Addio pellicola, arriva il cinema in digitale!
di
Roberto Vicario
110 dieci anni di onorata carriera. Questo il lunghissimo lasso temporale che la pellicola ha avuto a sua disposizione per entrare nel cuore di tutti coloro che amano il cinema. Un abisso se pensiamo a quanto brevi siano state le vite di altri prodotti o strumenti tecnologici.
Un lunghissimo secolo che ha permesso, a partire dai fratelli Lumiére nel lontano 1895, di iniziare un'epopea che ha consentito a tantissimi cineasti di affermarsi come vere e proprie icone di quella che viene definita la “settima arte”.
Cosa succederà quindi al cinema? Fondamentalmente quello che l'incedere evolutivo impone senza troppe alternative: il cambiamento. Dopo la chiusura di Fuji, anche Kodak, ultima produttrice di pellicola al mondo, ha deciso di chiudere con il triacetato di cellulosa, sancendo quindi in maniera indiretta la fine del cinema “analogico”.
Cosa comporterà il passaggio in digitale? quali sono e saranno pregi e difetti? ma soprattutto, come si evolverà la situazione nel nostro paese? Cerchiamo di fare un po di luce in questo (nostalgico) speciale.
Addio cara vecchia 35 mm!
8 su 10. Un numero che lascia poco spazio alle discussioni. Questa é la percentuale di registi che hanno abbandonato le pizze in 35 mm a favore delle telecamere digitali. Scelta che come detto in parte é stata dettata dall'ormai quasi totale irreperibilità dei rullini necessari per il girato.
Un esempio lampante é stato sicuramente quello accaduto al regista Ken Loach con il suo ultimo lavoro: Jimmy's Hall. Durante la fase di montaggio il regista britannico si é trovato in carenza di pellicola. Dopo un disperato SOS lanciato attraverso un sito internet, Pixar ha risposta al suo appello inviandogli 19 rullini prelevati dal loro magazzino e che hanno permesso al cineasta di completare il suo lavoro.
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Sorvolando sulla curiosa coincidenza che ha visto proprio la Pixar, paladina del digitale, intervenire sotto le spoglie della salvatrice del regista, quello del digitale é un discorso molto delicato e ricco di sfaccettature.
I motivi principali sono noti a tutti. L'arrivo del cinema fatto di hard disk e tonnellate di giga byte porterà ad un sensibile abbassamento dei costi sia per quanto riguarda la produzione vera e propria, quanto per i distributori, ma soprattutto per gli esercenti che avranno costi di gestione inferiori a quelli che si avevano con i classici proiettori (anche se questo potrebbe comportare ad un abbassamento nelle richieste di forza lavoro).
Bisogna anche dire che oltre a Loach, altri registi amanti della celluloide non effettueranno un reale ed immediato passaggio al digitale (vi basti pensare che Nolan sta girando il suo Interstellar in 35mm) ma più verosimilmente assisteremo ad un periodo di convivenza in cui coesisteranno questi due elementi sino alla supremazia del più recente su quello vetusto.
Se quindi da una parte i puristi sostengono che con il digitale si perde la vera essenza di quello che é il cinema, dobbiamo soffermarci su quelli che possono essere anche i pregi del passaggio al digitale. In primis il deterioramento della pellicola diventerà un problema legato al passato. Le famose pellicole “rovinate” diventeranno un ricordo destinato a rimanere unicamente nei ricordi dei più anziani, con proiezioni che anche a distanza di settimane non perderanno in qualità.
A questo poi bisogna aggiungere tutta una serie di caratteristiche tecnologiche come il frame rate dell'immagine e la qualità dell'audio migliore. Nel primo caso abbiamo già avuto un assaggio di quello che la nuova tecnologia può offire con l'HFR che Peter jackson ha utilizzato all'interno del suo Lo Hobbit. Il passaggio a 48fps (ed in futuro perché no, anche a 60fps) é un vero e proprio toccasana per la qualità intrinseca del lungometraggio e non fatichiamo a credere che nel prossimo futuro diventerà lo standard per molti registi.
A questo elemento bisogna aggiungere una qualità del sonoro nettamente superiore che grazie a nuove tipologie di compressione audio, raggiunge vette d'eccellenza inarrivabili sino a pochissimo tempo fa. Non dobbiamo dimenticare inoltre che in un futuro non troppo remoto, vi sarà anche un uso più massiccio della tecnologia 4K cosa che dovrebbe portare le immagini a risoluzioni altissime (4096x2160) con una pulizia visiva ad oggi quasi inimmaginabile. Tutto questo a favore di un cinema sempre più coinvolgente e avanguardista.
Un'Italia spaccata in due.. anche sotto l'aspetto economico
Se sotto il profilo internazionale abbiamo un sacco di registi che sono ancora amanti del girato in 8, 16 o 35 mm, con nomi di grosso calibro come il già citato Christopher Nolan al quale si aggiungono Quentin Tarantino, J.J.Abrams e tanti altri ve ne sono tanti altri che già da diverso tempo decantano le lodi del digitale, tra cui nomi importanti come quello di David Lych.
In Italia la situazione vede un divisione netta tra chi é a favore del passaggio al digitale (avendolo magari già utilizzato) e chi invece non vede di buon occhio l'incedere tecnologico. Tra i pro del digitale si schiera ad esempio Pupi Avati che con il suo ultimo prodotto ha spiegato di poter fare cose che prima risultavano impossibili. Entrando più nel dettaglio ha raccontato che con questa nuova tecnologia il regista può lavorare su più macchine da presa contemporaneamente, oltre al fatto di poter girare anche in condizioni di luce non proprio ottimali. A questo poi si somma un fattore psicologico. Grazie alle ridotte dimensioni di alcune macchine da presa, il regista può nascondere le macchine da presa agli attori ottenendo un risultato ancora più veritiero da proporre al pubblico.
Non é dello stesso parere Daniele Lucchetti che per il suo Anni Felici ha utilizzato tutte e tre le tipologie di macchine per pellicola (35, 16 e Super8). Secondo il regista con l'avvento del digitale si perde quelle che erano le vere sensazioni che il cinema sapeva trasmettere, rendendo tutto più artificiale e meno credibile.
Al coro dei contro si aggiunge inoltre la voce del regista Paolo Sorrentino che per la sua ultima fatica, La grande bellezza, ha optato per la celluloide.
Ma al di là delle scelte dei singoli protagonisti del mondo del cinema, quello che maggiormente spaventa del passaggio al digitale é sicuramente tutto l'aspetto economico che sta alle spalle di questa scelta.
YTvideo('http://www.youtube.com/watch?v=LKdeSEnHj-8','LKdeSEnHj-8')
Passata un po in sordina, una legge emanata dal nostro paese, obbliga tutte le sale al passaggio in digitale dal 1 gennaio di quest'anno. Questa decisione, ha messo e sta mettendo in seria difficoltà moltissime realtà comunali e provinciali, come ad esempio i piccoli cinema di paese o quelli a conduzione parrocchiale.
Sebbene ad oggi la percentuale di digitalizzazione delle nostre sale rasenti orma il 70% sono ancora molte le sale che rischiano di chiudere i battenti, lasciando di conseguenze a casa moltissime persone che lavorano all'interno del settore. Ovviamente associazioni di settore si sono già mosse per cercare di dilatare il tempo di questo passaggio e permettere anche alle piccole realtà di trovare i fondi necessari all'adeguamento.
Come spiegato dal presidente dell'Anec Lionello Cerri, l'adeguamento di una struttura cinematografica al digitale può costare da 50 a 70 milia euro, cifre davvero impensabili per le piccole realtà, che si sta cercando di salvaguardare. Dello stesso avviso é anche la parte distributiva di questo settore che prevede un periodo di distribuzione mista, così da permettere a tutti quanti sia il tempo necessario per passare al digitale e allo stesso tempo l'efficenza della loro struttura.
Nonostante questi numeri bisogna anche sottolineare che l'Italia é in netto ritardo rispetto al resto dell'Europa per quel che riguarda la digitalizzazione del cinema e forse, proprio per questo motivo, si é cercato di dare un'accelerata generale a questo passaggio formulando questo emendamento, che non ha tenuto evidentemente conto di tutte le problematiche economiche che il nostro paese sta attualmente attraversando.
[video]http://vimeo.com/62128372[/video]
Cercando di tirare le somme quindi dobbiamo segnalare che il passaggio al digitale apporta sicuramente significati miglioramenti sotto l'aspetto qualitativo della pellicola, al di là di quelli che possono essere i gusti della singola persona o dei registi. A questo si aggiungono però numerose problematiche di tipo economico, che vedono da una parte la gioia dei distributori per il sensibile abbassamenti dei costi di distribuzione, e dall'altra gli esercenti, che si trovano ad affrontare un passaggio non proprio economico in un momento molto difficile. Quello che ci auguriamo, da appassionati di cinema, é che si riesca a trovare una soluzione che non penalizzi troppo un sistema che negli ultimi anni ha già manifestato segni di vistoso rallentamento. Staremo a vedere.
Un lunghissimo secolo che ha permesso, a partire dai fratelli Lumiére nel lontano 1895, di iniziare un'epopea che ha consentito a tantissimi cineasti di affermarsi come vere e proprie icone di quella che viene definita la “settima arte”.
Cosa succederà quindi al cinema? Fondamentalmente quello che l'incedere evolutivo impone senza troppe alternative: il cambiamento. Dopo la chiusura di Fuji, anche Kodak, ultima produttrice di pellicola al mondo, ha deciso di chiudere con il triacetato di cellulosa, sancendo quindi in maniera indiretta la fine del cinema “analogico”.
Cosa comporterà il passaggio in digitale? quali sono e saranno pregi e difetti? ma soprattutto, come si evolverà la situazione nel nostro paese? Cerchiamo di fare un po di luce in questo (nostalgico) speciale.
Addio cara vecchia 35 mm!
8 su 10. Un numero che lascia poco spazio alle discussioni. Questa é la percentuale di registi che hanno abbandonato le pizze in 35 mm a favore delle telecamere digitali. Scelta che come detto in parte é stata dettata dall'ormai quasi totale irreperibilità dei rullini necessari per il girato.
Un esempio lampante é stato sicuramente quello accaduto al regista Ken Loach con il suo ultimo lavoro: Jimmy's Hall. Durante la fase di montaggio il regista britannico si é trovato in carenza di pellicola. Dopo un disperato SOS lanciato attraverso un sito internet, Pixar ha risposta al suo appello inviandogli 19 rullini prelevati dal loro magazzino e che hanno permesso al cineasta di completare il suo lavoro.
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Sorvolando sulla curiosa coincidenza che ha visto proprio la Pixar, paladina del digitale, intervenire sotto le spoglie della salvatrice del regista, quello del digitale é un discorso molto delicato e ricco di sfaccettature.
I motivi principali sono noti a tutti. L'arrivo del cinema fatto di hard disk e tonnellate di giga byte porterà ad un sensibile abbassamento dei costi sia per quanto riguarda la produzione vera e propria, quanto per i distributori, ma soprattutto per gli esercenti che avranno costi di gestione inferiori a quelli che si avevano con i classici proiettori (anche se questo potrebbe comportare ad un abbassamento nelle richieste di forza lavoro).
Bisogna anche dire che oltre a Loach, altri registi amanti della celluloide non effettueranno un reale ed immediato passaggio al digitale (vi basti pensare che Nolan sta girando il suo Interstellar in 35mm) ma più verosimilmente assisteremo ad un periodo di convivenza in cui coesisteranno questi due elementi sino alla supremazia del più recente su quello vetusto.
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Se quindi da una parte i puristi sostengono che con il digitale si perde la vera essenza di quello che é il cinema, dobbiamo soffermarci su quelli che possono essere anche i pregi del passaggio al digitale. In primis il deterioramento della pellicola diventerà un problema legato al passato. Le famose pellicole “rovinate” diventeranno un ricordo destinato a rimanere unicamente nei ricordi dei più anziani, con proiezioni che anche a distanza di settimane non perderanno in qualità.
A questo poi bisogna aggiungere tutta una serie di caratteristiche tecnologiche come il frame rate dell'immagine e la qualità dell'audio migliore. Nel primo caso abbiamo già avuto un assaggio di quello che la nuova tecnologia può offire con l'HFR che Peter jackson ha utilizzato all'interno del suo Lo Hobbit. Il passaggio a 48fps (ed in futuro perché no, anche a 60fps) é un vero e proprio toccasana per la qualità intrinseca del lungometraggio e non fatichiamo a credere che nel prossimo futuro diventerà lo standard per molti registi.
A questo elemento bisogna aggiungere una qualità del sonoro nettamente superiore che grazie a nuove tipologie di compressione audio, raggiunge vette d'eccellenza inarrivabili sino a pochissimo tempo fa. Non dobbiamo dimenticare inoltre che in un futuro non troppo remoto, vi sarà anche un uso più massiccio della tecnologia 4K cosa che dovrebbe portare le immagini a risoluzioni altissime (4096x2160) con una pulizia visiva ad oggi quasi inimmaginabile. Tutto questo a favore di un cinema sempre più coinvolgente e avanguardista.
Un'Italia spaccata in due.. anche sotto l'aspetto economico
Se sotto il profilo internazionale abbiamo un sacco di registi che sono ancora amanti del girato in 8, 16 o 35 mm, con nomi di grosso calibro come il già citato Christopher Nolan al quale si aggiungono Quentin Tarantino, J.J.Abrams e tanti altri ve ne sono tanti altri che già da diverso tempo decantano le lodi del digitale, tra cui nomi importanti come quello di David Lych.
In Italia la situazione vede un divisione netta tra chi é a favore del passaggio al digitale (avendolo magari già utilizzato) e chi invece non vede di buon occhio l'incedere tecnologico. Tra i pro del digitale si schiera ad esempio Pupi Avati che con il suo ultimo prodotto ha spiegato di poter fare cose che prima risultavano impossibili. Entrando più nel dettaglio ha raccontato che con questa nuova tecnologia il regista può lavorare su più macchine da presa contemporaneamente, oltre al fatto di poter girare anche in condizioni di luce non proprio ottimali. A questo poi si somma un fattore psicologico. Grazie alle ridotte dimensioni di alcune macchine da presa, il regista può nascondere le macchine da presa agli attori ottenendo un risultato ancora più veritiero da proporre al pubblico.
Non é dello stesso parere Daniele Lucchetti che per il suo Anni Felici ha utilizzato tutte e tre le tipologie di macchine per pellicola (35, 16 e Super8). Secondo il regista con l'avvento del digitale si perde quelle che erano le vere sensazioni che il cinema sapeva trasmettere, rendendo tutto più artificiale e meno credibile.
Al coro dei contro si aggiunge inoltre la voce del regista Paolo Sorrentino che per la sua ultima fatica, La grande bellezza, ha optato per la celluloide.
Ma al di là delle scelte dei singoli protagonisti del mondo del cinema, quello che maggiormente spaventa del passaggio al digitale é sicuramente tutto l'aspetto economico che sta alle spalle di questa scelta.
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Passata un po in sordina, una legge emanata dal nostro paese, obbliga tutte le sale al passaggio in digitale dal 1 gennaio di quest'anno. Questa decisione, ha messo e sta mettendo in seria difficoltà moltissime realtà comunali e provinciali, come ad esempio i piccoli cinema di paese o quelli a conduzione parrocchiale.
Sebbene ad oggi la percentuale di digitalizzazione delle nostre sale rasenti orma il 70% sono ancora molte le sale che rischiano di chiudere i battenti, lasciando di conseguenze a casa moltissime persone che lavorano all'interno del settore. Ovviamente associazioni di settore si sono già mosse per cercare di dilatare il tempo di questo passaggio e permettere anche alle piccole realtà di trovare i fondi necessari all'adeguamento.
Come spiegato dal presidente dell'Anec Lionello Cerri, l'adeguamento di una struttura cinematografica al digitale può costare da 50 a 70 milia euro, cifre davvero impensabili per le piccole realtà, che si sta cercando di salvaguardare. Dello stesso avviso é anche la parte distributiva di questo settore che prevede un periodo di distribuzione mista, così da permettere a tutti quanti sia il tempo necessario per passare al digitale e allo stesso tempo l'efficenza della loro struttura.
Nonostante questi numeri bisogna anche sottolineare che l'Italia é in netto ritardo rispetto al resto dell'Europa per quel che riguarda la digitalizzazione del cinema e forse, proprio per questo motivo, si é cercato di dare un'accelerata generale a questo passaggio formulando questo emendamento, che non ha tenuto evidentemente conto di tutte le problematiche economiche che il nostro paese sta attualmente attraversando.
[video]http://vimeo.com/62128372[/video]
Cercando di tirare le somme quindi dobbiamo segnalare che il passaggio al digitale apporta sicuramente significati miglioramenti sotto l'aspetto qualitativo della pellicola, al di là di quelli che possono essere i gusti della singola persona o dei registi. A questo si aggiungono però numerose problematiche di tipo economico, che vedono da una parte la gioia dei distributori per il sensibile abbassamenti dei costi di distribuzione, e dall'altra gli esercenti, che si trovano ad affrontare un passaggio non proprio economico in un momento molto difficile. Quello che ci auguriamo, da appassionati di cinema, é che si riesca a trovare una soluzione che non penalizzi troppo un sistema che negli ultimi anni ha già manifestato segni di vistoso rallentamento. Staremo a vedere.