Senna: la straordinaria serie brasiliana di Netflix sul grande campione
Un viaggio emozionante attraverso la storia
Amici e famigliari lo chiamavano Beco, e quando iniziò a correre - prima della F1 - usava il cognome Da Silva.
Ma per tutto il resto sarebbe stato Ayrton Senna, e se la macchina del team di Frank Williams non lo avesse tradito, sarebbe diventato il più grande campione di Formula 1 di tutti i tempi.
Per chi c’era, ed era un suo grande tifoso, il dolore non passerà mai.
La miniserie di Netflix intitolata semplicemente Senna, con i suoi 6 episodi dedicati alla storia di un campione indimenticabile disponibili dal 29 novembre, parte proprio da quel momento. Dal giorno del dolore. Il 1° maggio 1994. Un giorno che non dimenticheremo mai e che, con quelle drammatiche immagini di repertorio, ci immerge subito nel dramma di Imola, quando un guasto meccanico - è ampiamente accertato, prima avevano addirittura osato parlare di errore umano - ha ucciso Ayrton Senna di fronte a milioni di telespettatori. Inclusa chi scrive.
La trama di Senna
Imola, 1° maggio 1994 al Gran Premio di San Marino, Ayrton Senna (Gabriel Leone) sulla sua Williams è vittima di un incidente gravissimo: va dritto in una curva e si schianta. San Paolo, Brasile, 1964. Un bambino piccolo sogna di volare mentre prova a guidare la macchina del papà. 1980, Ayrton Senna ha 20 anni e vuole passare dal karting, dove ha imparato a vincere, alla Formula Ford. Vuole diventare un pilota di Formula 1. Sa di poter diventare un campione. Supportato dalla famiglia e dalla moglie Lilian (Alice Wegmann), che ha appena sposato, parte per la sua grande avventura: se supererà il test, andrà in Inghilterrra. È proprio durante il campionato di Formula Ford, che Ayrton Senna diventa il pilota, l’uomo che non si accontenta mai. Lui deve vincere. Sa di poter vincere. E, nel rispetto degli avversari, farà tutto ciò che è in suo potere per riuscirci.
Era destinato a grandi cose, ma la moglie - un’ex compagna di scuola - la pensava come i suoi genitori: dopo il campionato di, Ayrton Da Silva sarebbe dovuto tornare a casa, in Brasile. Nonostante l’avesse vinto, quel campionato. Come aveva promesso e come tutti volevano, Ayrton tornò a casa in Brasile. Smettendo di correre e andando a lavorare nell’azienda di autoricambi del padre. Ma quando il destino chiama, Ayrton risponde. A costo di perdere l’amore della moglie, che pochi mesi dopo gli avrebbe inoltrato una richiesta di divorzio. A qualsiasi costo.
Un pezzo di storia, tutta una vita
Lo chiamavano il mago della pioggia. Aveva imparato come funzionavano e come riparare i motori fin da bambino. Era un perfezionista, non si risparmiava mai. Faceva parte di un mondo che non esiste più, quando erano ancora i piloti - e non solo le auto - a fare la differenza.
Ayrton Senna ha fatto crescere la F1, ha appassionato a questo sport milioni di persone in tutto il mondo. Da quel campionato di Formula 3 all’arrivo in Formula 1, circondati dai grandi nomi dell’epoca che avrebbero avuto - tutti - cedergli il passo. Nonostante i pregiudizi. Nonostante le scorrettezze degli altri. Nonostante tutto.
La serie non racconta nulla di nuovo per chi conosce la carriera di Senna da sempre. Ma sarà probabilmente utile ai più giovani per imparare a conoscere l’uomo dietro al pilota.
Ma anche tutto un mondo intero. Un pezzo di storia. Ron Dennis, Nelson Piquet, Nigel Mansell, Niki Lauda, James Hunt, Alain Prost… Tutta gente che faceva o aveva fatto parte del mondo in cui Ayrton Senna stava entrando. Un mondo fatto di feste esclusive, potere e denaro, bellissime donne e numerosi flirt. Un mondo di corse sotto la pioggia - quel primo, indimenticabile GP a Monaco sotto il diluvio - e di piloti che chiedevano di interrompere le gare per mantenere la posizione mentre Senna guidava in qualsiasi condizione, senza batter ciglio. Un mondo di piloti corretti come Lauda e di altri che avrebbero vissuto la futura rivalità con Senna a sportellate. Mi fermo qui, riaprire vecchie ferite è inutile. Ma una cosa va detta: la serie di Netflix vince nel momento in cui riesce anche solo in parte a farci rivivere quelle emozioni che abbiamo conosciuto, vedendole “in diretta” incollati alla TV, tanti anni fa.
Non solo. A partire dal secondo episodio entra nel vivo, mostrando anche i meccanismi dietro alle decisioni, le contrattazioni, le strategie ai box. E naturalmente le gare, con tante immagini di repertorio, che avrebbero consacrato il mito di Senna.
La costante vicinanza della famiglia, la popolarità crescente, i titoli dei giornali.
Il cast è convincente, nonostante impersonare uno come Ayrton Senna non fosse affatto facile. Pare evidente come l’attore brasiliano Gabriel Leone (Verdades Secretas) abbia studiato accuratamente i filmati per dar vita alla sua versione del campione.
L’accuratezza della narrazione è fuori discussione, anche. Quindi chi di dovere ha fatto i compiti. E non a caso, visto che si tratta di una produzione brasiliana che celebra una figura di culto per il Brasile.
Tutto vero, inclusi i continui richiami dai box a “non tirare”, rimasti puntualmente inascoltati perché Senna non sapeva fare solo una cosa: rallentare. Non c’era “logica di squadra” che tenesse. Non esisteva. E questo gli costò delle gare, io me lo ricordo benissimo. E ora lo saprà anche chi non le aveva mai viste: aveva qualcosa dentro che gli impediva di smettere di “tirare”, sempre. Al massimo.
Il rapporto con la famiglia, sempre strettissimo, è una costante anche nella serie. Il personaggio della giornalista Laura Harrison (interpretato da Kaya Scodelario della trilogia di Maie Runner) è inventato e ha il compito di accorpare diversi giornalisti, brasiliani ma non solo, con cui Senna ebbe un rapporto continuativo per tutta la sua carriera, fin dall’inizio.
1° maggio 1994, Imola
Il giorno prima del GP di San Marino del ’94, come mostra la serie nell’ultimo episodio, il pilota austriaco Roland Ratzenberger era morto in seguito a un incidente durante le prove.
La gara della domenica non solo non venne fermata. Frank Williams non ascoltò l’opinione di Senna. La gara non venne fermata dopo l’incidente fatale di Ratzenberger, ma nemmeno dopo l’incidente di Senna.
Michael Schumacher non aveva più nessuno davanti, e vinse quella gara. Che non venne fermata.
Salì sul podio è festeggiò la vittoria.
Questa è storia. Com’è storia - non speculazioni - l’indecisione di Senna sulla gara di Imola. Non se la sentiva di correre, aveva dei ripensamenti. Ci sono decine di testimoni.
La gara si sarebbe fatta, però, e Max Mosley, l’allora Presidente della FIA, insieme alla Federazione, decise di fatto della vita di Ayrton Senna con le nuove regole.
Senna su Netflix rende omaggio al dolore di tutto il mondo, agli omaggi che venivano da ogni dove, a un ricordo che non sbiadirà mai. Lo fa con ricostruzioni e con immagini reale, con rispetto e con verità.
In una serie che ogni suo fan, ma anche chi non ha idea di chi fosse, dovrebbe vedere.