Inside Out 2, le nuove emozioni e quelle che non ce l’hanno fatta: il dietro le quinte del film
Il regista e i doppiatori italiani di Inside Out 2 raccontano il dietro le quinte del film, tra nuove emozioni e idee che non ce l’hanno fatta ad entrare (per ora) nella testa di Riley.
RIley, la bambina protagonista di Inside Out, è diventata adolescente. Sono passati 9 anni dal primo film d’animazione della Pixar con protagoniste le emozioni che lavorano nel cervello di una bimba. Nel frattempo anche la sua doppiatrice italiana è cambiata: ora a darle voce è l’attrice 16enne Sara Ciocca, nota al grande pubblico per il suo ruolo nella fiction RAI Blanca. Da adolescente, conferma l’accuratezza del ritratto che il film fa dell’età che sta vivendo.
All’inizio di Inside Out 2 infatti nel quartier generale della mente di Riley suona “l’allarme” pubertà. Gioia, Tristezza, Disgusto e Rabbia non sono più le uniche emozioni a risiedere nella mente di Riley ora che è adolescente. Quattro nuovi personaggi - Ansia, Ennui, Invidia e Imbarazzo - cominciano a condizionare le azioni di Riley. Nell’edizione italiana del nuovo film Pixar c’è una squadra di interpreti a dare loro voce.
Per la presentazione italiana della pellicola, la stampa ha avuto modo di fare a loro e ai realizzatori del qualche domanda. Ne è emerso parecchio sia sulla realizzazione di Inside Out 2, sia su ciò che non è finito nel film ma che potrebbe tornare in un ipotetico capitolo 3.
- Kelsey Mann - regista
- Mark Nielsen - produttore
- Pilar Fogliati - voce di Ansia
- Deva Cassel - voce di Ennui
- Marta Filippi - voce di Invidia
- Federico Cesari - voce di Imbarazzo
- Sara Ciocca - voce di Riley
Come e quando è nata l’idea di Inside Out 2?
Mark Nielsen - Come sapete il primo film lo ha diretto Pete Docter, che è produttore esecutivo di questo secondo lungometraggio, che è un sequel che funziona anche come stand alone, cioè funziona come film a sé, anche senza aver visto il precedente. Cinque anni fa Pete ha voluto incontrare Kelsey e gli ha chiesto se voleva provare a fare un capitolo 2 del suo Inside Out. Ho avuto la fortuna di essere il produttore che all’epoca lavorava al suo fianco e quindi sono stati coinvolto nel progetto.
Non gli abbiamo dato subito una risposta, perché ovviamente il primo pensiero e obiettivo è stato quello di trovare una storia all’altezza di un sequel di Inside Out. Non eravamo certi da subito che fosse la strada giusta. A convincerci è stato il fatto che entrambi incontravamo delle persone che continuavano a parlarci di quel film, segno che aveva lasciato un forte impatto e che gli spettatori continuavano a farsi delle domande in merito.
Come regista, pensi che il pubblico più giovane possa trovare una connessione con queste nuove emozioni, più complesse?
Kelsey Mann - Trovo che sia fantastico che i ragazzi, attraverso il personaggio di Riley, ora possano esplorare emozioni più complesse e sfumate delle precedenti. Pensavamo che i più piccoli non riuscissero sempre a seguire tutto il ragionamento emotivo che c’è dietro alcune scene di questo sequel, ma dai primi riscontri che abbiamo avuto posso dire che invece alle volte lo colgono più degli adulti.
Siete i doppiatori delle nuove emozioni nell’edizione italiana. Raccontateci un po’ della vostra esperienza con “la vostra” emozione.
Pilar Fogliati - Io dò la voce ad Ansia. Quando ero piccola io ci immaginavamo l’angioletto e il diavoletto sulla spalla, è fantastico che i ragazzini di oggi abbiano delle rappresentazioni così precise delle loro emozioni, che li possano anche aiutare a capirsi di più. Nelle nuove generazioni mi sembra che ci sia molta più voglia di conoscere le proprie emozioni e capirsi a livello mentale.
Del mio personaggio adoro una frase in particolare: “il mio lavoro è preoccuparmi dei problemi che non si vedono”: trovo sia una battuta perfetta per descrivere l’ansia fuor di stereotipo, una sfaccettatura che capiscono i bambini e che fa annuire gli psicologi. Alla fine è vero, l’ansia è quasi troppo amore e, come tutte le emozioni, non va repressa ma vissuta.
Deva Cassel - Fin da quando ero bambina mia mamma mi ha sempre detto che era importante che io imparassi anche ad annoiarmi. L’ho fatto: devo dire che anche da adulta io mi annoio spessissimo. Quando ero più giovane trovavo difficile capire a cosa servisse questo sentimento a cui ora dò voce. Poi ho capito che è importantissimo annoiarsi, perché è un modo per fermarsi per chiarirsi le idee.
Ennui ha questo accento francese marcato. Mi sono divertita tantissimo a esasperarlo per far emergere lo snobbismo del personaggio. Trovo sia un tratto nazionale in Francia, questo modo di parlare un po’ altezzoso. Per cui è stato perfetto per il personaggio.
Sara Ciocca - Doppiare questo personaggio è stata quasi un’esplorazione, dato che io e Riley abbiamo la stessa età. L’adolescenza è un periodo di enorme confusione, in cui non capisci mai quale emozione sta guidando la tua mente, tutto è una giostra di sensazioni contrastanti. Mi piace moltissimo per esempio che Imbarazzo in Inside Out 2 stia quasi sempre in silenzio, perché è quello che succede nella realtà no? Quando succede qualcosa sei preda dell’imbarazzo e rimani in silenzio. Ci tengo a ringraziare il mio maestro Massimiliano Manfredi che ha sudato sette camicie per tirare fuori il meglio di tutti noi in sala di doppiaggio.
Marta Filippi - Invidia è stata una sorpresa perché lei non è cattiva e meschina come il suo nome potrebbe lasciare a intendere. Gli animatori mi hanno spiegato cosa c’è dietro il suo aspetto fisico: Invidia è piccola e ha quegli occhi enormi perché guarda sempre agli altri con tanta ammirazione, cercando in un certo senso una guida. Non si sente mai all’altezza no?
Federico Cesari - Io dò la voce a imbarazzo. Il nostro lavoro di attori è fondato su frequentissimi momenti d’imbarazzo, ma alle volte ti fa confrontare con la vera essenza di te mentre vivi un momento di inadeguatezza.
Come hai l’hockey è così centrale in questo film?
Mark Nielsen - Pensa che nella prima bozza di questo film non c’era nemmeno l’hockey come argomento. Analizzando la prima stesura però ci siamo resi conto che mancava qualcosa nella vita di questa adolescente, una passione, come poteva essere la musica per la protagonista di Red. Ci è venuto in mente che Riley giocava già a hockey e che lo sport è un contesto in cui si provano tante emozioni contrastanti, dovute anche alla tensione e all’agonismo. Ci è sembrato un contesto perfetto per esplorare le nuove emozioni di Riley.
In Inside Out 2 c’è lo sport, ma non una storia d’amore. Come mai?
Kelsey Mann - Ci sono molti film sui teenager che raccontano le prime cotte e storie d’amore, ma io volevo fare qualcosa di differente. Prima di cominciare a fare questo film sono andato a rivedere le mie foto da bambino, quelle scattate durante i compleanni o le occasioni speciali. A 5 anni il mio giorno “da festeggiato” ero tutto felice, con un sorriso enorme sulla faccia. Man mano che crescevo sembravo sempre più infelice e insofferente, pareva quasi che fossi annoiato e disgustato da me stesso. Ecco: per me Inside Out 2 è un film che parla di scoprire e innamorarsi di una persona: sé stessi. Riley fa proprio questo.
Nei titoli di coda sono riportati i nomi dei tanti psicologici ed esperti della psiche a cui vi siete rivolti.
Mark Nielsen - Ci siamo rivolti a un professore dell’università di Berkley che aveva già dato una mano per il primo film, l‘abbiamo richiamato subito. È stato affiancato da un esperta di psicologia di gruppo e di squadra, per esplorare i conflitti e le dinamiche del gruppo di ragazze protagoniste. Entrambi hanno aiutato sin da subito a scrivere le prime emozioni sulla lavagna bianca, a selezionare le migliori. Ci hanno seguito a consigliato fino alla fine della lavorazione.
Nella versione italiana c’è Stefania Andreoli.
Stefania ci ha aiutato anche nel primo film per usare in maniera esatta della terminologia in fase di adattamento e doppiaggio. Può essere complicato. Per esempio in Inside Out 2 c’è la tempesta d’idee: in inglese è brainstorming, che però da noi è un termine con una valenza completamente differente.
I colori in Inside Out sono molto importanti, quindi ti chiedo: perché Ansia è arancione?
Kelsey Mann - A ogni nuova emozione cerchiamo subito un colore preciso da assegnarle, perché tutto il film è molto giocato sulla valenza dei colori, no? Ansia è associata all’arancione perché è un colore vibrante, che dà un forte senso di energia cinetica, proprio come l’iperattività che l’ansia può causare.
Cosa è rimasto fuori da Inside Out 2?
Mark Nielsen - Ci sono tanti regni della mente di Riley che vogliamo e potremmo esplorare. Uno è la terra della procrastinazione, Procastinationland. I personaggi ci passavano accanto: un lotto di terra vuoto, con scritto “in arrivo”, che faceva arrabbiare Rabbia e gli altri perché era così da sempre.
Avete tagliato delle emozioni?
Kelsey Mann - Parecchie. Te ne racconto due. Avevamo una gemella identica a Invidia che era Gelosia. Nessuno riusciva a distinguerle, era quella la nostra idea. Facendo un po’ di ricerca abbiamo capito che in realtà sono due emozioni ben distinguibili e abbiamo abbandonato questa idea.
Tra le emozioni che mi è più spiaciuto tagliare c'è Schadenfreude, ovvero la gioia che procura vedere il dolore altrui. Chissà, magari in futuro riusciremo a vederla? Era un personaggio con un forte accento tedesco che irrideva Paura e Tristezza per la loro angoscia.
Possiamo sperare di vedere un Inside Out 3?
Mark Nielsen - L’unico modo per noi per riuscire a fare un terzo capitolo è che chi lo vuole vedere vada in sala a guardare Inside Out 2.