Secret Level è bella, ma non balla
La serie animata di Tim Miller riesce solo a sfiorare il potenziale dei videogiochi a cui si ispira
Sembra passato così poco da quando Secret Level, la nuova serie antologica targata Amazon e ambientata in diversi universi narrativi videoludici, è stata annunciata durante i TGA estivi, e in meno di un attimo è già natale e la prima stagione di Secret Level è passata agli archivi. Come se l’è cavata? Allora, per farla breve: così, così. Ma andiamo con ordine.
Secret Level: dalla fantascienza ai videogiochi
Il nome dietro Secret Level è quello di Tim Miller e se l’avete già sentito potrebbe essere per la regia del primo Deadpool nel 2016 o quella del poco fortunato Terminator: Dark Fate, ma più probabilmente ve lo ricordate per la più recente Love, Death & Robots, altra serie antologica commissionata da Amazon e mandata in onda, anzi in streaming nel 2019. I punti in comune tra le due produzioni sono numerosi, primo fra tutti l’uso dell’animazione digitale, declinata in diversi stili per adattarsi al tono del racconto. Se nel caso della precedente antologia sci-fi però era possibile rintracciare un tema comune a partire dal titolo che rimandava ai concetti di amore e morte tra i robot, nel caso di Secret Level la linea tematica è leggermente più sfumata e riassumibile in “un videogioco diverso a episodio”. Un po’ troppo vago.
Comprensibilmente, poi, le proprietà intellettuali coinvolte nella serie sono quasi tutte di medio livello, il che è comunque un buon risultato tenendo a mente che due su tre (ovvero Sony e Nintendo) delle big in campo videoludico hanno già da tempo strategie e accordi per portare i propri personaggi sul grande e piccolo schermo. Nonostante ciò, le IP Sony fanno comunque capolino, sia nell’episodio ambientato nel mondo di Concord (tra i più interessanti, anche se nel frattempo i server del gioco sono già stati spenti, destino beffardo) sia nella parata finale che celebra il brand Playstation. Altro titolo che spicca nell’elenco è Warhammer 40,000, protagonista nel 2024 di un buon successo con l’apprezzato sparatutto in terza persona Space Marine 2. Altre big del settore come Microsoft e Tencent invece sembrano essersi mosse con maggiore circospezione, sondando il terreno senza scomodare i pezzi pregiati del portfolio, ma affidandosi a solidi gregari come The Outer Worlds e Honor of Kings.
Se a quelli già citati aggiungiamo i giochi mancanti (ovvero un generico Dungeons & Dragons, Sifu, The New World, Unreal Tournament, PAC-MAN, Crossfire, Armored Core, Mega Man e infine Spelunky), il parterre di videogiochi in vetrina si attesta senza dubbio su un buon livello. Anche i nome coinvolti nella produzione testimoniano un certo grado di ambizione con star del calibro di Arnold Schwarzenegger e Keanu Reeves coinvolte nel doppiaggio. Ambizioni di alto livello, tuttavia, non sono state eguagliate da una realizzazione all’altezza delle aspettative, non tanto sul versante tecnico, quanto piuttosto dal punto di vista della narrazione: fatti salvi una manciata di episodi, la maggior parte degli altri corti animati potrebbero essere utilizzati come cinematiche di apertura di un generico gioco fantasy/sci-fi a caso e funzionerebbero comunque. Il che la dice lunga su quanto generica risulti la produzione di Secret Level dopo aver terminato tutti i quindici episodi.
Gli episodi migliori e peggiori di Secret Level
La tendenza si percepisce già dal pilota, ovvero The Queen’s Cradle, genericamente ispirato a Dungeons & Dragons, che racconta una storiella senza dubbio a tema e che sfrutta bene il poco tempo a disposizione, ma lascia poco al termine della visione e solletica molto alla lontana le corde di un videogiocatore. A dirla tutta, sono pochi gli episodi che riprendono un aspetto caratterizzante del videogioco che omaggiano per renderlo un elemento centrale della narrazione: il secondo episodio ispirato a Sifu è uno di questi, ma oltre a essere poco più di un compitino, ricamando sulla meccanica che porta il protagonista a invecchiare di 10 anni a ogni morte, è solo il primo di una serie di altri esperimenti concettualmente troppo simili.
Già il successivo, The Once and Future King ambientato nel New World (titolo della divisione Games della stessa Amazon) riprende uno schema simile, con Re Aelstrom che approfitta delle proprietà magiche dell’isola di Aeternum per sfidare all’infinito il regnante locale. Oltre al senso di dejà vu, Aelstrom è un personaggio spiacevole e crudele col proprio servitore, il quale al termine del racconto gli perdona tutto: probabilmente in originale il doppiaggio del buon Swchwarzy rappresenta un valore aggiunto, impercettibile però nella versione doppiata. Quando poi, al dodicesimo episodio la formula morte/rinascita viene riproposta una terza volta, per quanto sia perfettamente a tema con Spelunky, la ripetizione diventa eccessiva e causa un drastico calo di interesse.
Qualche buon episodio, narrativamente sopra la media, è comunque presente. And They Shall Know No Fear, il corto ambientato nell’universo di Warhammer 40.000 centra appieno lo spirito della fonte di ispirazione e lo traduce in dieci minuti esaltanti e spietati, che rispettano il canone, ma riescono a mantenere in sottotraccia tutto il sarcasmo strisciante sulle democrazie occidentali che appartiene alla serie. Anche in questo caso, però, per quanto la bontà del prodotto sia indiscutibile, sembra di trovarsi di fronte a uno spot del gioco appena uscito e lo stesso si può dire di The Company We Keep, il corto ispirato a The Outer Worlds che gioca con la spietatezza mascherata da umanità delle mega-corporazioni, tema classico della fantascienza. Lo stesso si può direi anche di Circle, straniante episodio ispirato a PAC-MAN in cui il mondo del celebre tondo giallo mangia fantasmini è trasformato in un’oscura distopia futuristica in cui le macchine controllano un’umanità piegata in schiavitù: interessante, finché non diventa palese che sia un’operazione commerciale per lanciare il futuro SHADOW LABYRINTH.
Buona la prima? Ehm...
Tirando le somme, si può utilizzare un unico commento per ogni episodio: carino, ma non lascia nulla e troppo uguale ai precedenti. Se quanto si legge in giro corrisponde al vero, ovvero che la serie è stata commissionata ad agosto e mandata in onda a dicembre, si può immaginare che il risultato non del tutto soddisfacente possa essere conseguenza dei tempi di lavorazione piuttosto stretti. Senza sottovalutare le tempistiche senza dubbio strette, dal punto di vista tecnico però Secret Level è un'eccellenza e non può dunque essere un caso la direzione artistica trasversale alla serie che appiattisce tutti giochi su una estetica di fondo molto simile e quasi sempre oscura e opprimente: il videogioco è anche molto altro, ma è difficile accorgersene guardando Secret Level.
Questo è senza dubbio il principale limite della serie prodotta da Amazon, oltre al gesto poco elegante di relegare i nomi dei numerosi studi sparsi per il mondo coinvolti nella realizzazione al fondo dei titoli di coda, dopo aver invece sottolineato in chiusura di ogni episodio il ruolo di Tim Miller, a cui dunque la preminenza riservata impone di imputare la maggior parte delle colpe per la scarsa riuscita di un esperimento potenzialmente interessante. La seconda stagione, già annunciata e in produzione, ci svelerà se il tempo e magari qualche nome di maggior richiamo sapranno regalarci una maggiore varietà, tanto nell’estetica quanto nelle tematiche.
Voto
Redazione
Secret Level
Non basta un'ottima realizzazione tecnica per rendere Secret Level una serie animata di qualità. L'ottimo lavoro svolto da animatori e grafici viene appiattito da una scrittura pigra e da una direzione artistica che non valorizza l'incredibile varietà di visioni, approcci e prospettive nascoste nel mare magnum del videogioco. Il risultato finale strappa la sufficienza, ma l'occasione persa per valorizzare i videogiochi agli occhi di un pubblico più ampio non è stata per nulla sfruttata.