No Escape: recensione della serie di Paramount+ ambientata su uno yacht
Scopriamo insieme pregi e difetti di No Escape nella recensione senza spoiler della serie Paramount+ arrivata in Italia
Due australiani, due inglesi, un tedesco, un filippino e un’americana salgono su una barca. Sembra l’inizio di una barzelletta, ma è l’inizio di una storia tutt’altro che divertente.
I fratelli Aaron (Jay Ryan, Top of the Lake, It - Capitolo 2) e Denny (Sean Keenan, Glitch), le due ragazze inglesi Kitty (Rhianne Barreto, The Outlaws) e Lana (Abigail Lawrie, Tin Star), il tedesco Heinrich (Elmo Anton Stratz, Westwall), l’americana Shell (Colette Dalal Tchantcho, Domina) e il filippino Joseph (Narayan David Hecter, The Madame Blanc Mysteries) finiscono per viaggiare tutti insieme a bordo dello yacht di Aaron: The Blue.
La guardia costiera australiana trova uno yacht alla deriva, al largo della costa australiana. Il motore è acceso, i soccorritori sono stati alterati da una richiesta d’aiuto, ma a bordo non c’è nessuno.
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A Londra, due ragazze partono in fretta e furia per una vacanza nelle Filippine che non possono permettersi. I due eventi sono collegati, ma ci vorrà del tempo per capire come, e soprattutto quanto.
No Escape è una serie britannica in 7 episodi creata da Kris Mrksa (Glitch) a partire dal romanzo The Blue (il nome dello yacht che fa da ambientazione principale) della scrittrice inglese Lucy Clarke. Il romanzo è diventato un best-seller, ma non è ancora disponibile in Italia. Uscirà quando noi conosceremo già la storia grazie alla serie TV, appena arrivata ma gradita dal target di riferimento anche in Italia.
Una serie interpretata da personaggi giovani e dichiaratamente rivolta a un pubblico giovane, che certamente sarà in grado di cogliere tutte le tematiche che ruotano attorno ai segreti passati dei protagonisti.
Le tematiche e i personaggi di No Escape
C’è una riflessione importante da fare sul modo in cui viene raccontata la storia del The Blue, lo yacht battente bandiera australiana che rappresenta il sogno e l'incubo al centro degli eventi.
Da un lato, possiamo dire che per raccontare la storia, dopo aver visto gli episodi potremmo pensare che sarebbe bastata anche la metà dello spazio. Dall’altro lato, il continuo ritornare indietro - la narrazione si svolge principalmente in flashback - aiuta a comprendere molto meglio i personaggi e le tematiche.
Ecco quindi che alla fine, quel mistero iniziale che intriga così tanto non conta più. L'inizio con una grande e lussuosa barca da cui è stato chiesto aiuto, ma a bordo della quale non c'è nessuno, viene messo da parte. Serve giusto a catturare l'attenzione dei telespettatori, ma al centro della narrazione c'è altro.
Contano solo le azioni e le reazioni dei personaggi. Conta la verità che emerge solo nel finale, contano i punti di vista molteplici sulla stessa situazione.
Contano le tematiche: scrupoli morali, senso di colpa, leggerezza nel commettere atti illeciti. Come prendere qualcosa che si è trovato per caso, scatenando omicidi, rivolte sociali, sanguinose vendette… Ed errori senza rimedio.
Può capitare a tutti di commettere errori che porteranno a conseguenze disastrose. Basta un secondo e la vita cambia per sempre. Un po’ meno credibile è invece tutta la sequela di eventi scatenati dal prendere qualcosa che non ci appartiene, ma No Escape in un certo senso si occupa anche di questa verosimiglianza.
Mostra le persone in preda al panico di fronte a un evento traumatico, le loro reazioni e le pessime decisioni che prendono, in particolare quando sono giovani.
I giovani e quella paura di affrontare le conseguenze
La gioventù è meravigliosa: si fa subito amicizia, facilmente. Si diventa immediatamente compagni di viaggio, con un semplice invito. Ma ci si fida anche delle persone sbagliate, perché anche quando i legami bruciano le tappe non sai mai se qualcuno che conosci appena nasconda dei segreti. O potrebbe commettere determinate azioni. Come un furto o un omicidio, per esempio.
No Escape ci parla della paura dei giovani di affrontare le conseguenze delle loro azioni, perfino quando si tratta di incidenti. La mancanza d'esperienza, si sa, porta a prendere le decisioni sbagliate. E quando a dominare le decisioni è la paura, si compiono gesta inattese.
Senza dimenticare che la scelta di ambientare la narrazione in diversi Paesi - principalmente fra l'Australia e le Filippine - corrisponde alla necessità di inserire nella trama anche la corruzione di certe forze dell'ordine, gli usi e i costumi locali che differiscono dai nostri, la miseria di certe zone che il turismo ha sfruttato fino al midollo disinteressandosi dei suoi abitanti.
No Escape ci regala paesaggi mozzafiato, acque cristalline, l’idea di una vacanza spensierata che in realtà nasconde qualcosa di terribile. Un errore tira l’altro, un piccolo illecito finisce per diventare un crimine internazionale.
La rapidità con cui un segreto finisce per determinare tanti altri problemi è la chiave di lettura corretta per interpretare il ritmo crescente degli episodi, che dopo la curiosità iniziale inizia con lentezza per poi raggiungere il culmine nel finale.
Ci sono alcol, droghe pesanti, bisogno di evadere dalla realtà e soprattutto la convinzione che continuare a cercare di nascondere le proprie tracce, in qualsiasi modo, possa portare una persona con evidenti problemi di sociopatia a farla franca. È un grande classico dei gialli e dei thriller: il responsabile è disposto a tutto pur di coprire le proprie tracce.
Il dilemma morale vero, quello più grande di tutti gli altri proposti durante la narrazione, arriva solo a questo punto. In certe storie, gli psicopatici e i sociopatici la fanno franca. Come ne L’amore bugiardo, per fare un esempio.
In qualche altro caso, alla fine la verità emerge e il responsabile viene smascherato. Il dilemma morale finale - punire o salvare il colpevole? - trova di solito risposta nella gravità (ma anche nella quantità) delle brutte azioni commesse dallo squilibrato di turno. E dalle sue motivazioni. Molti finali chiamano giustizia a gran voce, e No Escape non fa eccezione.
Sembra che tutto vada come avevamo previsto, ma alla fine ci sono un paio di scelte narrative - non so se siano anche nel romanzo, ma ne dubito - che sviliscono un po’ il ruolo di certi personaggi ambigui.
In una serie in cui il grigio è il colore dominante, riabilitare distinguendo fra bianco e nero in modo così netto proprio negli ultimi istanti stona.
Ciononostante, per il pubblico a cui si rivolge, No Escape presenta dei personaggi perfetti per il contesto e dinamiche relazionali altrettanto valide.
Voto
Redazione
No Escape: recensione della serie di Paramount+ ambientata su uno yacht
No Escape ci racconta in 7 episodi la storia di come piccoli errori, in qualche caso involontari, si trasformino facilmente in un disastro senza fine.
I personaggi, giovani aperti al mondo e alle nuove amicizie, sono privi dell'esperienza e della maturità necessaria per gestire nel modo giusto gli eventi. Per questo la serie funziona: si rivolge ai giovani che condividono con i protagonisti l'amore per la vita, la capacità di instaurare in un attimo legami forti, la cieca fiducia nell'altro tipiche dell'ottimismo giovanile.
Le dinamiche relazionali e la psicologia dei personaggi, in linea di massima, sono sempre efficaci.
C'è qualche eccesso di troppo nel finale, in cui emergono cliché del genere thriller, senza dimenticare la scelta di riabilitare o condannare i personaggi in modo netto. Cosa che stona con quel grigio, mix di bene e male, che caratterizza tutta la storia e le azioni dei protagonisti prima della conclusione.
Ma tutto sommato, grazie alla bravura dei giovani interpreti, prevale il ricordo di una storia che mette in luce il contrasto fra speranze e realtà, desideri e possibilità, fiducia e tradimento.
Splendidi paesaggi, mare da ammirare, colori che contrastano molto fra la bellezza dell'ambiente marino e l'oscurità della notte e dell'interno del The Blue, lo yacht che fornisce alla serie l'ambientazione principale.
Consigliata a chi è in cerca di approfondimento psicologico in una storia un po' forzata, ma comunque strutturata grazie ai personaggi riusciti.