La recensione di No Good Deed, con Lisa Kudrow, Ray Romano e Denis Leary su Netflix

No Good Deed: un grande cast, ma tutto già visto

di Chiara Poli

Era il 2004, vent’anni fa, quando Marc Cherry debuttava con la sua geniale creatura: Desperate Housewives. Una serie sui segreti che si nascondevano dietro le mura domestiche di un elegante quartiere residenziale. No Good Deed, su Netflix dal 12 dicembre coi suoi 8 episodi, fa la stessa cosa. Ma senza la “ferocia” satirica di Cherry.

La trama di No Good Deed


Lydia (Lisa Kudrow) e Paul Morgan (Ray Romano, ex star di Tutti amano Raymond) hanno deciso di mettere in vendita la loro splendida casa. Fra i probabili acquirenti ci sono due coppie, a cui l’agente immobiliare Greg (Matt Rogers) continua a garantire l’accesso alla proprietà, anche in momenti decisamente sconvenienti per i Morgan. I quali, come se non bastasse gestire la tragedia che ha colpito la famiglia, devono vedersela anche con il fratello di Paul, Mickey (Denis Leary, Rescue Me, splendida serie di cui era protagonista e creatore), appena uscito di galera…

No Good Deed e quell’insuperabile sensazione di déjà vu


Ho già citato Desperate Housewives, ma devo ripetermi perché sembra davvero di guardarne una brutta copia. Eppure, le premesse erano ottime. Liz Feldman, creatrice e produttrice di No Good Deed, è stata autrice dello show di Ellen DeGeneres, ha scritto i copioni per alcune cerimonie degli Oscar, ha creato l'ottima Dead to Me: non è esattamente la prima che passa. Ma ciò che “prende” da Desperate Housewives, che la sua serie ricorda davvero troppo, manca di mordente.

Lisa Kudrow, l’amatissima ex Phoebe di Friends, è perfetta nel ruolo di una donna che cerca di sopravvivere dopo una tragedia che le ha spezzato il cuore. Linda Cardellini, qui in versione femme fatale, torna alla grande da co-protagonista e il resto del cast non delude, anzi. Ma non basta.

Sono poche, pochissime le sorprese in No Good Deed. E probabilmente 8 episodi sono eccessivi: annoiano. Tutto è molto convenzionale, amanti segrete incluse. Se fosse uscita nel 2004, No Good Deed avrebbe avuto tutto un altro senso. Purtroppo, è in ritardo di vent’anni.

Stereotipi che non funzionano più


Due decenni fa, gli stereotipi “tagliati con l’accetta”, come si dice in sceneggiatura, non avrebbero dato così nell’occhio. L’agente immobiliare gay (il sempre bravo Matt Rogers di I Love That for You) che si alza la percentuale ogni volta che parla col cliente, la moglie-trofeo (l’indimenticabile Cardellini di E.R. e I segreti di Brokeback Mountain) che nasconde il proprio passato, l’attore da soap disoccupato (Luke Wilson, che fa la parodia del suo personaggio in American Horizon) la coppia omosessuale che lotta contro pregiudizi che non esistono più… E poi la ciliegina sulla torta: lei, la (ex) meravigliosa Katherine Moennig di The L Word (sempre del 2004) che dopo vent’anni ripropone lo stesso identico personaggio, pettinato e truccato nello stesso modo, e addirittura con gli stessi vestiti. Questa non è un’operazione nostalgia, né un omaggio: questo è riciclo. Puro e semplice.

Mi sarei aspettata qualcosa di nuovo, più pungente e più ritmato dall’autrice e da questo ottimo, davvero ottimo cast. Per carità: No Good Deed non è un completo disastro, è solo tutto già visto. Tutto.

Meravigliose le comparsate della grande Linda Lavin, la ex Alice dell’omonima serie degli anni ’70 e ’80, nei panni della vicina di casa impicciona e complottista Phyllis.

Viene presentata come una comedy, ma è a tutti gli effetti un dramedy. Perché ci sono alcune sequenze della Kudrow davvero, davvero commoventi. Peccato non aver sfruttato maggiormente il suo talento (anche) drammatico. Se dovessi dare un voto alla serie, sarebbe decisamente basso. Ma il cast fenomenale la fa arrivare alla sufficienza.