Jeremy Irons al Lucca Film Festival
Di tutti gli ospiti di questa edizione del Lucca Film Festival, Jeremy Irons é stato sicuramente il più atteso. La fila davanti al Teatro del Giglio comincia a formarsi ben prima dell'inizio della sua lezione di cinema: c'é chi é arrivato alle 7.30 per prendere posto ed assicurarsi il biglietto. Vere e proprie scene di delirio da parte di alcune fan, pronte a superare la fila come se niente fosse, per poi essere rispedite indietro dagli organizzatori.
Ma, aldilà di questi momenti di follia collettiva, la lezione di cinema tenuta da Jeremy Irons ha davvero meritato tutta l'attesa necessaria. Inutile dire che, data la sua fama, gli siano state rivolte domande non sempre semplici, alle quali l'attore inglese ha saputo rispondere con il giusto tono.
Una delle prime domande riguarda il rapporto fra l'attore e i numerosi personaggi da lui interpretati, personaggi celebri per il loro spessore psicologico.
Con inaspettata modestia, Irons non si attribuisce affatto il merito di aver creato i personaggi che ha portato in scena: sono solo un attore. Ho un testo da seguire, un testo scritto da qualcun altro. Non posso prendermi il merito dei miei personaggi.
E con questa prima risposta, Irons si porta a casa una bella quantità di applausi da parte del pubblico. Come se non bastasse, continua così: Quello che faccio é immaginare. Immaginarmi in altre epoche, vedere il mondo come un altro. Faccio come un bambino, uso l'immaginazione. Più di una volta, durante la lezione, Irons insiste sull'importanza del “bambino interiore”, quello che permette all'attore di immedesimarsi efficacemente nel personaggio.
Come ogni uomo di spettacolo con una solida esperienza alle spalle, Irons sa anche quando é il momento di far ridere il pubblico.
Non esita infatti ad autodefinirsi “una prostituta”, per far capire che spesso ha accettato ruoli unicamente per il compenso. Compenso che gli é poi servito a finanziare progetti che aveva a cuore, come il restauro di una torre medievale in Irlanda, durato sei anni. Proprio in merito ai film da lui fatti per il puro botteghino, il suo augurio al pubblico presente in sala é quello di non vedere mai questi film.
Un altro momento capace di risvegliare anche l'attenzione dello spettatore più distratto é stato quello in cui Irons ha parlato de La maschera di ferro. Ricordando i giorni trascorsi a Parigi con i colleghi e la troupe del film, Irons smentisce le voci secondo le quali lui, Malkovich, Byrne e Depardieu avrebbero “maltrattato” Leonardo DiCaprio. Al contrario, dice Irons, Leonardo si é divertito parecchio, durante le riprese del film: approfittando della settimana della moda di Parigi, era sempre in compagnia di modelle! Lo invidiavamo tutti, ammette Irons ridendo.
Prima di salutare il pubblico del festival, Irons si concede un altro momento di autoironia, rievocando la sua interpretazione di Scar ne Il re leone.
La parte sonora, come in ogni cartone animato, fu registrata prima dell`animazione. Nessuno degli attori conosceva l`aspetto fisico del proprio personaggio, aspetto che sarebbe stato modellato proprio sulla fisicità del suo doppiatore. Quando vidi che Scar era un leone rachitico, quasi calvo e con pochi peli sulla coda, pensai "allora é così che mi vedono!" .
Ma, aldilà di questi momenti di follia collettiva, la lezione di cinema tenuta da Jeremy Irons ha davvero meritato tutta l'attesa necessaria. Inutile dire che, data la sua fama, gli siano state rivolte domande non sempre semplici, alle quali l'attore inglese ha saputo rispondere con il giusto tono.
Una delle prime domande riguarda il rapporto fra l'attore e i numerosi personaggi da lui interpretati, personaggi celebri per il loro spessore psicologico.
Con inaspettata modestia, Irons non si attribuisce affatto il merito di aver creato i personaggi che ha portato in scena: sono solo un attore. Ho un testo da seguire, un testo scritto da qualcun altro. Non posso prendermi il merito dei miei personaggi.
E con questa prima risposta, Irons si porta a casa una bella quantità di applausi da parte del pubblico. Come se non bastasse, continua così: Quello che faccio é immaginare. Immaginarmi in altre epoche, vedere il mondo come un altro. Faccio come un bambino, uso l'immaginazione. Più di una volta, durante la lezione, Irons insiste sull'importanza del “bambino interiore”, quello che permette all'attore di immedesimarsi efficacemente nel personaggio.
Come ogni uomo di spettacolo con una solida esperienza alle spalle, Irons sa anche quando é il momento di far ridere il pubblico.
Non esita infatti ad autodefinirsi “una prostituta”, per far capire che spesso ha accettato ruoli unicamente per il compenso. Compenso che gli é poi servito a finanziare progetti che aveva a cuore, come il restauro di una torre medievale in Irlanda, durato sei anni. Proprio in merito ai film da lui fatti per il puro botteghino, il suo augurio al pubblico presente in sala é quello di non vedere mai questi film.
Un altro momento capace di risvegliare anche l'attenzione dello spettatore più distratto é stato quello in cui Irons ha parlato de La maschera di ferro. Ricordando i giorni trascorsi a Parigi con i colleghi e la troupe del film, Irons smentisce le voci secondo le quali lui, Malkovich, Byrne e Depardieu avrebbero “maltrattato” Leonardo DiCaprio. Al contrario, dice Irons, Leonardo si é divertito parecchio, durante le riprese del film: approfittando della settimana della moda di Parigi, era sempre in compagnia di modelle! Lo invidiavamo tutti, ammette Irons ridendo.
Prima di salutare il pubblico del festival, Irons si concede un altro momento di autoironia, rievocando la sua interpretazione di Scar ne Il re leone.
La parte sonora, come in ogni cartone animato, fu registrata prima dell`animazione. Nessuno degli attori conosceva l`aspetto fisico del proprio personaggio, aspetto che sarebbe stato modellato proprio sulla fisicità del suo doppiatore. Quando vidi che Scar era un leone rachitico, quasi calvo e con pochi peli sulla coda, pensai "allora é così che mi vedono!" .