The Burning Girls: la recensione della miniserie di Paramount+ con Samantha Morton
Scopriamo insieme la trama e la recensione, senza spoiler, della miniserie inglese The Burning Girls, disponibile su Paramount+ e interpretata da una grande Samantha Morton
1556: in un villaggio del Sussex vengono bruciate sul rogo due ragazzine. Gli abitanti del villaggio le circondano. Quasi 500 anni dopo, in quello stesso villaggio tutti esibiscono delle inquietanti bambole per esorcizzare lo spirito di quelle due ragazzine bruciate sul rogo. E quando arriva il nuovo vicario, alla chiesa del villaggio iniziano subito ad accadere strani eventi…
Su Paramount+ è arrivata The Burning Girls, la miniserie in 6 episodi che adatta per la TV l’omonimo romanzo di C.J. Tudor (L’uomo di gesso). Interpretata da Samantha Morton, la ex Alpha di The Walking Dead (e prima ancora la precog di Minority Report), The Burning Girls si muove fra presente e passato, su tre piani temporali, alla scoperta di una storia di orrori perpetrati da coloro che affermavano di agire “in nome di Dio”.
La trama di The Burning Girls
Chapel Croft, Sussex. Il reverendo Jack Brooks (Samantha Morton), il nuovo vicario della chiesa del villaggio, si trasferisce insieme alla figlia quindicenne Florence (Ruby Stokes, Bridgerton) nella vecchia casa assegnata al vicario. Appena arrivata, Jack s’imbatte nell’uomo più potente del villaggio, l’arrogante Simon Harper (Rupert Graves, Sherlock), e capisce subito che qualcosa nella sua famiglia non va. Gli Harper sono temuti e rispettati in quanto discendenti delle due ragazzine finite sul rogo nel 1556 in quello stesso villaggio. Come “risarcimento” per il tributo di sangue versato dalla famiglia, agli Harper viene concesso tutto, o quasi. Ma Jack non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa. E quando scopre che il suo predecessore si è suicidato, e che a Chapel Croft trent’anni prima erano sparite due adolescenti, capisce di trovarsi di fronte a un luogo pieno di misteri. Insieme alla figlia Flo, si troverà suo malgrado al centro di situazioni pericolose, legate al passato e a orribili segreti che gli abitanti di Chapel Croft mantengono da generazioni…
La recensione di The Burning Girls: dalla caccia alle streghe ai kit per esorcisti
La vera, grande forza di The Burning Girls è il personaggio di Jack. Samantha Morton ci regala una performance eccezionale, nei panni di un sacerdote (donna, perché i protestanti lo prevedono) con un atteggiamento moderno, progressista, che mette da parte tutti gli antichi pregiudizi della Chiesa e si apre all’ascolto di chiunque cerchi il suo aiuto.
Il suo rapporto con Flo - ragazzina che si trova catapultata in mezzo al nulla a seguito di un evento drammatico che ha visto il coinvolgimento di sua madre alla chiesa di Nottingham - è pieno di amore, comprensione e cura reciproca. Ma non basta a preservare Flo dagli orrori del posto che la circonda.
The Burning Girls è costruita su tre piani temporali: il 1556, anno in cui le due ragazzine innocenti vennero bruciate sul rogo, il 1992, anno della misteriosa scomparsa di Merry e Joy, due diciassettenni mai più ritrovate, e il presente, in cui Jack e Flo si muovono all’interno di una comunità ostile, piena di segreti e di traumatici eventi passati.
Gli Harper, famiglia disfunzionale per eccellenza “spacciata” per esempio per la comunità, sono i dominatori assoluti in fatto di decisioni. Poco importa se si tratta di ritrovi al pub con gara di quiz, decisioni economiche o addirittura di gestione della chiesa locale. L’arrivo di Jack sconvolge i piani locali. Jack viene da un mondo molto diverso, è rimasta sola con una figlia da crescere ed è suo malgrado accompagnata da una pessima reputazione che la segue da Nottingham e che riguarda un esorcismo. Non a caso, poco dopo il suo arrivo qualcuno le fa recapitare in forma anonima un vecchio kit per esorcisti che turba moltissimo Flo e che spinge Jack a tenere un’arma nel comodino in caso si debba difendere.
Chapel Croft è il tipico minuscolo villaggio inglese in cui tradizione e pregiudizio si mescolano alla perfezione, con tanto di ragazzino affetto da un disturbo che lo rende vittima di bullismo. Lucas Wrigley (Conrad Khan, Peaky Blinders), proprio per il suo isolamento forzato dal resto dei ragazzi del villaggio, sembra essere l’unico in grado di comprendere lo smarrimento e la solitudine di Flo, con la quale lega fin dal loro primo incontro.
Ma non basta trovarsi in una situazione simile per condividere idee e sentimenti, come dimostra l’incontro di Flo con Rosie (Élodie Grace Orkin, Stranger Things), la figlia maggiore di Simon Harper, ragazza crudele le cui malefatte emergono nel corso della narrazione.
The Burning Girls: tremate, tremate! Le streghe son tornate!
I crimini del passato, soprattutto quelli compiuti ai danni di ragazzine innocenti, tornano a perseguitare il presente. Giusto in tempo per Halloween.
Le bambole “esorcizzanti” in puro stile Blair Witch Project che tutti gli abitanti di Chapel Croft hanno in casa, e che pongono anche sulle lapidi che separano la chiesa dalla casa del vicario - una bella passeggiata nel cimitero non si nega a nessuno - sono dedicate alle povere “burning girls” del 1556… Che ancora terrorizzano gli abitanti con visioni sconvolgenti. Ma come spesso accade, guardando meglio, i fantasmi del passato arrivano per dire qualcosa ai vivi del presente. Basta saper ascoltare.
Così, fra una scena di suspense e l’altra, fra una minaccia e un rapimento, Jack finirà per risolvere tutti gli enigmi del passato. Grazie a ciò che trova in cantina, alla sua dedizione alle vittime del passato e alla sua brillante personalità - che ci riserva parecchie sorprese - tutti i misteri verranno risolti. Incluso quello che riguarda la fine del padre di Flo.
Con un plot twist forse non del tutto inatteso, ma certamente molto efficace, il finale di The Burning Girls ci mette in guardia dalla superficialità, dal giudizio gratuito - i personaggi non sono come sembrano, tranne naturalmente gli Harper - e da quel maledetto, radicato vizio delle piccole comunità di proteggere i suoi segreti guardando le spalle anche agli individui peggiori. Soprattutto quando c’è di mezzo la religione. Per fortuna, però, i sacerdoti non sono tutti uguali…