Lo strangolatore di Boston, tra film e realtà: la storia di Albert DeSalvo
Chi era davvero Albert DeSalvo, l’uomo accusato di essere Lo strangolatore di Boston? La storia processuale a confronto con il film con Keira Knightley.
Lo strangolatore di Boston di Matt Ruskin è un thriller con protagonista Keira Knightley che porta su schermo la storia di uno degli assassini seriali più famosi della storia statunitense. Al Boston Strangler sono stati dedicati moltissimi film, documentari, podcast e libri, molti dei quali mettono in dubbio la versione ufficiale della storia.
In attesa di scoprire come sarà il nuovo film dedicato alla caccia al “fantasma di Boston”, scopriamo insieme la storia di Albert DeSalvo, colui che finì in carcere con l’accusa di essere lo strangolatore di Boston:
- Chi è Albert DeSalvo
- Gli omicidi dello strangolatore di Boston
- La cattura e il processo ad Albert DeSalvo
- I dubbi sullo strangolatore di Boston
- La prova del DNA
Chi è Albert DeSalvo
Albert DeSalvo è il nome dell’uomo che è stanno condannato per 13 omicidi avvenuti tra il 1962 e il 1964 nell’area di Boston. Gli omicidi erano collegati al fantomatico “Strangolatore di Boston”, presunto serial killer individuato anche grazie a un’inchiesta giornalistica firmata da Loretta McLaughlin e Jean Cole, reporter del Boston’s Record -American.
Le due sono protagoniste del film del 2023 e sono interpretate rispettivamente da Keira Knightley e Carrie Coon. Albert DeSalvo invece David Dastmalchian.
Chi era il vero Albert DeSalvo? Secondo le testimonianze dell’epoca, DeSalvo era un uomo alto, bruno, di corporatura massiccia. Negli anni operò come stupratore, sviluppando un preciso modus operandi. DeSalvo ha spiegato agli investigatori di aver scelto casualmente le sue vittime, spesso fingendosi l’impiegato di un’agenzia di modelle, un operaio mandato dal proprietario di casa alla locataria per sistemare l’impianto di riscaldamento o le tubature, persino un detective di polizia.
Venne individuato e arrestato nel 1964, su segnalazione di una vittima di stupro. DeSalvo l’aveva legata al letto e aveva abusato di lei. Si era inizialmente finto un detective. Prima di allontanarsi dalla scena del crimine, si era scusato con la giovane donna.
Dopo la denuncia della e l’identikit ricreato grazie alla sua testimonianza, la polizia arrestò DeSalvo. Quando venne reso noto il suo aspetto mezzo stampa, molte altre donne si fecero avanti. DeSalvo quindi venne identificato come uno stupratore seriale. La polizia però non sospettava di lui nel merito degli omicidi dello strangolatore.
Gli omicidi dello strangolatore di Boston
I 13 omicidi attribuiti allo strangolatore di Boston sono avvenuti nell’area di Boston tra il 1962 e il 1964. Tutte le vittime sono donne. L’unico altro punto in comune è che sono state tutte uccise dentro casa propria, dove si trovavano da sole. L’ipotesi è che abbiano aperto all’assassino, che forse conoscevano o forse aveva trovato il modo di conquistare la loro fiducia.
La polizia indagò molti casi simili senza sospettare la presenza di un serial killer per molto tempo. A connettere tre omicidi a un’unica mano e a coniare il nome di strangolare di Boston furono le giornaliste Loretta McLaughlin e Jean Cole. Le due scrissero un lungo reportage che evidenziava come tre donne anziane erano state uccise a Boston con il medesimo modus operandi: a casa propria, dopo aver subito violenza sessuale, per strangolamento.
Il dettaglio risolutivo era quello delle calze di nylon: dopo averle uccise, il killer aveva preso dai loro effetti personali un paio di calze e le aveva legate al collo delle vittime, realizzando una sorta di fiocco decorativo.
La pubblicazione dell’inchiesta portò a un’ondata di panico in città. Le morti continuarono. La polizia cominciò a prendere sul serio la pista del serial killer, ma i metodi antiquati d’investigazione, lo scarso coordinamento tra i vari dipartimenti coinvolti nelle indagini e il coinvolgimento un parapsicologo specializzato in “percezioni parasensoriali” permisero al killer di continuare ad agire indisturbato.
Alcuni dei 13 omicidi hanno un modus operandi differente. Alcune delle vittime sono state pugnalate, altre sono state strangolate usando degli oggetti e non a mani nude. Inoltre il dettaglio delle calze è presente solo in alcuni omicidi.
Anche nel film dedicato alla vicenda del 1968, realizzato a soli 4 anni al processo al killer, accusa la polizia di negligenze ed errori.
La cattura e il processo ad Albert DeSalvo
Catturato come stupratore, fu lo stesso DeSalvo ad attribuirsi gli omicidi dello strangolatore di Boston. Inizialmente De Salvo confessò gli omicidi al compagno di cella George Nassar (a sua volta in carcere per omicidio), come mostrato nel film del 2023. La parte relativa alla taglia però è inventata.
Nassar si rivolse al suo avvocato F. Lee Bailey, raccontandogli l’accaduto. Bailey assunse la difesa di DeSalvo, che confessò alla polizia tutti e 13 gli omicidi. Secondo le testimonianze dell’epoca, DeSalvo diede confessioni di qualità discontinua. In alcuni casi seppe fornire agli investigatori dettagli che nemmeno le vittime ricordavano correttamente e che non erano noti all’opinione pubblica. In altri, ricostruì erroneamente sia i modi sia i tempi degli omicidi.
DeSalvo finì a processo difeso da Bailey, che giocò la carta dell’infermità mentale. La giuria però non gli credette e nel 1967 venne condannato all’ergastolo. Nello stesso anno riuscì a fuggire dal carcere insieme ad altri 2 detenuti, scatenando una gigantesca caccia all’uomo. DeSalvo si costituì qualche giorno dopo, spiegando che il suo gesto voleva essere una denuncia contro le pessime condizioni di detenzione in cui viveva.
Venne trasferito in un carcere di massima sicurezza. Sei anni dopo venne trovato morto, accoltellato, nella sua cella. Non sono mai stati identificati gli autori del gesto.
I dubbi sullo strangolatore di Boston
Rispetto al film del 1968, il lungometraggio del 2023 introduce in maniera sostanziale l’ipotesi che DeSalvo abbia pagato anche per omicidi da lui non commessi.
Sin dal suo arresto infatti tutta una serie di persone - giornalisti, investigatori dell’FBI e persino il suo avvocato Bailey - espressero perplessità sulla sua colpevolezza. Secondo il loro profilo psicologico di DeSalvo, l’uomo era uno stupratore seriale, il cui narcisismo l’aveva spinto a confessare anche gli omicidi da lui non commessi.
A suscitare forti perplessità è il fatto che alcuni omicidi sono molto, molto differenti dal modus operandi dello strangolatore. Inoltre i serial killer tendono ad avere un tipo ben preciso di vittima, mentre lo strangolatore uccise donne dai 19 agli 85 anni, appartenenti ad etnie differenti. L’elemento delle calze di nylon annodate poi è presente solo su alcuni dei cadaveri.
Il sospetto, vivo ancor oggi, è che alcuni omicidi siano stati addossati allo strangolatore anche se compiuti da persone differenti, che magari hanno allestito la scena del crimine per farla sembrare opera dello stesso. Altri invece pensano che dietro l’identità dello strangolatore agissero più persone contemporaneamente, ben contente che DeSalvo fosse l’unico a pagare.
Di fatto gli omicidi per strangolamento nell’area continuarono anche dopo il suo arresto. A inchiodare DeSalvo c’era solo la sua confessione: la polizia non aveva prove né testimonianze, almeno fino al 2013.
La prova del DNA
Nel 2013 venne eseguito un test del DNA, che non era disponibile all’epoca delle uccisioni. Per anni infatti si erano susseguiti i dubbi sull’attribuzione a DeSalvo dell’omicidio della 19enne Mary Anne Sullivan, ultima vittima del killer.
La comparazione del DNA di DeSalvo - il cui corpo è stato riesumato per eseguire il test - con quello del liquido seminale trovato sulla scena del crimine ha fugato ogni dubbio circa la presenza dell’uomo in casa Sullivan.
Sugli altri omicidi però permangono ancor oggi dubbi.