Cub - Piccole Prede
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Un campo estivo per boy scout. Un ragazzino timido e introverso che viene preso di mira dai compagni. Una foresta più tetra e misteriosa di quanto sembri. Questi sono gli ingredienti del survival horror intitolato Cub - Piccole Prede, diretto dal belga Jonas Govaerts, in uscita nelle nostre sale il prossimo 27 novembre.
Grande appassionato di Dario Argento, Govaerts ha voluto omaggiare il cinema del regista italiano: la suoneria del cellulare di uno dei protagonisti, infatti, altro non é che il tema musicale di Suspiria. Ma, aldilà di citazioni e riferimenti, vi sono diversi fattori che spingono pubblico e critica ad attendere con una certa curiosità questa pellicola. Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival il 10 settembre scorso, Cub - Piccole prede (titolo originale Welp), si é mostrato fin da subito come un prodotto interessante. Si tratta del primo film horror realizzato nelle Fiandre, nonché dell'esordio di Govaerts alla regia di lungometraggi. Ma sono soprattutto i suoi protagonisti ad attirare l'attenzione degli amanti del genere horror e di spettatori alla ricerca di qualcosa di insolito.
Come ogni estate, il dodicenne Sam (Maurice Luijten), si reca al campo estivo per boy scout. Il suo carattere piuttosto riflessivo e misterioso, unito ad una forte immaginazione, ne fanno la preda perfetta per i compagni di campeggio. Il ragazzino, che in passato é stato traumatizzato, é vittima di scherzi e derisioni da parte dei suoi coetanei e non riesce ad ottenere la giusta considerazione dai capi scout.
Un giorno, allontanatosi per una delle sue esplorazioni, Sam si imbatte in un bambino mascherato, un bambino che vive come una creatura selvaggia nella foresta, rifugiandosi in una casa sull'albero. Il giovane scout, che ha un presentimento negativo nei confronti dello strano bambino, cerca di mettere in guardia i suoi capi, ma invano. La sua fama di ragazzino fantasioso fa sì che nessuno creda alla storia del bambino mascherato, ritenuta una storiella da raccontare attorno al fuoco.
La regione delle Ardenne, regione collinare nota per le sue foreste, ha ospitato le riprese del film: un set tutto naturale e sicuramente suggestivo, che ben si presta ad accogliere una vicenda ricca di suspense e risvolti inaspettati. La pellicola diretta da Govaerts si preannuncia come una singolare rivincita dei deboli nei confronti dei bulli. E quale luogo migliore, per una “caccia allo scout”, di una tenebrosa foresta isolata da tutto e da tutti? Il termine “cub” (che letteralmente significa "cucciolo") indica una persona inesperta, un principiante. E nonostante le premesse sembrino riferirsi a Sam come all'ingenuo principiante del film, l'indifesa preda dei coetanei, le cose potrebbero essere molto diverse.
Grande appassionato di Dario Argento, Govaerts ha voluto omaggiare il cinema del regista italiano: la suoneria del cellulare di uno dei protagonisti, infatti, altro non é che il tema musicale di Suspiria. Ma, aldilà di citazioni e riferimenti, vi sono diversi fattori che spingono pubblico e critica ad attendere con una certa curiosità questa pellicola. Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival il 10 settembre scorso, Cub - Piccole prede (titolo originale Welp), si é mostrato fin da subito come un prodotto interessante. Si tratta del primo film horror realizzato nelle Fiandre, nonché dell'esordio di Govaerts alla regia di lungometraggi. Ma sono soprattutto i suoi protagonisti ad attirare l'attenzione degli amanti del genere horror e di spettatori alla ricerca di qualcosa di insolito.
Come ogni estate, il dodicenne Sam (Maurice Luijten), si reca al campo estivo per boy scout. Il suo carattere piuttosto riflessivo e misterioso, unito ad una forte immaginazione, ne fanno la preda perfetta per i compagni di campeggio. Il ragazzino, che in passato é stato traumatizzato, é vittima di scherzi e derisioni da parte dei suoi coetanei e non riesce ad ottenere la giusta considerazione dai capi scout.
Un giorno, allontanatosi per una delle sue esplorazioni, Sam si imbatte in un bambino mascherato, un bambino che vive come una creatura selvaggia nella foresta, rifugiandosi in una casa sull'albero. Il giovane scout, che ha un presentimento negativo nei confronti dello strano bambino, cerca di mettere in guardia i suoi capi, ma invano. La sua fama di ragazzino fantasioso fa sì che nessuno creda alla storia del bambino mascherato, ritenuta una storiella da raccontare attorno al fuoco.
La regione delle Ardenne, regione collinare nota per le sue foreste, ha ospitato le riprese del film: un set tutto naturale e sicuramente suggestivo, che ben si presta ad accogliere una vicenda ricca di suspense e risvolti inaspettati. La pellicola diretta da Govaerts si preannuncia come una singolare rivincita dei deboli nei confronti dei bulli. E quale luogo migliore, per una “caccia allo scout”, di una tenebrosa foresta isolata da tutto e da tutti? Il termine “cub” (che letteralmente significa "cucciolo") indica una persona inesperta, un principiante. E nonostante le premesse sembrino riferirsi a Sam come all'ingenuo principiante del film, l'indifesa preda dei coetanei, le cose potrebbero essere molto diverse.