Amici di pellicola
L'uscita del film "Domani è un altro giorno" con Marco Giallini e Valerio Mastrandrea ci interroga sul complesso (ma al tempo stesso lungo) rapporto tra cinema e narrazioni legate all'amicizia. Ecco 5 film sull'amicizia (in maniera originale e non scontata) che hanno contrassegnato la filmografia degli scorsi decenni.
Grande speranze, David Lean, 1946
La più bella (secondo alcuni critici, ma ci sentiamo di condividere la valutazione) trasposizione cinematografica tratta da un classico di Dickens. Il regista David Lean (futuro Premio Oscar per Il ponte sul fiume Kwai e Lawrence d'Arabia) abdica alle sue vene autoriali e cowardiane alla Breve Incontro e realizza (con una sontuosa fotografia in bianco e nero) una sua visione delle avventure di Pip. Perlopiù concentrate sul concetto di amicizia. Così come i rapporti tra il protagonista e le donne (con miss Havisham, ma sopratutto con Estella) risultano instabili e poco affidabili, il rapporto con l'amico Herbert Pocket (interpretato da un giovanissimo Alec Guinness) va oltre il rischio, oltre l'immaginazione e oltre il pericolo. La cosa unica: Herbert rischia la vita e la galera per Pip senza porsi problemi. Lo fa con una naturalezza quasi ovvia, senz'altro irrazionale. Forse per la prima volta, un personaggio trae forza dalla totale assenza (dovuta allo scrittore) di introspezione psicologica.
Non ci resta che piangere, Roberto Benigni e Massimo Troisi, 1984
Si parte da un casello, da problematiche legate alle sorelle e si finisce nel bel mezzo di contrattazioni economiche con Leonardo Da Vinci, quanto mai desideroso di spartirsi i dividendi del treno in base da un solido "33, 33, 33". I due cavalli di razza della comicità italiana (di marca toscana e partenopea) realizzano questo itinerario indietro nel tempo focalizzato sul viaggio di un duo in giro per l'Italia del Rinascimento. Battute epiche e che hanno fatto storia ("un fiorino"), avventure bucoliche e due attori che nel loro girovagare ridono sprezzanti davanti alla macchina da presa e sembrano divertirsi un mondo. Così bella questa coppia da non poter (purtroppo) durare tanto.
Toy Story, John Lasseter, 1995
Il mondo Pixar fa il suo prepotente esordio nel cinema che conta e cambia radicalmente la storia dell'animazione e della possibilità di narrare storie attraverso il mezzo del cartone animato. Non è il primo lungometraggio della casa di produzione statunitense, ma è il suo primo successo planetario. Non è il primo cartone animato "da computer", ma il primo che eleva questa branca cinematografica a vera e propria cifra stilistica. Innovativo su tutto, anche per quanto concerne la narrazione: un mondo di giocattoli che dialoga, ha gerarchie interne, rivalità degne di un fan club. Una storia sui gusti dei bambini, sull'artigianalità ed il modernariato. Nasce come storia di contrasti, si dimostra col tempo essere una delle più toccanti storie d'amicizia di sempre, quella tra Woody e Buzz. Indimenticabile, come ciliegina sulla torta, l'emblematica canzone "Hai un amico in me", cantata nella versione italiana dal grande Fabrizio Frizzi.
Quasi Amici, Olivier Nakache e Éric Toledano, 2011
Un'amicizia border line, un affresco che palesa quanto si possa andare oltre i pregiudizi. Un grande mestierante del cinema d'oltralpe come Francois Cluzet ed il giovane Omar Sy portano sul grande schermo una vicenda reale, la trasposizione della biografia di Philippe Pozzo Di Borgo incentrata sull'amicizia tra un paraplegico ed il suo badante di colore. Probabilmente ha fatto epica per il suo andare appunto oltre gli stereotipi, per aver portato al cinema una storia mai narrata con forza e con questa dovizia di particolari. Ma anche un bel passaggio di testimone tra Cluzet e il giovane Sy. Che sulla falsariga di "è nata una stella" si appresta a sbarcare al cinema a stelle e strisce.
Green Book, Peter Farrelly, 2018
I Premi Oscar 2019 hanno premiato le tematiche sociali, lo spirito della commedia ma sopratutto un grande film sull'amicizia: quella tra l'italo-americano Tony Lip ed il pianista di colore Donald Shirley. Serve un autista al geniale pianista Donald. Sarà il bigotto, ignorante e tradizionalista Tony Lip. Ma quante volte queste caratteristiche così diverse tra i due protagonisti arrivano veramente allo scontro? Quante volte i due sembrano odiarsi? Vi sono scene di incomprensione, errori di valutazione e la cafonaggine di Tony, che butta per terra lattine di bibite, cartacce e cibo. Ma non si arriva mai (nemmeno nella prima fase del film) alla distruzione del rapporto. Che (di conseguenza) non può che col tempo irrobustirsi fino al crescendo finale, in cui sarà Donald a guidare per il suo amico Tony. Green Book non è soltanto un film sull'amicizia. E' anche un film sull'essere genuini, senza sovrastrutture, istintivi. Come l'ignorante Tony Lip, che trova nell'educatissimo e dottissimo Donald il suo nuovo amico del cuore.