The Bad Guy: perché recuperarla in attesa della stagione 2
In attesa della seconda stagione, scopriamo The Bad Guy su Prime Video
Dal 5 dicembre su Prime Video arriva la stagione 2 di The Bad Guy, la serie italiana prodotta da Amazon con Luigi Lo Cascio e Claudia Pandolfi divisi fra giustizia e malavita.
Ottimamente interpretata, con una cura per la realizzazione di altissimo livello, The Bad Guy è una serie avvincente, piena d’azione e svolte narrative, che tiene lo spettatore con il fiato sospeso mentre mostra un Paese, l’Italia, simile ma non uguale al vero, reale e tangibile Belpaese.
La prima stagione, con i suoi 6 episodi, ha dimostrato di essere un prodotto molto valido, da recuperare se ve lo siete perso prima dei nuovi episodi.
La trama di The Bad Guy
Il magistrato Nino Scotellaro (Luigi Lo Cascio, Il traditore), siciliano, lavora a Palermo con lo scopo di arrestare i boss di Cosa Nostra, in particolare il temibile e potente Mariano Suro.
La moglie di Scotellaro, Luvi Bray (Claudia Pandolfi, Un medico in famiglia), è un brillante avvocato penalista ed è la figlia di un magistrato ucciso in un attentato mafioso anni prima. La sorella di Nino, Leonarda Scotellaro (Selene Caramazza, L’ora - Inchiostro contro piombo) è un’agente dei ROS, sempre a Palermo: tutta la famiglia di Scotellaro combatte la criminalità organizzata e si batte per difendere lo Stato. Ma quando Nino viene arrestato e accusato di essere colluso con gli stessi uomini a cui dà la caccia, tutta la sua scala di valori crolla…
Un’ottima serie italiana, su un Paese diverso dalla realtà
Non c’è cosa più sorprendente della giustizia italiana.
Parola di “uomo d’onore”.
Cruenta, come ogni storia di mafia. Violenta e corrotta, come la “giustizia” dell’Italia di The Bad Guy.
Un’Italia in cui il ponte sullo stretto di Messina è realtà, così come un bizzarro parco acquatico con tanto di spot promozionale in TV su una canzone di Colapesce Dimartino (che compaiono come guest star nella serie).
La serie TV creata da Ludovica Rampoldi (Gomorra), Davide Serino (Esterno notte) e Giuseppe Stasi (Golden Man) è avvincente, con un cast praticamente perfetto e con grande cura per i dettagli e gli effetti speciali.
L’episodio pilota ci immerge subito nel cuore dell’azione, durante una sequenza impressionante che ci spinge a porci una domanda: come fa un uomo dello Stato che ha dedicato tutta la sua vita a combattere la malavita, sposato con la figlia di un magistrato ucciso da Cosa Nostra, a voltare le spalle a tutti i suoi ideali?
A quel punto, la storia di The Bad Guy inizia, portandoci indietro nel tempo di 8 anni.
L’attenzione per i dialoghi, la recitazione naturale - cosa rara in una produzione italiana - e l’immersione in un Paese che è la “nostra” Italia ma che è anche diversa dal Paese che conosciamo, offre un grande vantaggio. Spinge subito nella giusta direzione, indirizzandoci verso quella sospensione dell’incredulità che, in un’Italia “di fantasia”, ci consente di accettare ogni premessa narrativa e ogni evento mostrato.
Non era scontato, ma basta costruire un po’ sulla realtà e il gioco è fatto: The Bad Guy si può permettere qualsiasi cosa. Mentre noi assistiamo, concedendo di buon grado la nostra fiducia. Tanto da passare sopra a qualche cliché (principalmente sul personaggio di Leonarda) senza farci molto caso.
Tutto fila liscio: messa in scena, regia, fotografia, costumi. I paesaggi mozzafiato della Sicilia si sovrappongono a sequenze pronte a turbare uno spettatore impreparato. Ma fin dal principio, con quella prima sequenza, la serie chiarisce il tono narrativo e noi, di conseguenza, ci prepariamo.
Citazioni e innovazione
Era da un po’ che non si vedeva una serie su Cosa Nostra così ben realizzata.
Le citazioni, il simbolismo, le scelte inusuali (il regno di Wowter World su tutto) sono un di più. C’è una buona dose di ironia, che non guasta perfino in questo contesto perché è così ben inserita da risultare, come tutto il resto, naturale.
Tanta luce, tanto colore, un’interpretazione visiva opposta a quella della tradizione televisiva italiana su questo tema. The Bad Guy funziona proprio perché è sia ancorata al passato (con citazioni di livello da Il Padrino a Carlito’s Way) che innovativa.
La freschezza della serie, con una colonna sonora strepitosa e una fotografia spettacolare, si unisca a un uso del colore fortemente significativo. La bellezza della Sicilia, collegata via terra al continente, si contrappone al cancro che la divora dall’interno. Mentre si prende gioco dell’attualità (per esempio con gli attivisti animalisti), The Bad Guy continua dritta per la sua strada, permettendosi licenze narrative perfettamente in linea con il tono della sceneggiatura.
Fra citazioni e innovazione, The Bad Guy ci regala un lungo film in 6 episodi, con un linguaggio televisivo e uno stile cinematografico che rendono giustizia a personaggi (e interpreti) degni di nota.