5 scomode verità rilevate dai Golden Globes 2024, anche in chiave Oscar

C'è chi ha vinto e chi ha perso, certo, ci sono stati Oppenheimer e Succession, ma i Golden Globes 2024 sono stati un ottima occasione per capire dinamiche equiibri di potere a Hollywood

di Elisa Giudici

I Golden Globes 2024 hanno ufficialmente aperto la grande corsa che ci porterà, a metà marzo, alla notte degli Oscar. I vincitori ufficiali li conosciamo, così come le loro dichiarazioni, le statistiche, i vincitori e i vinti.

A chi segue con spasmodica attenzione questo genere di eventi però la lunga diretta di ieri notte ha rivelato molte cose sullo stato di salute del jet set hollywoodiano, sul peso dei premi e dei film protagonisti della stagione, su come certe cose siano cambiate nel modo d'inseguire un riconoscimento o calcare un red carpet e certe, sotto sotto, non cambino davvero mai. 

Ecco le 5 lezione che ci hanno raccontato, insegnato, rilevato davvero i Golden Globes 2024

1 - La TV statunitense ha un disperato bisogno di un Amadeus

La conduzione di Jo Koy - annunciata all’ultimo e a sorpresa - ci ha rivelato che non avevamo ancora visto il fondo in merito a serate di premiazioni mal riuscite. Roba da rimpiangere Fiorello che sbuca sul palco dell’Ariston alle 00:45 con ancora 6 big che devono esibirsi in un mercoledì sanremese tipo.

I Golden Globes, come molti premi trasmessi in diretta televisiva, rompono il ghiaccio con un monologo introduttivo di stampo comico che irride i presenti. Nei primi minuti iniziali della premiazione abbiamo fatto in tempo a rimpiangere tutti: dalle inarrivabili Tina Fey & Amy Poehler conduttrici di tante edizioni passate sulle cui battute viviamo ancora di rendita, dal monologo rappato di Ariana DeBose ai BAFTA dell’anno passato (”Angela Bassett did the thing!”) al caustico Ricky Gervais, che poco più tardi ha vinto un Globe come miglior stand-up comedian (il politically correct sta spirando?).

Gervais ha uno stile molto abrasivo, spesso è risultato offensivo, ma il suo monologo si seguiva in silenzio e col fiato sospeso, godendosi tante più bordate quanto più si è inclini al sadismo. Koy non aveva il ritmo, la battuta fulminante, l’estro, la creatività e ha snocciolato un repertorio di battute stantie e senza mordente, che non funzionavano nemmeno in chiave misogina (vedi lancio sulle tettone di Barbie). Quel che è peggio, si è messo sulla difensiva, scaricando la colpa sugli autori (”Cosa volete da me? Sono stato chiamato dieci giorni fa!”), un peccato mortale in quel di Hollywood. Non ha imparato niente dagli scioperi estivi? Mai irritare chi ti scrive i testi.

L’unica fonte di divertimento, come sempre, sono state le facce schifate o imbarazzate delle celebrità costrette ad ascoltare.

Per saperne di più: Tutti i vincitori dei Golden Globes 2024


2 - Con i giusti premi e le giuste star, i Golden Globes possono sopravvivere

Le premiazioni di questo tipo costano tanto e fanno sempre meno ascolti, per cui cercano nuove formule per rimanere in vita e in onda. Nonostante la tremenda conduzione, i Golden Globes sono risultati uno spettacolo discretamente piacevole e altamente commentabile sui social. Il merito è della strana edizione ibrida organizzata quest’anno, risultato d’innumerevoli pasticci in fase di acquisizioni di diritti TV.

Eppure la diretta sul sito ufficiale, oltre a risparmiare ai fan internazionali il patema di trovare un link illecito per seguirla, ci ha regalato quella dose di gossip e glamourama di cui si aveva disperatamente bisogno. Perché poi sono queste sciocchezze a rimanere negli annali.

Kylie Jenner e Timothée Chalamet svenevolmente appiccicati che si danno bacini rinfocolando l’eterno dubbio: una mossa PR ben orchestrata o sono in piena fase ormonale da liceali? Il circoletto Mean Girls con Selena Gomez che si lagna con Taylor Swift che Kylie non le ha fatto fare una foto. “Con Timothée?!” esclama spalancando la bocca Keleigh Sperry. Da casa ci si mette poco a leggere sulle labbra la conversazione, attendendo con ansia la reazione di Taylor Swift, l’ape Regina George inseguita dalle telecamere a ogni pausa, che fa notizia pure per un selfie con Bill Hader.

I Globes sono sempre galeotti grazie ai fiumi di champagne Möet che scorrono a fiumi e alle conseguenti star alticce che straparlano: anche quest’anno non hanno deluso. Anche le star più introverse, come Chillian Murphy, in genere sono di buon umore, fanno battute, dicono cose un po’ stupide e un po’ tenere con il naso coperto di rossetto per i baci della moglie.

Per la cricca cinefila poi basta aspettare un po’ per vedere, dietro l’onnipresente Taylor Swift, Justine Triet che scherza con Emma Stone e Yorgos Lanthimos che entra in modalità fanboy per Bruce Springsteen, Brie Larson che si commuove quando vede passare Jennifer Lopez in quanto sua crush adolescenziale e motivo principale che l’ha portata a recitare. J. Lo che rimane al fianco del suo Ben Affleck insieme alla moglie numero due del suddetto: Matt Damon. Affleck salta tutto il red carpet per andarlo subito a salutare al tavolo.

Nel frattempo Bradley Cooper, che sperava di vincere tutto il vincibile con Maestro, non vince nulla e ha un tiratissimo sorriso di circostanza che scatena i meme su X, che chi segue questo genere di eventi continua a chiamare Twitter. 

Se non avete capito l’intero paragrafo, congratulazioni: avete ancora una vita normale. Per tutti gli altri, beh, ieri è stata la vigilia di Natale, in vista degli Oscar.

3- I Golden Globes hanno funzionato perché hanno indovinato i vincitori

Quando dai Globi d’Oro arrivano sorprese rispetto ai pronostici, la maggior parte delle volte sono talmente irricevibili da portare chi segue con fomento questo genere di cose a squalificarli. Invece ieri le assegnazioni dei premi, sia sul fronte televisivo sia su quello cinematografico, sono state sorprendentemente coerenti nel loro insieme, incoronando pochi vincitori forti.

I Globes hanno consegnato a Oppenheimer la corona di favorito per la corsa agli Oscar 2024, ma hanno anche appuntato Povere Creature!, The Holdovers - Lezioni di vita e Anatomia di una caduta come i bruttissimi clienti da cui guardarsi le spalle. Occhio sopratutto al film con Paul Giamatti.

Per saperne di più: la recensione di Povere Creature!

La chiave per una serata memorabile è anche selezionare i perdenti di spicco, gli snobbati, quelli costretti a rifarsi negli innumerevoli premi che ci condurranno a metà marzo agli Oscar. Un tempo lunghissimo in cui tantissimi equilibri cambieranno, per chi avrà l’attenzione e la pazienza di seguire il listino nominati e i pronostici in costante aggiornamento.

I veri perdenti dei Golden Globes 2024 sono stati sostanzialmente due: Barbie di Greta Gerwig e Maestro di Bradley Cooper. Sul primo l’impressione è che il corpo votante di questi premi pensi che la nomination sia un tributo sufficiente e commisurato a quanto visto su schermo. Sul secondo grava l’impressione è che ci sia una parte di Hollywood che vuole disperatamente incoronare Bradley Cooper come talento, o attoriale o registico.

Sul fronte televisivo i votanti si sono mossi compatti, seguendo in gran parte i gusti del pubblico e della critica. Il che non è troppo sorprendente, considerando che è la stampa internazionale a comporre la giuria dei Golden Globes. L’ultima stagione di Succession, la serie definitiva del 2023 e forse del decennio, si porta a casa quattro statuette e tutto quello su cui non era ancora riuscita a mettere le mani, regalando un momento da incorniciare a tre nomi passati di recente in serie A come Matthew Macfadyen, Sarah Snook e Kieran Culkin. The Bear conferma di aver sedotto il pubblico con le sue star in cerca di prime, importanti conferme, vedi alla voce Ayo Edebiri e Jeremy Allen White. La sorpresa forse è Lo scontro - Beef, la miniserie che ha vinto tutti i premi di categoria, a cui forse i Globes faranno da traino.

4- Chi vuole vincere un Oscar è arrivato preparato

I Golden Globes hanno un corpo votante completamente differente da quello degli Oscar, ma chi ci tiene davvero a portarsi a casa un Academy Award è arrivato preparato alla cerimonia. Vedi alla voce Robert Downey Jr., Lily Gladstone, Paul Giamatti, su tutti Christopher Nolan.

Azzeccare il discorso di ringraziamento giusto preparandoselo per bene è spesso la mossa vincente per attrarre attenzione e simpatia da parte dei colleghi. L’anno scorso i discorsi di Michelle Yeoh e Ke Huy Quan, emozionati e enfatici il giusto, hanno dato lo sprint necessario per replicare agli Oscar. Questo è il periodo in cui si vota per le nomination agli Oscar: un discorso memorabile può tornare alla memoria quando si barrano le caselle del proprio voto.

Nolan in questo senso ha dato l’impressione di essere sobriamente determinato a mettere fine alla sua astinenza da Oscar, facendo pesare la sua intera carriera (ha aperto citando Ledger, ha fatto riferimento al sodalizio con Murphy). Non lascerà nulla d’intentato.

5- La Francia si è già mangiata un Oscar

Non è una novità sorprendente: i cugini d’Oltralpe sono tanto bravi a sfornare grandissimi film quanto a boicottarsi di anno in anno nel mangiarsi Oscar che potrebbero vincere con facilità. Negli ultimi vent’anni, a seguito di tormentate vicende politiche e cinefile, si sono mangiati almeno almeno due Oscar nella categoria “miglior film internazionale”.

Ieri sera hanno dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, di aver fatto una scelta suicida mandando come proprio candidato The Taste of Things in quella categoria. Storia breve lunga: ogni nazione sceglie un film che la rappresenti, l’Academy seleziona una cinquina di finalisti e da lì si vota il vincitore. Ieri Anataomia di una caduta di Justine Triet, film vincitore della Palma d’Oro e campione d’incassi in Francia, ha battuto Barbie & co. come miglior sceneggiatura, vincendo anche il premio come miglior film internazionale.

Leggi anche: perché Anatomia di una caduta è uno dei film del 2023

Il gossip, gustosissimo, dietro questa scelta apparentemente suicida è che la commissione incaricata di scegliere il candidato francese abbia ricevuto pressioni dal presidente Macron in persona, irritato con la regista per le sue bordate politiche sparate nel discorso di ringraziamento dopo la vittoria a Cannes. Fuor di malelingue, anche The Taste of Things è un gran film e i francesi hanno probabilità non trascurabili di mandare a vittoria due film differenti agli Oscar, se se la giocano bene. Solo che appunto, non sono grandi giocatori fuori da Cannes.

Non è la storia che i media italiani raccontano, sottolineando la delusione per la mancata vittoria di Io, capitano di Matteo Garrone. Con tutta onestà, almeno due concorrenti nella stessa categoria si muovono su livelli inarrivabili quest’anno per il cinema italiano. Va bene così, come per Barbie: alle volte la vittoria è esserci.

Come Thierry Fremaux, potentissimo direttore del Festival di Cannes, seduto al tavolo di Triet e del marito Harari, pronto a intestarsi una vittoria davvero pesante, per il cinema francese, europeo e “straniero”. Quando i francesi impareranno a muoversi meglio, ci sarà davvero da tremare.

Verdetti lampo:

  • L’effetto Parasite continua: non è che improvvisamente gli statunitensi abbiano tutta questa voglia di vedere film stranieri, ma la vittoria di Il ragazzo e l’airone di Miyazaki come miglior film d’animazione e il risultato raggiunto al botteghino conferma che la stagione dei premi è ormai aperta ad almeno un paio di pellicole straniere, se bene presentate e con i nomi giusti dietro
  • La moglie di Robert Downey Jr. è un genio: dopo aver rilanciato la sua carriera post Ally McBeal e scandali vari, gli ha saputo suggerire il momento giusto per sfilarsi dalla Marvel e il ruolo adatto per ravvivare ancora una volta il suo status di attore famoso sì, ma anche di livello. Ha fatto bene a ringraziarla ieri dal palco.
  • Martin Scorsese se la passa piuttosto bene: mentre i cinecomics collassano lui, tacciato di aver fatto lo snob nei confronti del cinema pop, rimane tra i nomi protagonisti della stagione dei premi. L’uomo bianco appropriatore culturale ha anche portato la prima nativa americana a prendersi un Golden Globes. Lily Gladstone probabilmente arriverà anche all’Oscar e solo per la sua bravura in un ruolo davvero memorabile, ma è innegabile che il supporto non stop di Scorsese e Di Caprio negli ultimi 5 mesi l’abbiano aiutata a salire sul palco ieri. Sono gli alleati che tutti vorrebbero.
  • La reunion del cast della serie Suits sul palco prova che ogni serie, anche datata, nell’epoca degli algoritmi e dello streaming può tornare sulla cresta dell’onda. Fan di Hannibal già con le dita incrociate. Per approfondire puoi leggere: Suits mania: perché la serie più vista negli Stati Uniti è un vecchio legal del 2011
  • La famiglia reale inglese si è presa la scena: Elizabeth Debicki si è presa un Globo d’Oro per il ruolo di Lady Diana in The Crown, confermando la potenza di quella figura anche negli Stati Uniti. La vittoria più debole di ieri sera, con l'attrice palesemente sorpresa e spiazzata dal verdetto dei Globes. Il vero brivido l’abbiamo avuto con l’arrivo del cast di Suits sul palco, perché per un secondo è sembrato possibile che apparisse anche Meghan Markle, tra i protagonisti della serie prima di fidanzarsi e sposarsi con il principe Harry.
  • Jacob Elordi è la nuova ossessione di Hollywood: non solo il cast di Saltburn è stato costretto a sniffare e commentare la candela sold out ispirata all’acqua rimasta nella vasce da bagno protagonista della scena più controversa del film di Emerald Fennell. Mentre sfilavano tutti sul red carpet, Elordi è riuscito a sostituire Andrew Garfield nel ruolo della creatura di Frankestein nel nuovo film di Del Toro. Ci si chiede quando dormirà nei prossimi due anni, considerando il numero di ruoli già annunciati che dovrà sostenere.