Come leggere la scheda tecnica di un Blu-ray – Prima parte – Il video
Lo schema tecnico riportato sul retro copertina di un prodotto Blu-ray può rivelare molto della qualità al suo interno, ecco come interpretarne correttamente le sigle
Il Blu-ray è un disco delle stesse dimensioni di un Compact Disc, da cui si differenzia per la capacità di immagazzinare un più elevato volume di dati. Come ordine di grandezza un singolo disco Blu-ray può contenere al suo interno 5 DVD, oppure 35 Compact Disc. Superiore quindi il livello di densità dei dati (per la cui lettura occorre un'unità ottica dotata di laser di inferiore lunghezza d'onda, in nanometri, rispetto al DVD), il Blu-ray anche se ben protetto da speciale pellicola esterna va maneggiato con cura: anche un piccolo ma indelebile graffio potrebbe rendere l'area illeggibile, per contro un Compact Disc anche ricolmo di graffi ha più chance di suonare perfettamente.
Quando il disco Blu-ray non viene usato per salvare dati da computer ma per lo scopo principale per cui è nato, ovvero audiovisivi, in genere si tratta di materiale tecnicamente di alta qualità, volto a preservare il più possibile l'arte nell'opera in esso inclusa. Un disco Blu-ray “standard”, a risoluzione video Full HD/2K o più semplicemente “1080”, significa che include un programma in alta definizione, visionabile attraverso qualsiasi lettore Blu-ray Full HD, ma è compatibile anche con lettori Blu-ray 4K/UHD, attraverso i quali la visione potrebbe ancora migliorare.
Per un Blu-ray 2K/Full HD le diciture sul retro copertina di solito sono del tipo “1080i” - “1920 x 1080i”, oppure “1080p” - “1920 x 1080p”: nel primo caso si tratta di un segnale a 1080 linee “interlacciate”, dove solo una parte del segnale video contiene l'informazione, nel secondo si passa a 1080 linee “progressive”, dove tutto il segnale contribuisce alla qualità dell'immagine. Esistono materiali video di elevata resa dove la visione comparata tra 1080i e 1080p, fintanto che si rimane nell'ambito di schermi televisivi di media grandezza (max 50” pollici), potrebbe non rivelare sostanziali differenze. Sui Blu-ray 4K/UHD il "1080p" diventa "2160p".
In alcuni casi viene specificata la “cadenza frame”, ovvero quanti frame (fotogrammi) transitano al secondo: 1920x1080/24p oppure 1920x1080/23.976p, nel caso il segnale fosse interlacciato 1920x1080/50i. Nei primi due casi il flusso delle immagini, nelle panoramiche orizzontali, in genere avviene con dei micro-scatti che potrebbero dare noia ma che non sono difetti, ma una vera e propria scelta artistica. Su rari Blu-ray 4K/UHD la cadenza può arrivare a 60p, molto più fluida. Se i movimenti a scatto dessero fastidio si può renderli più tollerabili intervenendo tramite impostazione sul tv.
L'immagine contenuta nel segnale video ha ovviamente forma geometrica, il cosiddetto “aspect ratio” - letteralmente “rapporto d'aspetto”. Senza entrare troppo nel dettaglio possiamo dire che quando un'immagine ha formato televisivo o 4:3 (quattro terzi) oppure 1.33:1 si presenta in forma quadrata, benché prima dell'avvento delle ottiche anamorfiche e dei sistemi di ripresa “allargati” anche i film erano in formato quadrato. L'anamorfico e il “CinemaScope” giunsero negli anni '50, il primo film fu lo storico The Robe – La tunica, che apriva a un'immagine molto più estesa ai lati, rettangolare e avvolgente. Con un Blu-ray e immagini in Full HD/2K o UHD/4K un film 1.33:1 (in alcuni casi anche 1.37:1) si presenterebbe in forma quadrata, con un tv rettangolare come quelli in commercio da anni (il cui formato è 16:9, “sedici noni”, rapporto base altezza 1.77:1) l'immagine si presenterebbe centrale con bande nere verticali a destra e sinistra.
Solo dal formato immagine 1.66:1 a salire il segnale video, più rettangolare, meglio si adatta allo schermo 16:9. In tal caso più l'immagine si “stringe” in dimensioni sopra e sotto allargandosi ai lati (1.77, 1.78:1, 1.85:1, 2.35:1, 2.39:1, 2.40:1, 2.50:1, 2:55:1) e più diventano vistose le barre nere sempre sopra e sotto di essa. Dato che lo schermo televisivo ha formato 16:9 = 1,77 significa che con un segnale 1.85:1 avrò due piccole strisce nere sopra e sotto, più evidenti da 2.35:1 in poi.
Questa indicazione riportata nello schema tecnico di un film (telefilm, concerto, documentario) su Blu-ray, ma ciò vale anche per i DVD, diventa oltremodo importante perché consente di scoprire se il formato immagine è o meno diverso da quello all'origine (delle riprese o della post-produzione). Discorso a parte per le riprese IMAX (formato 1:43:1), dove il girato ha uno sviluppo più verticale e su un'area più quadrata. Per esempio il regista Christopher Nolan gira solo alcune sequenze (in genere le più epiche ed esaltanti) in IMAX, come nel caso della rapina a prologo de Il cavaliere oscuro, girando il resto più rettangolare 2.40:1.
Soprattutto in passato, quando il materiale in video del film veniva “adattato” per limitare l'eccesso di bande nere sopra e sotto l'immagine, si interveniva sul rapporto d'aspetto, passando per esempio da 2.35:1 a 1.85:1, oppure da 1.85:1 si scendeva a 1.66:1. Questa sorta di “zoom” all'interno dell'immagine provoca perdita di informazioni ai lati destro e sinistro. Per i film ripresi in formato rettangolare spinto come il 2.35:1/2.40:1 o addirittura 2.55:1 (tra i pochi esempi il Ben Hur con Charlton Heston) è esistita per un certo periodo una scellerata pratica denominata “pan&scan”, dove lo zoom all'interno del riquadro visivo avveniva in profondità a eliminare totalmente le bande nere sopra e sotto. Quanto restante era solo una percentuale dell'area totale: talvolta il centro dell'immagine veniva meccanicamente spostato per rendere più comprensibile il momento. Un esempio su tutti C'era una volta il West di Sergio Leone: all'origine 2.35:1, l'edizione pan&scan americana fu devastante, con passaggi in cui i personaggi inquadrati in primo piano erano visibili solo per la punta del naso o parte di una guancia(!).
Ci sono Blu-ray che ancora oggi di fianco al rapporto d'aspetto riportano la dicitura “16:9”: che ci sia o meno non importa, tutti i programmi in alta definizione su Blu-ray sfruttano l'immagine al meglio, sia in verticale che orizzontale. Per contro il “16:9” resta indicatore fondamentale nei DVD, perché significa che l'immagine è stata concepita per una visione ottimale su un televisore sedici noni (onde migliorarne la risoluzione verticale). Qualche tempo dopo la nascita del supporto DVD la presenza o meno del 16:9 faceva da spartiacque: senza il sedici noni i film in formato da 1.66:1 a salire erano offerti “letterboxed”, immagine col corretto formato d'aspetto su cui però bisognava zoomare per allargarle e riempire lo schermo rettangolare, con perdita di contrasto e dettaglio.
Le codifiche video succedutesi nel mondo del Blu-ray Video 2K sono essenzialmente 3: MPEG-2, VC-1 e AVC/MPEG-4, vi basti sapere che quest'ultima è la migliore e da anni “ospite fissa” di qualsiasi produzione Blu-ray Full-HD/2K. Attenzione alla tipologia di disco Blu-ray: BD-25 significa disco singolo strato (capacita massima 25 Gigabyte), BD-50 disco doppio strato (capacità massima 50 Gigabyte). Ovviamente più spazio c'è e più alta l'opportunità di disporre di segnale video e tracce audio di elevata resa e inferiore compressione. Con l'avvento del Blu-ray 4K è aumentata la capienza dati, indicazione che non riporta praticamente nessuno: BD-66 doppio strato (capacita massima 66 Gigabyte), oppure BD-100 triplo strato (capacita massima 100 Gigabyte).
Anche la codifica video consumer sui Blu-ray 4K ha visto un'evoluzione nell'HEVC (High Efficiency Video Coding) o H.265, ottimizzando ulteriormente spazio e qualità. Qualche disattenta pubblicazione non lo riporta, ma dovrebbe sempre venire segnalata l'esatta presenza di quale HDR – High Dynamic Range sia incluso. Il 99% dei dischi UHD/4K è in HDR (pochissimi in SDR – Standard Dynamic Range, con spazio colore e dinamica delle luci compressi quanto un Blu-ray Full HD/2K) e offre maggiore estensione dinamica e più bassa compressione per luci ed elevato spazio colore (paragonabile alla differenza tra un file audio WAV/PCM rispetto a uno MP3), con grado di luminosità che in certi casi può sembrare più basso.
Quello “base” è l'HDR-10, la cosiddetta “mappatura dei toni” (che grossolanamente possiamo accostare a diversi livelli di luminosità, anche se è più corretto parlare di “livello di luminanza”) che qui è unica per l'intero programma e quindi meno fedele all'originale. La mappatura toni dinamica, seguendo cioè il cambio di scena nel film, è presente se lo schema tecnico riporta indicazione di HDR-10+ e/o Dolby Vision, avvicinandosi ancor più all'originale fotografia dell'opera. In rari casi sono presenti tutte e due, ricordando che solo se anche il player Blu-ray, il cavo di connessione HDMI (deve essere certificato 4K, anche meglio se 8K) e il televisore sono compatibili è possibile accedere a uno spettacolo Dolby Vision o HDR-10+. Diversamente si scende automaticamente di resa col solo HDR-10, sempre presente.
Ricordiamo che al momento non tutti i produttori di televisori (e di player Blu-ray) offrono compatibilità 100% con l'HDR, ovvero: HLG (Hybrid Log Gamma per le trasmissioni tv), HDR-10, HDR-10+ e Dolby Vision. Per esempio Samsung si è schierata con l'HDR-10+, Sony con il Dolby Vision mentre Panasonic e Philips li inclusono entrambi.
Ultima nota sul “codice regionale” del disco Blu-ray 2K/Full HD (i 4K/UHD non hanno codice): l'Italia rientra nella regione assieme al resto di Europa, Africa, Medio Oriente, Australia e Nuova Zelanda. Regione per Nord America, Sud America, Territori degli Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Sud-Est Asiatico. Regione