una sorta di reazione sana alla violenza. Qualcosa che rappresenta al tempo stesso un modo per sfogarsi ma anche per aiutare gli altri. Per condividere. Per fare rete.
Quando il coraggio dei ragazzi ispira gli spettatori di ogni età
Siamo nel contesto di una scuola privata. Dove le cose, a livello amministrativo, si sa, funzionano diversamente dalle scuole pubbliche.
Ma le dinamiche che regolano le relazioni sociali dei ragazzi sono sempre le stesse.
E Ni una màs ci racconta una storia di dolore, di sconfitta, di bullismo ma anche di grande coraggio. Un coraggio che contagia i ragazzi di una generazione fin troppo spesso accusata di essere vuota e senza alcun valore di riferimento. I ragazzi, oggi come ieri, hanno sempre i loro valori. L’amicizia è al centro del loro interno mondo, e ispira solidarietà e altruismo. Così come il loro modo di agire ispira, perché è questo l’obiettivo finale di Ni una màs, chiunque si imbatta in questa storia e capisca che per fare la differenza bisogna agire. In qualsiasi modo. Oggi come ieri. Nella realtà come nella fiction.