Matrix torna al cinema: cosa ci ha regalato la trilogia originale e cosa aspettarsi dal quarto film
A 22 anni dall’uscita del primo, iconico film The Matrix l’impatto sull’immaginario collettivo della lotta tra Neo e la macchine è indiscutibile: cosa possiamo aspettarci dal suo ritorno al cinema?
La fine del millennio si avvicinava, il millennium bug spaventava informatici e i pochi fortunati con un computer nelle proprie case, le Torri gemelle si scagliavano sullo skyline newyorkese e il biglietto del cinema per vedere il nuovo film dei Wachowski si pagava in lire. Uscito nel 1999, The Matrix ha avuto un’impatto mediatico e culturale tale che è difficile spiegare a posteriori a quanti non c’erano cosa sia stato. Difficile perché passata l’euforia iniziale e le innumerevoli parodie e citazioni consumate in ogni media e a ogni livello, certe idee e certe scelte artistiche che hanno reso iconico quel film sono entrate così a fondo nella nostra coscienza da agire a livello subconscio.
L’eredità perfetta di The Matrix
La scena al rallenti di Neo che scriva i proiettili sparati contro di lui da mr. Smith è stato un autentico tormentone di quell’annata (e delle successive). Oggi quasi più nessuno cita quell’iconica mossa di Keanu Reeves, ma il rallenti come strumento per ritmare e sottolineare elementi coreografici di uno scontro in un film action è pienamente assimilato nel cinema di largo consumo. Prima di Zack Snyder c’erano i Wachowski e le loro lezioni di kung-fu volante, le loro sparatorie tra piloni di marmo verde che esplodevano al rallentatore.
L’impatto culturale di Matrix è completamente sfuggito dal controllo dei suoi creatori, prendendo derive anche sinistre: basti pensare al vocabolario degli autoproclamatisi incel (celibi involontari), tutto fatto di pillole rosse e pillole blu. Il primo film di Matrix è stato un forte catalizzatore dei movimenti anti-sistemici e delle paure sinistre che si catalizzavano nella musica, nell’arte, nella letteratura e nel cinema degli anni ‘90, la prima decade in cui anche gli artisti si ritrovarono a fare i conti con Internet e il suo potere presente e futuro, tutto da esplorare.
Reloaded e Revolutions: un’eredità difficile da valutare
La potenza visiva e l’impatto culturale di The Matrix (1999) è stato tale che neppure lo stesso franchise ha saputo contenerlo e domarlo. Rivisti oggi i successivi film Reloaded e Revolutions (usciti a distanza di 6 mesi l’uno dall’altro nel 2003) appaiono per quello che sono: un tentativo disordinato di creare una storia apocalittica e universale a partire dal racconto particolare del disagio di un individuo, Neo (Keanu Reeves), che fatica a concepire la realtà come tale, salvo poi scoprire che è un software elaborato da delle AI per tenere a bada l’umanità e sfruttarla come fonte di energia. Il mondo di Neo è l’esito catastrofico di una guerra tra intelligenze artificiali divenute senzienti e umani che arrivano ad oscurare il sole per arrestarle, salvo poi perdere il comando della catena alimentare.
Se narrativamente e stilisticamente i due sequel non sono che pallide copie dell’originale, contengono in sé spunti affascinanti e di cui solo oggi possiamo comprendere appieno la portata. Penso in particolare a Revolutions, in cui Neo riesce ad aprire un dialogo tra macchine, AI e umanità per raggiungere una tregua che sembrava impossibile: tra le intelligenze artificiali non c’è forse amore, ma lo stesso bisogno di connessione e la stessa empatia che porta Neo e Trinity a sacrificarsi per l’altro e per l’umanità. Impossibile poi non vedere un collegamento con temi e sensibilità del successivo Cloud Atlas, ma ancor di più come la serie Sense8.
Con il suo finale apertissimo e l’intricata costruzione di un mondo in stretta continuità tra i vari capitoli filmici (e i successivi videoludici), Matrix ha aperto la via a universi crossmediali come quello DC e quello Marvel, senza che ce ne accorgessimo.
La resurrezione di Matrix: cosa aspettarsi dal quarto film
Non può sorprendere il ritorno - anzi, la resurrezione - di Matrix in un’epoca di rivitalizzazione forzata di qualsiasi franchise passato e presente. Il finale di Revolutions ci consegnava la salma di Neo nella Città delle Macchine, la morte di Trinity e un nuovo equilibrio tra Architetto e Oracolo da cui ripartire, sulla base di una fragile tregua tutta da definire tra umani e macchine. Uno strano miscuglio con molti appigli per proseguire la storia, ma anche tanti addii rispetto al cast originale.
Invece di quel cast gli unici assenti giustificati saranno Lawrence Fishburne, il cui personaggio è morto durante The Matrix Online, e Hugo Weaving, che cede il ruolo dell’agente Smith a Jonathan Groff. Keanu Reeves, Carrie-Anne Moss, Jada Pinkett Smith e Lambert Wilson invece torneranno, perché c’è solo un’entità più potente di Neo nel resuscitare i morti: Hollywood.
Più interessante e impattante però il cambio dietro la cinepresa: Lana Wachowski dirigerà il film senza la sorella, una pellicola scritta insieme al romanziere David Mitchell (Cloud Atlas) e a Aleksandar Hemon.
Inutile girarci attorno: dopo il coming out come donna transgender del 2016, la regista torna a dirigere un franchise che nella narrazione dei corpi, dei generi e dell’amore ha sempre usato un’immaginario allusivo e sottile. È notizia di questi giorni che Lana Wachowski ha confermato l’interpretazione di molti secondo cui i tre film di The Matrix sono (anche) una metafora della transizione da lei affrontata. Non una notizia così sorprendente, considerando quanto visivamente e caratterialmente Neo e Trinity siano due facce della stessa medaglia, un’anima sola divisa in due corpi complementari e sempre dialoganti. Se all’epoca in tanti non capirono è perché il discorso collettivo su questi delicatissimi temi non era ancora maturo e le sensibilità del pubblico erano tutte da costruire.
Anche per questo sarà interessante vedere cosa succederà in Matrix: Resurrections. Ci sono 20 anni tutti da assimilare e raccontare nel futuro di Neo, 20 anni in cui le battaglie politiche e sociali (che sono sempre state al centro della storia, a meno di non essere veramente ottusi o distratti) hanno fatto passi da gigante, così come la pervasitività di Internet e delle AI. Riuscirà Matrix ad assimilare il presente in cui viviamo dentro il suo futuro, tornando ad essere visionario e ispirante nell’affrontare questi temi, senza perdere la sua identità? Lo scopriremo il 1 gennaio 2022.