Hollywood women power
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Proprio in questi giorni troviamo al cinema Suffragette, diretto da Sarah Gavron. Ambientato nella Londra del 1912, il film é incentrato sul delicato tema del riconoscimento del diritto di voto per le donne. Nei panni delle coraggiose suffragiste troviamo Carey Mulligan, Helena Bonham Carter e Meryl Streep.
Inutile dire che Meryl Streep, oltre ad aver partecipato a questa pellicola, ha davvero a cuore il tema della parità di diritti fra uomini e donne, a cominciare dall'ambiente di Hollywood.
A capo di una protesta che sta prendendo sempre più piede, Streep ha più volte denunciato l'esistenza di un divario non solo negli stipendi ma anche nel trattamento di chi lavora nell'industria del cinema. A lei si sono unite altre dive del calibro di Gwyneth Paltrow, Emma Watson, Jennifer Lawrence e Frances McDormand, decise a contrastare gli atteggiamenti discriminatori e sessisti di colleghi e produttori.
Meryl Streep, icona di questa lotta, non perde occasione per sottolineare la disparità che regna nel mondo del cinema, non solo a livello economico ma anche negli ambienti della critica. Il cachet degli interpreti maschili, tuona il premio Oscar, é nettamente superiore rispetto a quello delle loro colleghe. A parità di talento, impegno e dedizione per il proprio lavoro, gli attori uomini riescono a farsi staccare assegni le cui cifre superano di gran lunga quelli delle interpreti femminili. In alcuni casi, quelli più eclatanti, si parla addirittura di compensi doppi rispetto a quelli delle colleghe.
Ma non é finita qui. Streep non risparmia accuse (peraltro fondate) anche nei confronti di chi scrive di cinema nel suo Paese. Il numero di critici cinematografici americani uomini, infatti, é decisamente superiore a quello delle donne. Il che significa, in parole povere, che i gusti del pubblico americano sono inevitabilmente influenzati da un punto di vista che é sopratutto maschile. E se consideriamo che il pubblico americano rappresenta una fetta abbastanza consistente del pubblico mondiale, é chiaro che le recensioni di questi critici spesso finiscono per decidere chi andrà a vedere cosa.
Parole di fuoco anche da parte di Patricia Arquette, che nel corso della cerimonia degli Oscar 2015 ha colto l'occasione per parlare, davanti alle telecamere di tutto il mondo, di questo tema spinoso. Dopo aver ritirato la statuetta come miglior attrice non protagonista per Boyhood, l'attrice ha utilizzato il suo discorso di ringraziamento per denunciare le ingiustizie ai danni delle donne a Hollywood. La stessa Meryl Streep, alla fine del discorso, si é alzata in piedi e ha applaudito con entusiasmo le parole della collega. Se volete riguardare il video, ecco il link:
Proprio Arquette ha ricordato che anche Jennifer Lawrence, nonostante sia una delle giovani interpreti più amate del momento, faccia fatica ad ottenere un contratto pari a quello degli attori che recitano insieme a lei. Per American Hustle, infatti, a Bradley Cooper fu concesso il 9 % degli incassi del film, mentre a Lawrence "solo" il 7 %. In merito al suo compenso per il film, Jennifer Lawrence ammette di essersi pentita di non aver contrattato ulteriormente con Sony, prima di accettare il cachet, sentendosi in colpa per i suoi guadagni stellari.
Emily Blunt, che nel 2015 abbiamo visto in Sicario, lamenta il diverso trattamento riservato agli interpreti maschili, arrivando a dichiarare al Times che potrebbe lasciare il cinema se le cose non dovessero cambiare.
Non é da meno anche Frances McDormand, che durante l'ultima edizione del Festival di Cannes ha ricordato la necessità, da parte delle attrici, di fare veri e propri salti mortali per stare al passo con in propri colleghi. Con un'invidiabile capacità di sintesi, l'attrice americana ha ricordato che Ginger Rogers sapeva di dover fare gli stessi passi di Fred Astaire ma all'indietro e con i tacchi. Non si tratta di semplici parole ma anche di un comportamento in linea con quanto dichiarato: invece dei tacchi alti, d'obbligo per le attrici che camminano sul tappeto rosso della Croisette, Frances McDormand ha preferito un paio di comode scarpe basse. Una scelta molto forte, più che un capriccio estetico, dato che l'abbigliamento delle attrici, a differenza degli interpreti maschili, deve costantemente rispondere a un certo canone e a codici non scritti ma impossibili da eludere.
Fra gli attori più pagati di Hollywood, come non citare Robert Downey Jr.? Proprio su di lui si sono concentrate le riflessioni di Gwyneth Paltrow, che ha utilizzato i guadagni del collega come chiaro esempio del divario nel cachet di uomini e donne. Con circa 80 milioni di dollari, il protagonista di Iron Man é stato il più pagato nell'annata 2014-2015. E se questa cifra vi impressiona, vi impressionerà ancora di più (o almeno dovrebbe) sapere che a condurre la classifica femminile c'é Jennifer Lawrence, i cui guadagni ammontano a circa 52 milioni di dollari in un anno.
Non poco, direte voi. Siamo d'accordo. Ma si tratta pur sempre di quasi 30 milioni di differenza, non certo briciole.
Fra le poche star di Hollywood a non protestare contro il maschilismo imperante nell'industria del cinema, ecco Kristen Stewart, secondo la quale gli stipendi dei colleghi uomini sarebbero giustificati dal maggiore successo delle loro pellicole. Le parole di Kristen Stewart fanno pensare a una sola cosa: il talento delle attrici é direttamente proporzionale al loro impegno per il riconoscimento dei diritti...
Se Bella Swan scendesse dalle nuvole, si renderebbe conto che la lotta per l'uguaglianza non passa solo per i conti in banca, ma anche per diversi altri fattori, vedi i premi Oscar. L'edizione appena trascorsa ha visto una serie di polemiche incentrate sull'assenza di attori afroamericani fra le nomination per la statuetta, oltre che un forte appello contro la violenza sulle donne. Tutto questo risulta davvero strano, se pensiamo che la presidentessa dell'Academy é una donna, per di più afroamericana. Ma Cheryl Boone Isaacs, nonostante il suo impegno contro le discriminazioni di ogni tipo, ha davvero le mani legate. Sarà anche la presidentessa della prestigiosa organizzazione, ma deve confrontarsi con un dato di fatto: su 63 membri dell'Academy, tre quarti sono uomini!
Le proteste di Meryl Streep e colleghe, purtroppo, non rappresentano una novità. Se diamo un'occhiata alle notizie di qualche anno fa, anche di vent'anni fa, possiamo notare come le attrici di Hollywood cerchino da tempo di rendere davvero effettiva la tanto proclamata parità. Correva l'anno 1994 e Sharon Stone, all'apice della carriera, girava The Specialist accanto a Sylvester Stallone. Stesso impegno sul set, stesse ore di lavoro. L'unica differenza? Le cifre. Sly guadagnò 12 milioni di dollari contro i 5 di Sharon. Ricordiamolo, Sharon Stone degli anni '90.
La lotta per il riconoscimento dei diritti e per il superamento del sessismo é ancora lunga. Stiamo parlando comunque di cifre da capogiro e di un mondo a parte, quello di Hollywood, su questo non ci sono dubbi. Ma se persino nel gotha del cinema esistono così tante differenze fra professionisti maschili e femminili, non osiamo immaginare quante ce ne siano ancora in settori che fanno molto meno scalpore.
Di sicuro, se le ore trascorse sul set e l'immedesimazione nel personaggio sono le stesse per attori e attrici, non si capisce perché non possa esserlo anche il compenso...
Inutile dire che Meryl Streep, oltre ad aver partecipato a questa pellicola, ha davvero a cuore il tema della parità di diritti fra uomini e donne, a cominciare dall'ambiente di Hollywood.
A capo di una protesta che sta prendendo sempre più piede, Streep ha più volte denunciato l'esistenza di un divario non solo negli stipendi ma anche nel trattamento di chi lavora nell'industria del cinema. A lei si sono unite altre dive del calibro di Gwyneth Paltrow, Emma Watson, Jennifer Lawrence e Frances McDormand, decise a contrastare gli atteggiamenti discriminatori e sessisti di colleghi e produttori.
Meryl Streep, icona di questa lotta, non perde occasione per sottolineare la disparità che regna nel mondo del cinema, non solo a livello economico ma anche negli ambienti della critica. Il cachet degli interpreti maschili, tuona il premio Oscar, é nettamente superiore rispetto a quello delle loro colleghe. A parità di talento, impegno e dedizione per il proprio lavoro, gli attori uomini riescono a farsi staccare assegni le cui cifre superano di gran lunga quelli delle interpreti femminili. In alcuni casi, quelli più eclatanti, si parla addirittura di compensi doppi rispetto a quelli delle colleghe.
Ginger Rogers sapeva di dover fare gli stessi passi di Fred Astaire ma all'indietro e con i tacchi.
Frances McDormand
Frances McDormand
Ma non é finita qui. Streep non risparmia accuse (peraltro fondate) anche nei confronti di chi scrive di cinema nel suo Paese. Il numero di critici cinematografici americani uomini, infatti, é decisamente superiore a quello delle donne. Il che significa, in parole povere, che i gusti del pubblico americano sono inevitabilmente influenzati da un punto di vista che é sopratutto maschile. E se consideriamo che il pubblico americano rappresenta una fetta abbastanza consistente del pubblico mondiale, é chiaro che le recensioni di questi critici spesso finiscono per decidere chi andrà a vedere cosa.
Parole di fuoco anche da parte di Patricia Arquette, che nel corso della cerimonia degli Oscar 2015 ha colto l'occasione per parlare, davanti alle telecamere di tutto il mondo, di questo tema spinoso. Dopo aver ritirato la statuetta come miglior attrice non protagonista per Boyhood, l'attrice ha utilizzato il suo discorso di ringraziamento per denunciare le ingiustizie ai danni delle donne a Hollywood. La stessa Meryl Streep, alla fine del discorso, si é alzata in piedi e ha applaudito con entusiasmo le parole della collega. Se volete riguardare il video, ecco il link:
Proprio Arquette ha ricordato che anche Jennifer Lawrence, nonostante sia una delle giovani interpreti più amate del momento, faccia fatica ad ottenere un contratto pari a quello degli attori che recitano insieme a lei. Per American Hustle, infatti, a Bradley Cooper fu concesso il 9 % degli incassi del film, mentre a Lawrence "solo" il 7 %. In merito al suo compenso per il film, Jennifer Lawrence ammette di essersi pentita di non aver contrattato ulteriormente con Sony, prima di accettare il cachet, sentendosi in colpa per i suoi guadagni stellari.
Emily Blunt, che nel 2015 abbiamo visto in Sicario, lamenta il diverso trattamento riservato agli interpreti maschili, arrivando a dichiarare al Times che potrebbe lasciare il cinema se le cose non dovessero cambiare.
Non é da meno anche Frances McDormand, che durante l'ultima edizione del Festival di Cannes ha ricordato la necessità, da parte delle attrici, di fare veri e propri salti mortali per stare al passo con in propri colleghi. Con un'invidiabile capacità di sintesi, l'attrice americana ha ricordato che Ginger Rogers sapeva di dover fare gli stessi passi di Fred Astaire ma all'indietro e con i tacchi. Non si tratta di semplici parole ma anche di un comportamento in linea con quanto dichiarato: invece dei tacchi alti, d'obbligo per le attrici che camminano sul tappeto rosso della Croisette, Frances McDormand ha preferito un paio di comode scarpe basse. Una scelta molto forte, più che un capriccio estetico, dato che l'abbigliamento delle attrici, a differenza degli interpreti maschili, deve costantemente rispondere a un certo canone e a codici non scritti ma impossibili da eludere.
Fra gli attori più pagati di Hollywood, come non citare Robert Downey Jr.? Proprio su di lui si sono concentrate le riflessioni di Gwyneth Paltrow, che ha utilizzato i guadagni del collega come chiaro esempio del divario nel cachet di uomini e donne. Con circa 80 milioni di dollari, il protagonista di Iron Man é stato il più pagato nell'annata 2014-2015. E se questa cifra vi impressiona, vi impressionerà ancora di più (o almeno dovrebbe) sapere che a condurre la classifica femminile c'é Jennifer Lawrence, i cui guadagni ammontano a circa 52 milioni di dollari in un anno.
Non poco, direte voi. Siamo d'accordo. Ma si tratta pur sempre di quasi 30 milioni di differenza, non certo briciole.
Fra le poche star di Hollywood a non protestare contro il maschilismo imperante nell'industria del cinema, ecco Kristen Stewart, secondo la quale gli stipendi dei colleghi uomini sarebbero giustificati dal maggiore successo delle loro pellicole. Le parole di Kristen Stewart fanno pensare a una sola cosa: il talento delle attrici é direttamente proporzionale al loro impegno per il riconoscimento dei diritti...
Se Bella Swan scendesse dalle nuvole, si renderebbe conto che la lotta per l'uguaglianza non passa solo per i conti in banca, ma anche per diversi altri fattori, vedi i premi Oscar. L'edizione appena trascorsa ha visto una serie di polemiche incentrate sull'assenza di attori afroamericani fra le nomination per la statuetta, oltre che un forte appello contro la violenza sulle donne. Tutto questo risulta davvero strano, se pensiamo che la presidentessa dell'Academy é una donna, per di più afroamericana. Ma Cheryl Boone Isaacs, nonostante il suo impegno contro le discriminazioni di ogni tipo, ha davvero le mani legate. Sarà anche la presidentessa della prestigiosa organizzazione, ma deve confrontarsi con un dato di fatto: su 63 membri dell'Academy, tre quarti sono uomini!
Le proteste di Meryl Streep e colleghe, purtroppo, non rappresentano una novità. Se diamo un'occhiata alle notizie di qualche anno fa, anche di vent'anni fa, possiamo notare come le attrici di Hollywood cerchino da tempo di rendere davvero effettiva la tanto proclamata parità. Correva l'anno 1994 e Sharon Stone, all'apice della carriera, girava The Specialist accanto a Sylvester Stallone. Stesso impegno sul set, stesse ore di lavoro. L'unica differenza? Le cifre. Sly guadagnò 12 milioni di dollari contro i 5 di Sharon. Ricordiamolo, Sharon Stone degli anni '90.
La lotta per il riconoscimento dei diritti e per il superamento del sessismo é ancora lunga. Stiamo parlando comunque di cifre da capogiro e di un mondo a parte, quello di Hollywood, su questo non ci sono dubbi. Ma se persino nel gotha del cinema esistono così tante differenze fra professionisti maschili e femminili, non osiamo immaginare quante ce ne siano ancora in settori che fanno molto meno scalpore.
Di sicuro, se le ore trascorse sul set e l'immedesimazione nel personaggio sono le stesse per attori e attrici, non si capisce perché non possa esserlo anche il compenso...