Come Margot Robbie è diventata Barbie, pur essendolo sempre stata
L’attrice australiana Margot Robbie è molto più di una bionda mozzafiato, incarnazione vivente di Barbie. Dopo il successo del film di Greta Gerwig, ecco dove rivederla ed apprezzarne le tante capacità.
La prima volta che ho visto Margot Robbie è stato probabilmente nella serie tv Pan Am (2011), dove interpretava una hostess dell’omonima compagnia aerea di cui si narrava la storia. Il primo insuccesso di una lunga serie nella sua carriera, caratterizzata dalla levità con cui l’attrice ne esce illesa, anzi, quasi rafforzata. La prima volta in cui l’ho osservata per davvero è stata in The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, due anni più tardi. Difficile non notarla: fasciata in un abitino attillato fucsia, tacchi vertiginosi, capelli cotonati biondissimi, allontanava con la scarpa vertiginosa la fronte di Leonardo DiCaprio dalla sua gonna, mentre lui fissava ipnotizzato in mezzo alle sue gambe, come in trance.
A lanciare Margot Robbie è stata quella vecchia volpe di Martin Scorsese, che nel 2013 era alla ricerca di una donna provocante per interpretare Naomi Lapaglia, la seconda moglie dell’affarista truffatore Jordan Belfort. Il film, provocatore, eccessivo e concitato, non aveva poi molto spazio per l’interprete australiana, ma la sua impeccabile resa dell’accento del New Jersey e il suo fisico mozzafiato - allora codificato secondo i codici del desiderio maschile - rendeva impossibile dimenticarla. Già nel 2013 ci fu chi la definì una Barbie vivente.
Margot Robbie: da sempre una Barbie col fiuto per gli affari
Robbie dagli statunitensi aveva già imparato una lezione importante: una volta messo in piede nel mondo degli affari, meglio crearsi da soli uno spazio per crescere e prosperare. Cresciuta in una fattoria australiana, madre fisioterapista e padre fattore per lo più assente, già da adolescente è affascinata dalla cultura statunitense e dal culto del successo. Leggenda vuole che vedendo un’attrice recitare in una fiction locale, abbia pensato di poter fare di meglio. I suoi inizi sono proprio nelle soap australiane e nelle pubblicità.
La spregiudicatezza australiana e gli insegnamenti statunitensi la rendono una bomba pronta a scoppiare. Una Barbie, forse, ma non senza lungimiranza: già nel 2014 fonda la sua casa di produzione con Tom Ackerley, con cui si sposerà qualche anno più tardi. Se non produci da te film che ti diano la possibilità di uscire dalla tua casella di “bionda sexy”, Hollywood difficilmente ti darà l’occasione di farlo.
Nel frattempo Hollywood la sfrutta come bionda mozzafiato e Robbie si fa notare come impeccabile interprete - avvenente e carismatica - in progetti tutto sommato anonimi. È l’unico elemento memorabile di Focus - Niente è come sembra, in cui riesce a mettere in ombra il protagonista e produttore Will Smith.
La sorellanza e il femminismo Margot Robbie comincia a praticarli quando ancora non è così cool e profittevole farlo al botteghino. Già nel 2016 fa una breve apparizione in Whiskey Tango Foxtrot, progetto dell’amica Tina Fey che mette al centro una storia di giornalismo di guerra al femminile, con un’insospettabile vena comica. Al contempo dimostra anche un certo fiuto per lavorare con i registi giusti: appare nei panni di sé stessa in versione “atomica bionda” in La grande scommessa di Adam McKay, film incentrato sulla finanza (esattamente come The Wolf of Wall Street) che è diventato un vero paradigma per gli studios e ha permesso a McKay di affinare la sua formula a orologeria di racconto incalzante e sulfureo.
In questo periodo viene spesso paragonata a Charlize Theron: una bellissima donna proveniente da un altro paese anglofono che Hollywood corteggia per la sua avvenenza, senza però mai investire nelle sue qualità. Così come la collega, Robbie pianifica il salto di qualità producendo da sé un film che le permetta di “imbruttirsi” e dare risalto alle proprie qualità d’interprete. Theron fece scuola con Monster, che le fruttò l’Oscar. Robbie punta su Tonya, pellicola che porta in scena la storia vera (ma molto rimaneggiata sull’esempio dei film che raccontano “il nero d’America” alla Adam McKay) della pattinatrice Tonya Harding. Quello di Tonya è un personaggio controverso, dal background sottoproletario, con una vena di violenza e volgarità e un’energia inarrestabile che si rivela perfetto per scalfire la lucente superficie da Barbie perfetta di Robbie. Il film è un vero gioiello: dalla sceneggiatura alla regia, si dimostra ben più di una scusa per far decollare la carriera “seria” di Robbie. Il risultato è raggiunto: prima nomination agli Oscar centrata. Rimane però un ottimo film, che evidenzia una certa energia psicotica, maniacale, che Robbie riesce a donare ai suoi personaggi.
I due sentieri di Margot Robbie
La carriera di Margot Robbie si dirama su due sentieri distinti. Da una parte continua a coltivare ruoli di donne ideali, bellissime e di grande sentimento, per cui il pubblico non può che tifare: la dolce Jane Porter in The Legend of Tarzan e ovviamente la Sharon Tate reimmaginata dall’ideale tarantiniano in C'era una volta a... Hollywood. La Tate di Robbie spacca a metà pubblico e critica: è così dolce, angelica ma inoffensiva e inconsequenziale ai termini della trama. Per alcuni è la perfetta incarnazione di un sogno nostalgico (maschile), per altri la prova provata di un’inclinazione ancillare dei personaggi femminili del cinema scritto da maschi.
Parallelamente però Robbie coltiva una serie di personaggi dall’inesauribile energia distruttiva, sempre sull’orlo della follia e dell’iperattività. Sceglie saggiamente la sua pedina per l’inevitabile esordio nei cinecomics: la sua Harley Quinn, l’eterna fidanzata di Joker, diventa istantaneamente parte della pop culture, dal look al modo di fare. Un risultato non da poco, considerando che la totalità dei film in cui appare (Suicide Quad, The Suicide Squad e Birds of Prey) si rivelano delusioni al botteghino e carne da macello per la critica.
La potenza del personaggio e la capacità di Margot Robbie d’incarnarlo ben oltre il perimetro del grande schermo, indossandolo come alter ego durante le campagne promozionali, porta alla realizzazione di uno spin off dedicato. Anche Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn è un mezzo fallimento (sempre prodotto da Robbie), ma è uno stuzzicante fallimento. Conferma la capacità dell’attrice di regge un film da sola e la sua attenzione a creare un gruppo di lavoro di donne, una girl squad.
Funziona allo stesso modo - ma in chiave drammatica - il secondo film che le vale una candidatura agli Academy Awards: Bombshell - La voce dello scandalo. Il film prova senza riuscirci a diventare la pellicola di riferimento post #MeToo, raccontando la storia vera di tre giornaliste che denunciarono le molestie subite sul luogo di lavoro. Piccolo dettaglio non da poco: le tre lavoravano nel covo del maschilismo televisivo d’America, FOX News. Tre stereotipiche giornaliste sexy e bionde - interpretate da Robbie, Charlize Theron e Nicole Kidman - che si fanno avanti pur sapendo che la loro immagine e la loro vicinanza a chi per anni ha sminuito le battaglie femministe renderà loro la vita ancor più difficile.
Il film più controverso sulla tematica però Robbie non lo interpreta, ma lo produce: Una donna promettente, pellicola d’esordio di Emerald Fennell, è un progetto a bassissimo costo che diventa un uragano cinematografico. Girato in un pugno di settimane e con un budget minimo, finisce per arrivare agli Oscar ponendo domande non semplici e dando risposte davvero taglienti e brutali su cosa significhi essere una donna in una società che ha una serie di aspettative su chi devi essere e cosa devi fare in base alla tua età.
La carriera di Margot Robbie prosegue con un serie di flop che curiosamente ne cementificano lo status di star. Nel 2022 è la protagonista di Amsterdam di David O. Russell, film massacrato dalla critica e affondato al box office. Lei fa le veci della musa di Russell, Jennifer Lawrence (allora in pausa sabbatica), con un ruolo ancora una volta animato da un’energia febbrile e maniacale. Il film sfugge di mano completamente al suo creatore, ma Robbie ne esce immacolata.
Diverso il discorso per Babylon, film eccessivo e monumentale di Damien Chazelle, che esce lo stesso anno e va incontro allo stesso insuccesso di botteghino. Gli americani lo odiano, ma buona parte della critica europea lo esalta, pur riconoscendone i difetti. La pellicola fa un risultato al botteghino memorabile in Francia, conquistando il cuore di chi ci sente dentro “il vero cinema” dei tempi andati. Qui Margot Robbie è l’energia propulsiva del film nei panni di una star del muto destinata alla grandezza ma arrivata sulla scena nel momento sbagliato. Il film è tutto fondato sulla sua energia inarrestabile, sulla sua trascinante carica vitale ed erotica (salvo poi rivelarsi più puritano del previsto). La mente corre alla Nomi protagonista di Showgirls di Paul Verhoeven: balli sfrenati, vestiti succinti, una bruciante vitalità che brucia le tappe e la vita, tra droga, infinite sigarette e alcol. Non è difficile pronosticare che il ruolo cult di Margot Robbie, quello che verrà riscoperto tra una ventina d’anni, sarà proprio questo.
Quello che invece le dona la fama planetaria e la certifica stella di prima grandezza è sull’altro sentiero, quello delle ragazze ideali e “per bene”, sognate da altri. Il sogno di Barbie di Greta Gerwig incarna e rende immortale quell’accostamento che da subito caratterizzò Margot Robbie, facendola diventare quella Barbie che ci è sempre sembrata. La sua carriera, le sue scelte, i suoi ruoli finora però ci hanno dimostrato che sotto i boccoli biondi c’è un cervello pieno d’acume e un’energia selvaggia e distruttiva, che le permettono di sporcarsi e degradarsi, incarnando l’ideale opposto.
I film da vedere con Margot Robbie
- The Wolf of Wall Street
- Focus - Niente è come sempre
- Whiskey Tango Foxtrot
- La grande scommessa
- Tonya
- C'era una volta...a Hollywood
- Bombshell: La voce dello scandalo
- Birds Of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)
- Una donna promettente
- Babylon