The Diplomat: la recensione della stagione 2

Una stagione diversa, ma sempre eccezionale

The Diplomat la recensione della stagione 2

The Diplomat su Netflix nasceva, con la prima ottima stagione, già con l’idea di questo secondo ciclo di episodi. Episodi diversi da quelli che avevamo visto finora. Perché se all’inizio dovevamo conoscere i personaggi e capire come si muovevano sulla scena della politica internazionale, ora che li conosciamo e sappiamo quali siano i loro ruoli assistiamo alle conseguenze delle loro azioni. Conseguenze molto drammatiche che scopriamo nei 6 episodi della stagione 2, dal 31 ottobre su Netflix.

The Diplomat - Il podcast

 

La trama di The Diplomat 2

The Diplomat: la recensione della stagione 2

La seconda stagione di The Diplomat riparte esattamente da dove ci aveva lasciati: dalla bomba esplosa in un’auto, colpendo il deputato Merritt Grove, Hal Wyler (un eccezionale Rufus Sewell, Kaleidoscope) - marito dell’ambasciatrice Kate (Keri Russell, The Americans) - e il suo capo della missione Stuart Hayford (Ato Essandoh, Blood Diamond).

La prima stagione si era chiusa con un’esplosione, la seconda ci parla delle cause e delle conseguenze di quell’esplosione. Con sospetti, colpi di scena e scottanti rivelazioni che cambiano il corso degli eventi, coinvolgendo i vertici degli USA e il Primo Ministro inglese Nicol Trowbridge (Rory Kinnear, Penny Dreadful).

The Diplomat: una serie che si evolve una stagione dopo l’altra

The Diplomat: la recensione della stagione 2

Le parole di Kate Wyler, mentre pensa a quando si trovava dall’altra parte, cioè a quand’era la moglie dell’ambasciatore e non l’ambasciatore, sono emblematiche:

Il lavoro ha una componente altamente ripugnante.

Il succo della seconda stagione di The Diplomat è tutto qui. Il parallelismo fra il matrimonio di Kate e Hal e la diplomazia internazionale è reso ancor più evidente di quanto non fosse nella prima stagione. Ci sono tante svolte narrative in questa stagione, ma al contrario di quelle precedenti sono meno “movimentate”. Arrivano così, con una frase. Con una parola che cambia la prospettiva. E di fronte a qualcosa che cambia le carte in tavola, solo le persone estremamente intelligenti si adattano in fretta e nel modo giusto. Hal e Kate sono entrambi molto intelligenti. Ma quando si tirano in mezzo potenziali colpi di Stati, reati di alto tradimento e avvicendamenti nel quadro del potere mondiale, capiamo quale sia il nodo della narrazione: Kate.

Non si cambia la politica, è la politica a cambiare le persone…

The Diplomat: la recensione della stagione 2

Kate è diversa da tutti gli altri personaggi per un motivo molto semplice: ha un senso di responsabilità e di giustizia che manca agli altri. È centrata su se stessa, sulla propria capacità di distinguere fra giusto e sbagliato. Capisce la politica - che spesso confonde i confini fra bianco e nero, perché vive di sfumature di grigio - ma non è disposta a scendere a compromessi con la propria coscienza. Non se non ha tutte le informazioni necessarie. L’intera stagione ruota attorno a queste informazioni.

Scoprirete lati inediti di Kate e di Hal. Assisterete a momenti che non vi aspettatavate, e che vi spaventeranno. E poi ascolterete alcuni fra i monologhi più riusciti pronunciati da una grande, grandissima attrice, che arricchisce un cast già straordinario (Rory Kinnear, Rufus Sewell, Ali Ahn, Ato Essandoh...).

Allison Janney, 1 Premio Oscar (per I, Tonya) e la bellezza di 7 Emmy Awards (per The West Wing e Mom), non è un’attrice che ingaggi per farle fare una particina. Le dai un ruolo importante e poi fai in modo che diventi centrale anche nella vita (lavorativa) di Kate.

Il discorso del personaggio della Janney sulla politica - il primo con cui ci incanta in un monologo rivolto a Kate - è perfetto, ed evidenzia quella distanza fra Kate e i politici. La nostra adorabile protagonista è una pessima politica. È inadatta a certi incarichi. Kate Wyler è una di quelle persone che dovrebbero restare dietro le quinte. Perché capiscono benissimo la politica… Ma non sanno farla.

Ecco perché come sempre tocca a Hal fare la parte del cattivo. O del menagramo, dicendo la brutale verità. Qualcuno deve pur farlo, ma non certo con l’opinione pubblica: il popolo non deve sapere. A meno che non sia qualcuno ai piani alti a deciderlo. Precisando anche cosa dovrebbe sapere…

L’integrità non esiste nel mestiere dei diplomatici. Non davvero. Non come la intendiamo noi, ed è per questo che amiamo Kate. La amiamo perché non scende a patti. Non con il proprio senso della giustizia. Fino alla sconvolgente rivelazione che chiude il penultimo episodio, cambiando tutto. E di nuovo, il finale di stagione, che cambia tutto. Rassicurandoci perché The Diplomat avrà un seguito. Una terza stagione in cui, proprio come nella seconda, il terreno di gioco cambierà. Ma non la qualità e la natura dei personaggi.

The Diplomat

Rating: TBA

Nazione: USA

8

Voto

Redazione

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The Diplomat

La seconda stagione di The Diplomat, disponibile su Netflix con i suoi 6 episodi, cambia il terreno di gioco. L’ambasciatrice Kate Wyler (l’incantevole e bravissima Keri Russell) si trova a dover scendere a patti con la propria coscienza, prendendo una decisione estremamente difficile. Farà ancora la cosa giusta, ma come sempre si troverà in un gioco più grande di lei. Mentre affrontiamo le conseguenze del drammatico colpo di scena che aveva chiuso la prima stagione, fra un’ottima interpretazione e l’altra, un dialogo perfetto e l’altro, ci prepariamo a un’altra serie di colpi di scena e a un illustre ingresso nel cast - con la grande Allison Janney - che ci porterà dritti verso la terza stagione della serie.

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