Inarritu punta al raddoppio!

di Roberto Vicario
Alejandro Gonzalez Inarritu é uno degli esponenti di spicco della sempre più importante scuola cinematografica messicana. Un uomo molto particolare, ma allo stesso tempo estremamente affascinante, che con i suoi film é riuscito a raccontare la vita in Messico ma sopratutto l'amore e la sofferenza. A fronte di quanto vinto ai recenti Golden Globes e delle 12 nominations per il suo The Revenant, ripercorriamo la carriera di questo incredibile regista.



Un'adolescenza all'avventura



Alejandro Gonzalez Inarritu nasce a Città del Messico nel 1963. I suoi genitori, Hector Gonzalez Gama e Luz Maria Inarritu, fanno crescere (nonostante svariate difficoltà economiche) il piccolo Alejandro all'interno di un quartiere piuttosto borghese di Città del Messico chiamato La Colonia Narvarte. Nonostante un'infanzia e un'adolescenza piuttosto agiata, il regista si é sempre definito un “bambino della strada messicana”.

Se questa definizione ha sicuramente influito nella carriera artistica di Inarritu, ancora di più lo é stata l'esperienza che ha vissuto come mozzo su una nave mercantile tra i 16 ed i 18 anni. In questo periodo, un giovane e rampate Alejandro decide di visitare l'Europa, e dopo una serie di viaggi decide di rimanere per un anno nel vecchio continente vivendo con solamente mille dollari e lavori sporadici. Ancora oggi il regista ricorda questa esperienza come la più significativa per la sua carriera da artista, periodo che l'ha anche avvicinato alla lettura dei grandi classici sull'esistenzialismo.

Tornato in Messico Inarritu decide di iscriversi al corso di comunicazione all'interno dell'Universidad iberoamericana. La sua carriera artistica inizia però in modo molto differente rispetto a quello che possiamo immaginare guardandola oggi. Alejandro inizia a lavorare all'intero dell'emittente radiofonica WFM, di cui successivamente diventerà anche direttore artistico. Il primo contatto con il cinema avviene invece tra il 1987 ed il 1989 periodo in cui firma le colonne sonore di ben sei film prodotti e diretti in Messico. Arrivano così gli anni '90 e Inarritu insieme all'amico Raul Olvera fonda la Z Films, casa di produzione cinematografica, pubblicitaria e televisiva che in pochissimo anni diventa il punto di riferimento messicano.

Il primo, vero, punto di svolta nella carriera di Inarritu arriva però nel 1995 quando dirige un piccolo prodotto televisivo chiamato Detras del dinero con protagonista, tra l'altro, Miguel Bosé. In questo momento Inarritu conoscerà lo sceneggiatore Guillermo Arriaga, formando un sodalizio che durerà sino al 2006, quando si interromperà bruscamente.

Da questa prima collaborazione nascerà uno dei lavori più belli del regista messicano: Amores Perros. Primo film, primo successo dato che si trova a concorrere nella categoria degli Oscar come miglior film straniero. Per la statuetta servirà ancora qualche anno, ma il film, grazie ai suoi 60 premi raccolti, diventa il lungometraggio con più premi vinti nel 2000.



Un messicano alla conquista di Hollywood



Dopo questa esperienza, Inarritu, si trasferisce negli Stati Uniti e decide di girare il suo secondo lungometraggio, 21 grammi, in lingua inglese. Il film é ancora una volta una collaborazione tra il regista e Arriga, e nel cast troviamo nomi piuttosto importanti come Sean Penn, Naomi Watts e Benicio del Toro. Purtroppo il film non verrà preso in considerazione dalla Academy, ma questo non impedirà agli attori del cast di essere premiati a diversi festival ed essere nominati agli Oscar.

Il film che segna il primo, grande, traguardo per Inarritu é sicuramente Babel. Il film girato in quattro differenti location, e ancora una volta ricco di star Hollywoodiane come Cate Blanchett e Brad Pitt, vince non solo il premio come miglior regia al Festival Di Cannes (primo e al momento unico regista a vincere questo premio) ma riceve anche sette nomination agli Oscar tra cui miglior regia. Questa nomination consegna Inarritu alla storia del cinema, trasformandolo nel primo regista messicano ad aver ricevuto un nomination nella categoria Miglior Regista da parte dell'Academy. Il film, purtroppo, non vincerà.



Dopo aver diretto qualche corto e un paio di pubblicità é il momento (siamo nel 2010) di Biutifiul, che vede protagonista della pellicola Javier Bardem. Il film sarà girato, per volere di Inarritu, in lingua spagnola. Ancora una volta, grazie a dei ruoli estremamente profondi e carichi di sfumature riesce a far vincere diversi premi ad uno dei suoi attori, ed il film é nominato a sua volta come miglior film straniero nella categoria di riferimento, anche questa volta senza vincere nulla.

Il 2014 é finalmente l'anno del successo per il regista messicano. Con Birdman presentato tra gli applausi al Festival di Venezia, arriva agli Oscar facendo incetta di premi tra cui miglior regia, miglior film e miglior sceneggiatura. Pur non facendogli vincere la statuetta, il film porta in risalto nuovamente la figura di Michael Keaton nel mondo di Hollywood. Curiosamente però Inarritu é il secondo regista messicano ad aver vinto un Oscar, con l'amico Alfonso Cuaron che gli ha soffiato il primato poco tempo prima della sua vittoria.

Il resto é storia recente. The Revenant, con protagonista Leonardo di Caprio é seriamente candidato a vincere il premio più ambito anche quest'anno, con diversi riconoscimenti già vinti durante il Golden Globe, e ben 12 nomination agli Oscar. Indipendente da come andrà a finire, questo film potrebbe essere ricordato come la pellicola che ha fatto vincere l'ambita statuetta a Di Caprio…dite che é poco?



Una carriera vincete e mai banale…



Leggendo questo speciale é facile intuire come Alejandro Gonzalez Inarritu sia un regista bravo, e che l'industria del cinema mondiale lo ha saputo riconoscere ed apprezzare. Il motivo di tale successo é legato ad un modo di fare cinema molto complesso e profondo.

Fino a Birdman (escluso) le storie raccontate da Inarritu hanno indagato sui sentimenti e sugli stati d'animo delle persone, partendo dalla realtà e la quotidianità messicana e poi allargando il concetto in maniera più ampia. Il fattore drammatico e riflessivo (frutto della suo studio sull'esistenzialismo) é pienamente percepibile in ogni suo lavoro, e questo elemento si mischia in maniera profonda e radicata con il concetto del Divino, in grado di poter influenzare in maniera significa le gesta dei personaggi (pensate, ad esempio, alla scena della chiesa diroccata in The Revenant). Inarritu però é bravo a non cercare di dare o indirizzare il pubblico verso delle risposte, lasciando a chi guarda la facoltà di scegliere e ipotizzare.

Lontano, ma solo in parte, da questa filosofia é sicuramente Birdman. Questo film é sicuramente il più accusatorio di quelli girati dal regista messicano. La critica si mischia alla malinconia e alla rassegnazione in un contesto teatrale che degenera in maniera graduale. Questo é anche il film che mette in mostra più di tutti gli altri il virtuosismo dietro la macchina da presa con un finto piano sequenza che dura dall'inizio alla fine del film.

In questo senso Inarritu é un esteta, un perfezionista. Se in 21 grammi o Biutiful la macchina da presa indugia sui dettagli della figura umana e della sofferenza dell'anima, in altri suoi lavori la ricerca dell'inquadratura perfetta ci regala passaggi e sfondi in grado di mozzare il fiato. In questo The Revenant é sicuramente il lavoro più complesso e incredibile da vedere, grazie anche alla volontà da parte di Alejandro e del direttore della fotografia Lubezki di volerlo girare tutto in luce naturale. Un tassello ulteriore che si aggiunge alla carriera di un regista che, siamo certi, ha ancora tantissimo da dare al mondo del cinema.