La casa di Maria Callas in cui è stato il film con Angelina Jolie è un incredibile “falso d’autore”

Il film biografico su Maria Callas non è stato girato nella sua casa parigina, ma questo non vuol dire che ciò che vediamo nella pellicola di Larraín sia di molto dissimile alla vera dimora della divina.

La casa di Maria Callas in cui è stato il film con Angelina Jolie è un incredibile falso dautore

Maria Callas trascorse gli ultimi anni della sua vita a Parigi, lontana dalla scene che aveva calcato e desiderosa di riservatezza, dopo essere stata la regina dei rotocalchi per la sua storia d’amore con Aristotele Onassis. Il film biografico di Pablo Larraín Maria racconta l’ultima settimana di vita della soprano più famosa di sempre, che si esilia volontariamente nella sua magnifica casa di Avenue Georges Mandel. La pellicola si apre con una lunga sequenza nel salone centrale della casa, popolato da figure e persone di cui capiremo il ruolo e l’importanza solo a fine film.

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Quella che vediamo nel film non è però la vera casa di Maria Callas, ma un falso d’autore sorprendente, creato con un lunghissimo lavoro che racconta la cura maniacale nel ricostruire gli ultimi giorni della cantante d’opera da parte del regista cileno Pablo Larraín e della sua troupe. Guy Hendrix Dyas si è occupato delle scenografie e del film e si è trovato davanti alla sfida di dover creare da zero una replica credibile dell’appartamento in cui è ambientato gran parte del film.

Come è stato ricreata la casa di Maria Callas per il film Maria

L’ex ritiro della soprano esiste ancora, ma è stato venduto a privati e rimodernato dai nuovi proprietari. Guy Hendrix Dyas ha ottenuto comunque il permesso di visitarlo, in modo da farsi un’idea degli spazi e dell’atmosfera del luogo, data dall’esposizione rispetto alla luce del sole ma anche da una sorte di “aura” lasciata dietro di sé dalla celeberrima ex inquilina.

Una volta desunta la planimetria dell’abitazione, Guy Hendrix Dyas e il suo gruppo di lavoro hanno affrontato una lunghissima ricerca fotografica, rintracciando il maggior numero possibile di interviste rilasciate da Callas e magazine, riviste, giornali e televisioni in quegli anni. Prima di scomparire dalla scena pubblica infatti, Callas rilasciò parecchie interviste facendosi fotografare proprio nella casa di Avenue Georges Mandel. Dopo aver scovato. vecchi numeri di Vogue, Harper's Baazar e altre riviste patinate contenenti alcune fotografie, Dyas è riuscito a farsi un'idea abbastanza precisa dell'aspetto del salone e delle stanze "pubbliche" della casa, quelle in cui Maria Callas riceveva gli ospiti. A questo punto Dyas e il suo team si sono messi in contatto con fondazioni, collezionisti privati e musei, alla ricerca dei mobili che una volta si trovavano nell’abitazione, per avere un'idea più precisa di come fosse fatti e poterli replicare o sostituire con una certa fedeltà negli arredi sul set.

Dalle parti pubbliche dell'abitazione Dyas è passato a immaginare le stanze private: la camera da letto, la cucina, il bagno. L'idea di fondo era quella di mantenere uno stile simile a quanto era riuscito da ricostruire, dato che la mano all'opera era una sola. Maria Callas infatti arredò da sé la propria casa, perché amava curare l'estetica degli spazi in cui viveva. Scelse da sé le suppellettili e i colori che richiamavano la sua educazione classica, la sua nazionalità greca e ovviamente il suo amore per il teatro, l’antica Grecia e gli oggetti eleganti e preziosi. Il suo stile ovviamente rifletteva la sua disponibilità economica, con pezzi ricercati e in generale un aspetto classico ma lussuoso, da dimora nobile. 

Angelina Jolie per il ruolo di Maria Callas aveva un guardaroba di 60 capi

Così come successo per il guardaroba della Divina - ricreato da Massimo Cantini Parrini quasi da zero - si è dovuto ovviamente lavorare di fantasia laddove mancavano i materiali. Per i costumi infatti nel film vediamo alcune repliche perfette: quelle degli abiti di scena indossati da Maria durante gli spettacoli, di cui esiste una grande documentazione fotografica e in alcuni casi sono preservati anche gli originali. Diverso il discorso per gli abiti di tutti i giorni: essendosi ritirata a vita privata, c’erano pochissime testimonianze di cosa indossasse Callas negli anni ‘70. Così Parrini ha creato un guardaroba di ben 60 capi che fosse coerente con i trend dell’epoca, ma anche con il gusto di Marias Callas nei decenni precedenti, riprendendo la sua eleganza, i colori neutri, i marroni e gli scuri che amava indossare, l’attenzione alle linee e quella certa qual aria di lusso aristocratico che emanava.

Dyas ha fatto più o meno lo stesso per gli interni della casa, è stata ricostruita non a Parigi, bensì a Budapest. La capitale ungherese infatti è nota come “la piccola Parigi dell’est europeo” per come alcuni quartieri richiamino le linee architettoniche della capitale francese. Negli stessi ci sono molti edifici dismessi, ideali per una produzione come italotedesca come quella di Maria, per cui girare lontano dalla capitale francese significa anche risparmiare sulle spese di produzione.

In un vecchio edificio ungherese ormai abbandonato è stato ricreato l’appartamento in cui si muovono Angelina Jolie, Alba Rohrwacher e Pierfrancesco Favino. Il personaggio che interpreta l’attore italiano, il fedele servitore Ferruccio, è nella realtà ancora vivo, sebbene molto anziano. È stato lui a dare alcuni consigli preziosi alla produzione, pur non avendo mai ufficialmente voluto parlare del suo rapporto con Callas.

Ricreare un’appartamento da zero però non ha messo al riparo la produzione da qualche difficoltà. Per esempio le porte interne dello stesso non erano abbastanza ampie da far passare un pianoforte a coda come quello protagonista in molte scene del film, nei dialoghi tra Ferruccio e Callas, che continua a chiedere al proprio fedele servitore di spostare lo strumento musicale da una stanza all'altra. Per questo motivo la produzione ha commissionato una replica quasi perfetta di uno dei pianoforti che Callas possedeva, ma in scala di poco inferiore a quella 1:1, in modo che fosse più facile spostarlo da una stanza all'altra del set per Pierfrancesco Favino nei panni del fedele servitore Ferruccio e per la troupe.

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