Recensione Lockwood & Co. i fantasmi teen di Netflix

I teenagers danno la caccia ai fantasmi in questo teen horror di Netflix, tutte le info su questa nuova serie

Recensione Lockwood  Co i fantasmi teen di Netflix

Da qualche giorno Netflix ha un problema. Anzi, Netflix ha Il Problema. A crearlo è stato lo scrittore inglese Jonathan Stroud, che lo ha esposto al pubblico per la prima volta nel romanzo La Scala Urlante, da cui poi Netflix ha tratta la nuova serie Lockwood & Co. Si tratta di un problema bello grosso, che nella dimensione alternativa immaginata da Stroud affligge il mondo da mezzo secolo e ha già causato milioni di morti. Cosa? Beh, ovvio: fantasmi.

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Esistono le catene FFP2?

Nella Londra di Lockwood & Co. gli swinging sixties sono stati brutalmente interrotti dall’arrivo dei fantasmi. Per motivi non chiari e ancora ricercati, i fantasmi hanno deciso di lasciare il regno del soprannaturale e diventare reali, non tangibili ma descrivibili. Il loro tocco è mortale e nonostante tutti ne percepiscano la presenza, solamente alcuni giovani riescono a vederli. Per questo motivo vengono create delle agenzie, dove squadre di adolescenti guidate da un supervisore adulto – che da giovane aveva il Talento – vengono ingaggiate per purificare gli ambienti dagli spettri. Per farlo si avvalgono dei metalli, che si è scoperto dotati di proprietà difensive e repulsive. Per esempio: disegnare un cerchio con della limatura di ferro o delle catene e mettersi all’interno è un buon modo per creare una barriera fra sé stessi e l’ectoplasma. Anche le spade sono un ottimo sistema di difesa in quanto capaci di allontanare se non stordire il fantasma. Tuttavia, per liberarsi definitivamente della presenza, l’unico modo rimane individuare la Sorgente (un corpo o un oggetto), isolarla con l’argento e bruciarla.

Il Problema, nome dato a tutta la situazione, si diffonde nel mondo e lo cambia definitivamente. I giovani vengono mandati in battaglia, i governi istituiscono un coprifuoco – i fantasmi sono più forti e attivi la notte – e, in generale, tutte le normali attività devono adattarsi alla nuova realtà delle cose. In questo scenario, cinque decenni dopo, si inseriscono gli eventi di Lockwood & Co., un’agenzia gestita solamente da ragazzi, due per la precisione, cosa già anomala di per sé, che arruolano la protagonista, Lucy Carlyle in quanto particolarmente dotata nelle sue capacità da Uditrice – quando si concentra può sentire suoni e voci, rivelando la presenza di un fantasma, il suo stato, pezzi del suo passato e delle sue emozioni.

Senza scendere nei dettagli, per lasciarvi il brivido della suspence, nei suoi otto episodi la serie Netflix segue le vicende del primo libro della serie (i libri sono cinque, ma solamente i primi due sono stati tradotti in italiano) e va ben oltre l’introduzione del mondo e dei personaggi a cui spesso si limitano molte prime stagioni, raggiungendo, in termini di apprezzabilità, un risultato discreto, seppur adombrato da qualche ingenuità di ritmo e scelte.

Recensione Lockwood & Co. i fantasmi teen di Netflix

Lockwood & Co. Kids with guns

Inizio col dire cosa mi è piaciuto. Innanzitutto, il fatto che i protagonisti siano degli adolescenti sulla soglia dell’età adulta non ha ammorbidito eccessivamente i toni della narrazione e soprattutto degli eventi. In un mondo in cui i morti tornano per uccidere i vivi e gli unici a poterli combattere sono i giovani, capita che i giovani soccombano. Lockwood & Co. su questo aspetto non usa tanti giri di parole o sotterfugi, e anche nei dialoghi fra adulti e giovani, non si percepisce un paternalismo eccessivo, se non quello naturale che scaturisce dall’arroganza dell’essere adulti o dalla frenesia e impulsività dell’essere giovani. Comunque, come detto, tutto entro i livelli di guardia (che già di suo è un ottimo risultato, visto i nauseanti dialoghi a cui ci stanno costringendo molte produzioni di oggi, fatti di banalità, spiegazioni e frasi fatte sparate a raffica).

Anche le atmosfere di una Londra infestata sono riuscite. Soprattutto perché la serie non cade nella tentazione di sfruttare le icone della capitale per urlare al pubblico “guardate! Siamo a Londra!”. Quindi, niente scontri sul Tower Bridge o al centro di Piccadilly Circus. È una Londra più da vecchia Europa, fatta di nebbia, umido e pioggia, ma soprattutto rive e fiumi. Il tamigi ha un bel ruolo da un certo punto in poi, e certe inquadrature rendono bene le dimensioni di una città capace di mostrare tanti volti diversi.

A contorno, anzi, in sottofondo, pezzi storici degli anni Settanta e ottanta, che bene si inseriscono nell’atmosfera generale e supportano una colonna sonora comunque ispirata. In particolare, la sigla di apertura, con i suoi toni che mi hanno ricordato un po’ l’apertura di Piccoli Brividi, ma in versione adulta. Sigla, fra l’altro, utile a costruire il contesto visto che viene usata per spiegare il problema e le premesse di tutta la serie.

Recensione Lockwood & Co. i fantasmi teen di Netflix

Sull’altro piatto della bilancia, però, ci metto una trama che in certi momenti si appoggia troppo a costrutti ormai snervanti (si prenda il rapporto fra giovani, fatto di bullismo reciproco e competizione, un tema che ormai è tanto scaduto da risultare nauseante), in particolare sul finale, che lascia la sensazione di essere stato pensato con meno impegno – se non più fretta – di tutto il resto.

Per quanto riguarda il ritmo, per la prima volta da che ho memoria mi trovo a scrivere di una serie che avrei preferito un paio di puntate in più e di quelle riempitive. Non tanto perché ci sono buchi logici o salti troppo coraggiosi nella sceneggiatura, ma perché tutti sono talmente concentrati sulla “missione principale” da dare pochissimo respiro e spazio al mondo. Un mondo con i fantasmi, un mondo che da cinquant’anni ha visto stravolto ogni costrutto sociale e, suppongo, religioso.

Stanno studiando il Problema? Come vivono le persone? Ci sono dei fanatici che proteggono i fantasmi? In fondo erano loro parenti. Cosa sono esattamente le categorie a cui fanno riferimento? Perché la famiglia Fittes è così famosa?
Sono purtroppo tutte domande che vengono accennate, le cui risposte non entrano mai sotto i riflettori, nonostante sarebbe perfettamente lecito aspettarsi delle deviazioni dal romanzo per ampliare il mondo narrativo e sfruttarlo per dar forma a episodi slegati dalla trama già scritta, ma potenzialmente carichi di fascino verso il paranormale. Insomma: un paio di episodi alla Ghostbusters ci sarebbero stati tutti. Anche perché, così, come viene presentato, il mondo di Lockwood & Co. sembra in uno stato di emergenza, come se il tema dei fantasmi fosse cosa recente. Invece parliamo di mezzo secolo di convivenza… possibile che tutto quello che è cambiato sia la creazione di un’organizzazione simil-polizia e qualche agenzia di ragazzini schermidori?

In conclusione, comunque, Lockwood & Co. è una serie gradevole. Magari non una di quelle per le quali si aspetta la seconda stagione con trepidazione, ma che quando arriverà (se arriverà, vista la facilità con cui la piattaforma scrive certi nomi sul suo Death Note) porterà avanti una storia interessante e con del potenziale. Soprattutto se vi piacciono i fantasmi.

7.5

Voto

Redazione

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Recensione Lockwood & Co. i fantasmi teen di Netflix

Lockwood & Co. è una serie che guarda al pubblico giovane ma riesce a rimanere godibile anche a chi non è più nei teens. Il suo focalizzarsi su una trama, senza lasciare spazio a momenti riempitivi, la rende ben ritmata da un lato, ma perde l’occasione di approfondire un’ambientazione e una premessa molto interessante. Il finale, inoltre, è la parte meno riuscita di tutta la produzione, anche se lascia intravedere del potenziale per il futuro.

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