L'evoluzione degli effetti speciali
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Il cinema é magia. Quante volte questa frase é stata pronunciata da registi, attori, spettatori e addetti a lavori? Centinaia, forse migliaia di volte. La verità però é proprio questa. Sin dalla sua nascita, il cinema ha cercato strumenti tecnologici in grado di ingannare l'occhio dello spettatore, provando a far sembrare vere cose che non esistono più o non sono mai esistite.
Nel campo degli effetti speciali, così come in tanti altri ambiti, abbiamo avuto dei passaggi importanti in grado di segnare un'epoca; film che sono e saranno sempre ricordati come pietre miliari in termini di avanzamento tecnologici. In questa stretta ed elitaria cerchia, di diritto ci rientra anche Jurassic Park. Scopriamo perché.
Come spesso ha dichiarato Spielberg all'interno delle tante interviste rilasciate nel corso degli anni, quando ha deciso di girare Jurassic Park, la sua preoccupazione principale era quella di far sembrare il più reali possibile questi bestioni sullo schermo: “I dinosauri dovevano respirare, e sembrare vivi. Se non fossimo riusciti a trasformarli in qualcosa di credibile, il film non avrebbe mai funzionato. Dovevamo creare degli animali non dei mostri”.
Dopo svariate riunioni la produzione decise che una commistione di animatronics e CGI sarebbe stato il cocktail perfetto per portare in vita creature che hanno popolato la terra milioni di anni fa. L'acume di Spielberg lo spinse ad affidarsi a due studi molto rinomati in entrambi i campi.
vimager1, 2, 3
Per gli animatronics si affidarono agli Stan Winston Studios maestri di questa tecnologia, mentre per la CGI il lavoro fu commissionato a dei veri e propri pionieri di questo strumento i ragazzi della Industrial Light & Magic.
Prima di addentrarci nei dettagli del film in questione, é giusto fare un piccolo passo indietro e spiegare, esattamente, cosa sono questi animatronics.
L'animatronics - in italiano animatronica - cerca di emulare, attraverso una struttura robotica, movimenti e gestualità di persone o animali, portandole in vita.
Questa tecnologia, sorprendentemente, affonda le sue radici in tempi molto antichi. La storia riporta infatti esempi di animatronica - molto basica e differente da quella moderna - già nel 1220, e persino Leonardo da Vinci nel 1550 provò a cimentarsi nello studio degli automi. Dopo diversi passaggi evolutivi, gli animatronics sbarcano nel mondo del cinema grazie a Walt Disney che conia anche un nuovo termine per questi oggetti di scena: audio-animatronics.
La svolta arriva a cavallo tra il 1963 e il 1964. In un parco a tema Disney fa la sua comparsa il primo audio animatronics, e parallelamente viene creato anche il primo su modello umano (si tratta del Presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln). Con Mary Poppins per la prima volta in assoluto esordiscono degli audio animatronics in un lungometraggio.
Da quel momento in poi, questa tecnologia non abbandonerà mai più il mondo del cinema, con modelli animatronici sempre più dettagli, reali, ed in grado di compiere movimenti incredibili. Ma torniamo al nostro Jurassic Park.
Come detto poche righe sopra, la preoccupazione di Spielberg era quella di creare degli animatronics credibili ed in grado di muoversi in maniera assolutamente credibile. I problemi nella produzione di questi mastodontici dinosauri furono principalmente due: creare movenze credibili e riproduzioni in scala 1: 1.
Per il primo problema si cercò di ovviare sfruttando la collaborazione con Jack Horner un famosissimo paleontologo che aiutò i ragazzi di Stan Winston nella realizzazione dei modelli pensati per il film, suggerendo la deambulazione, il colore della pelle (ricreata con il lattice) e molti altri piccoli dettagli.
Riguardo al secondo problema le difficoltà furono maggiori. Da subito la produzione si rese conto che ricreare per intero tutti i modelli delle specie coinvolte sarebbe stato troppo dispendioso. Si decise allora di muoversi su due strade parallele: per le specie più “piccole” si ricrearono modelli animatronici interi, mentre per quelle più imponenti solo alcune parti del corpo, per poi essere completate con la computer grafica. Un esempio lampante in questo senso é il brachiousaro, di cui fu realizzata in versione animatronica solamente la testa e una piccolissima porzione di collo.
Unica eccezione sotto questo aspetto fu il T-Rex che si decise per esigenze di scena, di ricreare in maniera totale. Grazie a questa scelta, a distanza di oltre vent'anni, il film di Spielberg detiene ancora il record di animatronics più grande costruito per un film. Insomma, “robetta” da poco.
Per quanto riguarda il T-Rex in particolare, Spielberg spiegò più di una volta che durante la produzione del film si trattò dell'elemento più difficile da gestire. Una volta creato il modello in scala reale, incaricò Phil Tippet di creare delle scene in go motion per farlo muovere in maniera credibile. Tuttavia, ultimato il lavoro, Spielberg lo trovò completamente insufficiente perché poco credibile. Decise così di virare sulla neonata CGI, con risultati decisamente più soddisfacenti e sotto gli occhi di tutti.
Gli animatronics da questo momento in poi non abbandoneranno mai più l'universo di Jurassic Park, diventano strumenti di scena essenziali anche per i relativi seguiti, Jurassic World compreso.
Bisogna anche sottolineare che lavorare con questi strumenti non é affatto semplice e di questo ce ne da testimonianza Chris Pratt che durante una recente intervista ha raccontato un simpatico aneddoto. Se da una parte ci sono i pro di essere a contatto con elementi tangibili e reali con il quale poter interagire sulla scena (a differenza della CGI in cui c'é semplicemente un telo verde) dall'altra Chris ha raccontato dei rumori infernali che fanno queste macchine una volta azionate, tanto che in alcune scene la sua voce é stata doppiata in fase di post produzione perché non si riusciva a sentire.
Insomma, pur non avendoli inventata, Jurassic Park ha contribuito in maniera incredibile a trasformare questa tecnologia in qualcosa di ancora più credibile e quasi reale…tanto da far sembrare vive creature che hanno abitato la terra milioni di anni fa.
Nel campo degli effetti speciali, così come in tanti altri ambiti, abbiamo avuto dei passaggi importanti in grado di segnare un'epoca; film che sono e saranno sempre ricordati come pietre miliari in termini di avanzamento tecnologici. In questa stretta ed elitaria cerchia, di diritto ci rientra anche Jurassic Park. Scopriamo perché.
Ma i dinosauri non si erano estinti?
Come spesso ha dichiarato Spielberg all'interno delle tante interviste rilasciate nel corso degli anni, quando ha deciso di girare Jurassic Park, la sua preoccupazione principale era quella di far sembrare il più reali possibile questi bestioni sullo schermo: “I dinosauri dovevano respirare, e sembrare vivi. Se non fossimo riusciti a trasformarli in qualcosa di credibile, il film non avrebbe mai funzionato. Dovevamo creare degli animali non dei mostri”.
Dopo svariate riunioni la produzione decise che una commistione di animatronics e CGI sarebbe stato il cocktail perfetto per portare in vita creature che hanno popolato la terra milioni di anni fa. L'acume di Spielberg lo spinse ad affidarsi a due studi molto rinomati in entrambi i campi.
vimager1, 2, 3
Per gli animatronics si affidarono agli Stan Winston Studios maestri di questa tecnologia, mentre per la CGI il lavoro fu commissionato a dei veri e propri pionieri di questo strumento i ragazzi della Industrial Light & Magic.
Prima di addentrarci nei dettagli del film in questione, é giusto fare un piccolo passo indietro e spiegare, esattamente, cosa sono questi animatronics.
L'animatronics - in italiano animatronica - cerca di emulare, attraverso una struttura robotica, movimenti e gestualità di persone o animali, portandole in vita.
Questa tecnologia, sorprendentemente, affonda le sue radici in tempi molto antichi. La storia riporta infatti esempi di animatronica - molto basica e differente da quella moderna - già nel 1220, e persino Leonardo da Vinci nel 1550 provò a cimentarsi nello studio degli automi. Dopo diversi passaggi evolutivi, gli animatronics sbarcano nel mondo del cinema grazie a Walt Disney che conia anche un nuovo termine per questi oggetti di scena: audio-animatronics.
La svolta arriva a cavallo tra il 1963 e il 1964. In un parco a tema Disney fa la sua comparsa il primo audio animatronics, e parallelamente viene creato anche il primo su modello umano (si tratta del Presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln). Con Mary Poppins per la prima volta in assoluto esordiscono degli audio animatronics in un lungometraggio.
Da quel momento in poi, questa tecnologia non abbandonerà mai più il mondo del cinema, con modelli animatronici sempre più dettagli, reali, ed in grado di compiere movimenti incredibili. Ma torniamo al nostro Jurassic Park.
Come detto poche righe sopra, la preoccupazione di Spielberg era quella di creare degli animatronics credibili ed in grado di muoversi in maniera assolutamente credibile. I problemi nella produzione di questi mastodontici dinosauri furono principalmente due: creare movenze credibili e riproduzioni in scala 1: 1.
Per il primo problema si cercò di ovviare sfruttando la collaborazione con Jack Horner un famosissimo paleontologo che aiutò i ragazzi di Stan Winston nella realizzazione dei modelli pensati per il film, suggerendo la deambulazione, il colore della pelle (ricreata con il lattice) e molti altri piccoli dettagli.
Riguardo al secondo problema le difficoltà furono maggiori. Da subito la produzione si rese conto che ricreare per intero tutti i modelli delle specie coinvolte sarebbe stato troppo dispendioso. Si decise allora di muoversi su due strade parallele: per le specie più “piccole” si ricrearono modelli animatronici interi, mentre per quelle più imponenti solo alcune parti del corpo, per poi essere completate con la computer grafica. Un esempio lampante in questo senso é il brachiousaro, di cui fu realizzata in versione animatronica solamente la testa e una piccolissima porzione di collo.
Unica eccezione sotto questo aspetto fu il T-Rex che si decise per esigenze di scena, di ricreare in maniera totale. Grazie a questa scelta, a distanza di oltre vent'anni, il film di Spielberg detiene ancora il record di animatronics più grande costruito per un film. Insomma, “robetta” da poco.
Per quanto riguarda il T-Rex in particolare, Spielberg spiegò più di una volta che durante la produzione del film si trattò dell'elemento più difficile da gestire. Una volta creato il modello in scala reale, incaricò Phil Tippet di creare delle scene in go motion per farlo muovere in maniera credibile. Tuttavia, ultimato il lavoro, Spielberg lo trovò completamente insufficiente perché poco credibile. Decise così di virare sulla neonata CGI, con risultati decisamente più soddisfacenti e sotto gli occhi di tutti.
Gli animatronics da questo momento in poi non abbandoneranno mai più l'universo di Jurassic Park, diventano strumenti di scena essenziali anche per i relativi seguiti, Jurassic World compreso.
Bisogna anche sottolineare che lavorare con questi strumenti non é affatto semplice e di questo ce ne da testimonianza Chris Pratt che durante una recente intervista ha raccontato un simpatico aneddoto. Se da una parte ci sono i pro di essere a contatto con elementi tangibili e reali con il quale poter interagire sulla scena (a differenza della CGI in cui c'é semplicemente un telo verde) dall'altra Chris ha raccontato dei rumori infernali che fanno queste macchine una volta azionate, tanto che in alcune scene la sua voce é stata doppiata in fase di post produzione perché non si riusciva a sentire.
Insomma, pur non avendoli inventata, Jurassic Park ha contribuito in maniera incredibile a trasformare questa tecnologia in qualcosa di ancora più credibile e quasi reale…tanto da far sembrare vive creature che hanno abitato la terra milioni di anni fa.