I Soliti Sospetti, 30 anni dopo: quando il cinema diventa un gioco di specchi e illusioni

I temi di un capolavoro senza tempo

di Biagio Petronaci

Nel 1995, I Soliti Sospetti (The Usual Suspects), diretto da Bryan Singer e scritto da Christopher McQuarrie, debuttò nelle sale cinematografiche, lasciando un'impronta indelebile nella storia del cinema. A trent'anni dalla sua uscita, il film continua a essere celebrato per la sua narrazione ingegnosa, la costruzione dei personaggi e il colpo di scena finale, ancora oggi oggetto di discussione tra appassionati e critici.

I Soliti Sospetti è considerato un modello di storytelling complesso e imprevedibile, che invita gli spettatori a guardare oltre ciò che appare. Inoltre, il personaggio di Keyser Söze è diventato una figura iconica del cinema, simbolo dell'intelligenza manipolatrice e del controllo assoluto. Riscopriamo I Soliti Sospetti in occasione del trentesimo anniversario!

I Soliti Sospetti, trama e cast

La trama ruota attorno ad alcuni criminali che si ritrovano coinvolti in una rapina finita male e in una serie di eventi orchestrati da una figura misteriosa e temuta nel mondo del crimine, chiamata Keyser Söze.

Il film inizia con un interrogatorio di Verbal Kint (Kevin Spacey), un criminale sopravvissuto a un'esplosione su una nave al porto di Los Angeles. Attraverso i suoi racconti, lo spettatore scopre come cinque sospetti – Dean Keaton, Michael McManus, Todd Hockney, Fenster e Verbal stesso – si siano incontrati per caso durante un'identificazione della polizia. Decidono di collaborare per compiere una serie di colpi insieme, ma vengono infine reclutati da un misterioso intermediario di Keyser Söze.

L'intermediario ordina loro di compiere una pericolosa missione su una nave per distruggere una partita di droga. Tuttavia, l'operazione si trasforma in un massacro. I Soliti Sospetti ha conquistato due Premi Oscar nel 1996: migliore sceneggiatura originale e miglior attore non protagonista andato a Kevin Spacey (noto anche per House of Cards - Gli intrighi del potere, American Beauty, Recount, Seven, The Contract).

Nel cast troviamo:

  • Kevin Spacey: Roger "Verbal" Kint
  • Chazz Palminteri: David Kujan
  • Gabriel Byrne: Dean Keaton
  • Kevin Pollak: Todd Hockney
  • Pete Postlethwaite: Kobayashi
  • Stephen Baldwin: Michael McManus
  • Benicio del Toro: Fenster
  • Peter Greene: Redfoot
  • Suzy Amis: Edie Finneran
  • Clark Gregg: Dr. Walters
  • Dan Hedaya: Sergente Jeffrey "Jeff" Rabin
  • Giancarlo Esposito: agente speciale Jack Baer
  • Michelle Clunie: ritrattista
  • Paul Bartel: contrabbandiere
  • Carl Bressler: Saul Berger

Identità e inganno: la figura di Keyser Söze ne I Soliti Sospetti

Uno degli elementi più importanti del film è il tema dell'identità e dell'inganno. Al centro della narrazione si trova Keyser Söze, un personaggio leggendario e temuto, che rappresenta il potere più oscuro e sfuggente. Attraverso racconti contrastanti e manipolazioni, il film sfida continuamente il pubblico a mettere in dubbio ciò che vede e sente. La vera identità di Söze è nascosta sotto strati di menzogne e finzioni, trasformandolo in un simbolo di controllo assoluto e paura inarrestabile. Il film gioca continuamente con ciò che i personaggi e il pubblico credono di sapere.

Il narratore inaffidabile e la manipolazione delle percezioni

I Soliti Sospetti ha ridefinito l’uso del narratore inaffidabile nel cinema. La storia è raccontata attraverso le parole di Verbal Kint, un personaggio apparentemente secondario e innocuo. Le sue versioni degli eventi guidano le percezioni del pubblico, portandolo in una spirale di inganni e false certezze. Questa tecnica permette al film di esplorare il tema della manipolazione della realtà, mostrando come il potere delle parole possa plasmare ciò che gli altri credono sia vero.

I Soliti Sospetti, paura e potere

Keyser Söze incarna la paura assoluta e l’ossessione per il controllo. Nella mitologia del film, Söze è disposto a compiere atti estremi, anche contro la sua stessa famiglia, per mantenere il potere e terrorizzare chiunque osi opporsi a lui. Questa figura diventa una presenza onnipervasiva, che controlla eventi e persone senza mai esporsi direttamente. Attraverso Söze, il film esplora il concetto di paura come strumento di dominio, mostrando come il controllo possa essere esercitato anche senza una presenza fisica.

Predestinazione e controllo degli eventi

Un altro tema ricorrente è quello della predestinazione e del controllo degli eventi. Ogni azione e decisione presa dai personaggi sembra orchestrata da una forza superiore, capace di prevedere e manipolare ogni dettaglio. Questo senso di predestinazione conferisce al film una tensione costante, alimentando l'idea che nessuno possa sfuggire al controllo di Keyser Söze. I personaggi, destinati a seguire un percorso già tracciato, diventano pedine in un gioco più grande di loro.

Giustizia o illusione?

I Soliti Sospetti pone anche una riflessione profonda sul concetto di giustizia. Le forze dell'ordine, rappresentate dall’agente speciale Kujan, sono convinte di poter risolvere il caso attraverso una rigorosa ricerca della verità. Tuttavia, la struttura del film mostra come la giustizia possa essere facilmente sviata da bugie e manipolazioni. Il desiderio di verità si scontra con l'abilità di Keyser Söze di controllare ogni informazione e situazione, trasformando la ricerca della verità in un'illusione.

Il colpo di scena finale de I Soliti Sospetti: una lezione di cinema (spoiler)

Il colpo di scena finale de I Soliti Sospetti è diventato una delle rivelazioni più celebri nella storia del cinema. Dopo aver condotto lo spettatore attraverso una serie di intricati racconti e inganni, il film svela la verità sulla reale identità di Keyser Söze in modo sorprendente e magistrale. Questa rivelazione non solo cambia completamente la percezione della storia, ma invita anche il pubblico a riflettere su come le apparenze possano essere ingannevoli. Il finale dirompente è un esempio perfetto di come la narrazione cinematografica possa giocare con le aspettative.

Alla fine del film, dopo che Verbal è stato rilasciato, il detective Kujan capisce troppo tardi che molte delle informazioni fornite durante l'interrogatorio erano menzogne. In un colpo di scena memorabile, scopriamo che Verbal Kint è in realtà Keyser Söze, che riesce a sfuggire indisturbato.

"La più grande astuzia del diavolo è stata quella di convincere il mondo che lui non esiste."