Perché Megalopolis, il nuovo film di Francis Ford Coppola, è in bilico tra leggenda e maledizione
Il nuovo, faraonico film di rancis Ford Coppola era già leggendario ancor prima di venire girato, ma sembra che a Hollywood sia già stato etichettato come maledetto.
A chi ha pestato i piedi Francis Ford Coppola? Viene da chiederselo leggendo un incredibile pezzo che la nota testata statunitense The Hollywood Reporter ha pubblicato poche ore fa dedicato al film in arrivo del leggendario regista di Il Padrino e La conversazione.
L’articolo è praticamente senza precedenti per come infrange dietro le quinte solitamente riservatissimi e consuetudini dell’industria cinematografica di cui si scrive pochissimo e si sa ancora meno, con un solo obiettivo: quello di suggerire, nemmeno troppo indirettamente, che Megalopolis sia un film poco riuscito, troppo bizzarro, invedibile.
Il pezzo, a triplice firma, è un lunghissimo dietro le quinte della riservatissima prima proiezione del film di Coppola riservata alle alte sfere degli studios statunitensi. Unico assente giustidicato il numero uno di Disney Bob Iger, alle prese con una perniciosa battaglia finanziaria che coinvolge gli investitori per il controllo dell’azienda. Tutti gli altri studios sono presenti. Si citano in particolare i nomi dei vertici di Universal e Sony, a cui poi si lega il primo scoop: entrambi non sarebbero interessati ad acquisire il film.
Questa proiezione segreta - svoltasi il 28 marzo 2024 - infatti ha proprio lo scopo di trovare un acquirente che si occupi della distribuzione statunitense e globale di un film che ha già in tasca il biglietto di partecipazione per la corsa alla Palma d’Oro di Cannes. Nelle scorse settimane gli addetti ai lavori hanno parlato molto di quanto Venezia e Cannes abbiano battagliato per avere nel proprio programma Megalopolis. Chi non vorrebbe poter cantare un’edizione con il nuovo, attesissimo film del regista di Apocalypse Now, che non termina una regia dal 2011, anno in cui uscì l’horror Twixt (2011)?
Perché dunque i festival farebbero di tutto per avere Megalopolis alla loro corte e gli studios se ne tengono ben alla larga, almeno stando a quanto ricostruito da The Hollywood Reporter, che si spende moltissimo in termini di credibilità ed esposizione per passare un messaggio negativo su un film che ancora deve avere la sua prima mondiale? Per cercare di trovare una risposta a questa domanda, bisogna ricostruire la storia incredibile di Megalopolis, leggendario in ogni aspetto della sua lavorazione.
Megalopolis, dalla genesi al difficile parto
Francis Ford Coppola ha immaginato per la prima volta la sua Megalopolis quando era sul set del film forse più travagliato della storia del cinema statunitense: Apocalypse Now. Correva l’anno 1979, il set con Marlon Brando e Martin Sheen si alterna tra alterchi, abuso di alcol, sforamenti di budget e un infarto di una delle star protagoniste.
Coppola tenta di tenere il timone dritto e salvare il progetto. In quei giorni difficili matura una visione: quella di una megalopoli appunto, decadente e in rovina, che viene distrutta. La città guarda a New York, ma è codificata secondo le mode e la politica dell’era dei Cesari dell’antica Roma. La visione del regista si fa via via più nitida, mentre comincia a lavorare al copione.
Intanto la sua carriera continua, sforna altri successi, ma soprattutto film odiati dal pubblico all’uscita ma via via rivalutati fino ad assumere lo status di cult, vedi Dracula di Bram Stoker. Coppola acquista una vigna a Sonoma, in California,nel 2010. La trasforma in un’impresa vitivinicola di successo, ne trattiene i profitti, infine vende gran parte della proprietà nel 2021.
La notizia fa scalpore, perché la transazione unita ai ricavi degli anni passati gli permette di mettere insieme una bella fetta dei 120 milioni di dollari necessari per produrre in autonomia il film: Megalopolis è un sogno che Coppola finanzia di tasca propria.
Dal 1983, data in cui scrisse la prima bozza di sceneggiatura, si arriva al post Covid. Nel novembre del 2022 l’ottantaquattrenne Coppola inizia le riprese del film, che termineranno a marzo dell’anno successivo. Dal set arrivano alcuni rumours di un’atmosfera “folle” e alcune foto rubate di interpreti in discinti abiti ispirati all’impero romano.
La lista degli interpreti coinvolti è impressionante: Adam Driver e Giancarlo Esposito interpretano i due protagonistiin opposizione tra loro, Nathalie Emmanuel è la figlia idealista di Esposito. A loro si affiancano Jon Voight, Laurence Fishburne, Aubrey Plaza, Shia LaBeouf (che pare dia una grande interpretazione), Jason Schwartzman, Grace VanderWaal, Kathryn Hunter, la sorella di Coppola Talia Shire, Dustin Hoffman e D. B. Sweeney.
L’impero romano di Coppola: di cosa parla Megalopolis
Megalopolis è ispirato alla passione di Francis Ford Coppola per l’impero romano, che coltiva sin da bambino. Ad affascinare il cineasta italoamericano è come gli Stati Uniti si siano ispirati all’età repubblicana romana nell’immaginare l’assetto politico della loro nazione**.** Una nazione moderna che non vuole essere governata da re e perciò guarda al passato di una grande potenza imperiale.
Coppola stesso ha descritto così il progetto alla trasmissione Vite di Sky Tg24, che lo ha avuto come ospite: “Io iniziai ad interessarmi alla congiura di Catilina perché me la immaginavo ambientata a New York con Cicerone nel ruolo del sindaco di New York, e Catilina nei panni di Robert Moses, un uomo che in certi ambiti ebbe molto potere sulla città.”
In 2 ore e 15 minuti di durata Megalopolis ci trasporta in una città distrutta, così come la Roma di Nerone, che pianifica la sua ricostruzione. La megalopoli, già decadente e in rovina, è alla ricerca del progetto giusto per rilanciare anche la sua anima, la sua moralità, la sua storia. A contrapporsi ci sono due visioni: quella utopica e idealizzata dell’architetto interpretato da Adam Driver e quella del sindaco pragmatico e e materialista, interpretato da Giancarlo Esposito.
Il film avrà un’ambientazione futuristica e un taglio fantascientifico. Dalle prime indiscrezioni emerse proprio dall’articolo di The Hollywood Reporter possiamo aspettarci che la distinzione tra buoni e cattivi non sia poi così netta: forse l’utopia dell’architetto non è così funzionale, forse la collusione e il pragmatismo del sindaco sono il male necessario per il bene della città?
The Hollywood Reporter sembra voler castigare Coppola per un certo libertinaggio che trasparirebbe dalla sua visione. Si parla di una scena di sesso spinta, di nudità non censurate. Difficile però capire in questo clima neopuritano che imperversa negli Stati Uniti quanto sia poi estremo questo film in questo versante.
Megalopolis è già destinato a essere un flop?
Torniamo dunque all’articolo di THR, che si spende così tanto per trasmettere un sentimento negativo rispetto al film, sostenendo che faticherebbe a trovare un distributore. Nella visione di Coppola, stando al pezzo, l’idea sarebbe quella di avere il supporto di una realtà che possa spendere almeno 100 milioni di dollari in una campagna promozionale P&A (press and advertise, con copertura stampa e pubblicitaria di grande richiamo).
Sembrano cifre enormi, ma Coppola fa una richiesta rapportata alla realtà attuale di Hollywood. Prendiamo per esempio l’ultimo vincitore dell’Oscar, Oppenheimer di Christopher Nolan. Stando a quanto reso pubblico, la campagna promozionale pre-Oscar (escluso quindi il costo per organizzare eventi ed incontri legati ai vari premi cinematografici) è costata tra i 65 e i 100 milioni di dollari. Warner Bros per Barbie di Greta Gerwig ha speso 150 milioni di dollari.
Forse il paragone più calzante lo fornisce un altro titolo della passata stagione, diretto da un’altra leggenda della vecchia Nuova Hollywood: Killers of the Flower Moon. Il film di Scorsese è costato a Apple 430 milioni di dollari da spese di produzione (si dice intorno ai 215 milioni) e spese di promozione.
Considerando che Coppola ha pagato di tasca sua la produzione del film, 100 milioni non sono una cifra così esagata, giusto? Stando alle voci degli insider di Hollywood, sì. L’articolo menziona anonimamente molte fonti secondo cui il film è troppo bizzarro, indie e difficile da proporre al pubblico per investire un budget così cospicuo.
Da qui il problema, almeno secondo quanto riportato da THR. Pezzo verso cui raccomanderei una buona dose di scetticismo. Questo articolo non ha quasi precedenti per come rompe il silenzio stampa su una produzione da addetti ai lavori per un film con questo pedigree. Il tutto due mesi prima dell’anteprima mondiale del film a Cannes, per creare un’impressione negativa intorno a Megalopolis.
Alcune voci degli studios avrebbero detto che realtà indipendenti sarebbero più indicate al progetto, che forse avrebbe una casa naturale sulle piattaforme streaming. Il riferimento è a Apple TV+, Netflix, Prime ma anche realtà come A24 e NEON. Queste ultime però non hanno la cifra richiesta da Coppola da investire su un singolo film, mentre le prime non assicurerebbero al regista l’arrivo in sala così come da lui sperato. Così sperato che, pur non essendo stato girato nativamente in IMAX, il film utilizza una varietà di formati atta a rendere la conversione in questo formato possibile. Le stesse realtà IMAX sarebbero pronte a sostenere il film, qualora trovasse una distribuzione, per ospitarlo sui loro schermi.
Perché dunque la stampa di settore è impegnata da mesi a creare attorno a questo film un alone di “progetto maledetto”, riportando voci mai confermate di grandi problemi sul set? Difficile a dirsi. Forse la ricerca di piena libertà creativa di Coppola ha indispettito gli studios? Forse c’è un certo astio di fondo verso chi da una vita forza i confini del cinema statunitense oltre il lecito e il commerciale?
Per sapere come sia Megalopolis, in attesa di capire se troverà un distributore, basterà aspettare il 17 maggio 2024, giorno in cui il film verrà proiettato in anteprima mondiale nel Grand Auditorium Louis Lumière. Il Festival ha già chiarito da che parte sta: annuncio a parte, giorni prima della conferenza stampa dedicata al cartellone ufficiale, come si fa con i film eccezionali, verso cui si usa il massimo riguardo.
Film in competizione, che se la gioca per la Palma d’Oro. Se vincesse, sarebbe il primo regista di sempre a centrare la terza vittoria, dopo quelle per Apocalypse Now e per La conversazione. Lui, che è nell’occhio del ciclone, sembra aver imparato che la sfida con la Storia (del cinema) si vince nel tempo e bisogna prevedentivare che l’esordio possa essere complesso: “Molti dei miei film che ora vengono considerati dei buoni film furono odiati dal pubblico che li vide per la prima volta. Spesso mi piace dire che le cose per cui si viene licenziati da giovani sono le stesse per cui si riceve un premio alla carriera quando si è vecchi”.
Perché produrre Megalopolis, dunque, un progetto in cui ha speso una fetta consistente delle sue ricchezze, ben intuendo che sarebbe stato difficile ricavarne un guadagno (economico e personale) immediato? Coppola risponde così: “Lo produco perché voglio produrlo, non per dare slancio alla mia carriera, la mia carriera è finita, non ne ho più una. Quindi sono disposto a prendere il denaro in prestito da solo per produrre il film che voglio, così non devo sorbirmi gli stupidi commenti dei finanziatori”.