Per Mickey 17 Robert Pattinson si è ispirato agli anime e a Steve Buscemi in Fargo

Mickey 17 è una storia d’amore ambientata in un mondo fantascientifico futuro ma che sa di dittature passate: così l’hanno spiegato Bong Joon-ho e Robert Pattinson.

Per Mickey 17 Robert Pattinson si è ispirato agli anime e a Steve Buscemi in Fargo

L’attore protagonista del nuovo film di Bong Joon-ho (di cui potete leggere qui la nostra recensione) racconta insieme al cineasta le variegate fonti d’ispirazione del ritorno del regista di Parasite alla fantascienza.

Come hai scoperto il romanzo di Mickey 17 ? 

Bong Joon-ho - Warner Bros mi ha inviato il romanzo di Edward Ashton perché pensavano potesse piacermi e in effetti avevano ragione. Appena l’ho letto mi è venuta voglia di scriverci una sceneggiatura. A conquistarmi è stata l’idea della stampante di esseri umani: lo human printing è un concetto che trovo allo stesso tempo divertente e tragico per come unisce la meccanica di una semplice stampante all’essenza umana. Quando Robert è entrato nel progetto ho pensato fosse l’interprete perfetto. Mi metteva di buon umore pensare di stamparlo e ristamparlo così tante volte nel corso del film. Credo sia una persona molto “stampabile”. (ride)

Come regista mi ispira un po’ tutto, anche la faccia di chi mi fa una domanda a un conferenza stampa. In realtà scrivo tutto il tempo nella mia testa, non mi fermo mai.

Per Mickey 17 Robert Pattinson si è ispirato agli anime e a Steve Buscemi in Fargo

Con questo film torni al tuo vecchio amore per la fantascienza, che avevi già esplorato con pellicole come Snowpiercer e Okja. Come mai ti piace così tanto? 

BJ -  La fantascienza mi piace tantissimo, ma più in generale tutto il genere fantastico. Si tratta di una sorta di cornice che permette d’inserire nel contesto praticamente qualsiasi cosa, senza limiti. Il contraltare perfetto a personaggi estremamente umani e realistici nelle loro reazioni. Per me Mickey 17 parla di questo, un po’ come tutta la fantascienza: dell’essere umani, di cosa significhi e comporti. 

Questo film in particolare è ambientato nel futuro, ma secondo me profuma molto di passato, specie in come racconta i personaggi dispotici e dittatoriali che comandano la colonia. 

In questo film interpreti due personaggi distinti, ma dal medesimo aspetto. Quali sono state le difficoltà tecniche della doppia performance di Mickey 17 e 18? 

Robert Pattinson - Non è stato come creare un semplice effetto visivo usando la computer grafica e i blue screen. Bong Joon-ho ha voluto il montatore del film direttamente con noi sul set, quindi abbiamo messo insieme le scene con i due Mickey praticamente in tempo reale. Giravamo una versione, poi l’altra e io tentavo di mantenere un certo ritmo ma non era sempre facile perché dialogavo con me stesso, senza nessun tipo di feedback se non quello che ricordavo dalla scena precedente.

I due Mickey sono molto differenti tra loro, caratterialmente. Come hai creato questa distinzione affinché fosse immediata? 

RP - Questo film ha un tono comico, anche nei suoi passaggi più tragici. Per questo mi sono molto ispirato agli anime per i miei personaggi in questo film, in particolare per Mickey 18. Il suo modo di passare dalla quiete assoluta alla rabbia più feroce ho cercato di prenderlo proprio da questo aspetto delle serie animate, in cui spesso si assiste al cambio tonale repentino dei personaggi.

Prima di iniziare a girare ho rivisto un film di Bong, Memorie di un assassino, e mi ha preparato per alcune delle scene più complesse che abbiamo girato qui in termini di composizione e quantità di persone sulla scena nello stesso momento.

Per Mickey 17 Robert Pattinson si è ispirato agli anime e a Steve Buscemi in Fargo

Se ti capitasse, nella realtà, di parlare con un’altra versione di te stesso, diciamo un Robert 2, cosa gli diresti? 

RP - In un certo senso lo faccio già, dato che parlo da solo per buona parte del tempo (ride). Non credo che un’altra versione di me stesso sarebbe così interessante da incontrare, anzi, probabilmente lo troverei terribilmente noioso. Mi trovassi nel film andrei persino a parlare con i bulletti che popolano la sala mensa. 

Mickey 17 è anche una storia d’amore. È la prima volta per te da regista, giusto? 

BJ- Sì e sono davvero felice di avere avuto la possibilitò di affrontare il genere romantico. Il mio sogno professionale è quello di provare a girare in ogni singolo genere cinematografico, anche se devo ammettere che il musical mi spaventa un po’. Tornano all’amore tra Nasha e Mickey, trovo che sia molto vera nelle sue varie sfumature e ben complementi il lato violento del film. 

E della scena a tre non ci dici niente? 

BJ - Non la definirei un threesome, no, diciamo piuttosto un momento in cui Nasha si ritrova con due Mickey e da un relazione che era a due c’è un momento a tre, ma pervaso dallo stesso sentimento. (ride) 

Si amano molto anche i cattivi del film, interpretati da Mark Ruffalo e Toni Colette. 

BJ - Sì, formano una coppia molto affiatata, la cui unione è rafforzata dall’interesse comune per le salse. A livello culinario le salse sono importantissime nella cucina coreana, è sicuramente un elemento di Mickey 17 in cui risuona molto la mia nazionale, anche se poi l’ho declinato in chiave comica. 

Per Mickey 17 Robert Pattinson si è ispirato agli anime e a Steve Buscemi in Fargo

Per il personaggio di Ruffalo ti sei ispirato a qualche politico attuale? Ne ricorda alcuni molto da vicino…

BJ - No, in realtà ho guardato al passato. Volevo che in questo personaggio risuonassero il narcisismo, la spietatezza e la vanità dei dittatori che popolano la storia. Ci ho messo dentro anche qualche politico coreano e internazionale del passato recente, ma nessuno degli attuali. Dato che però la storia ai nostri occhi sembra sempre ripetersi, non mi stupisce se qualcuno abbia pensato a noi contemporanei. I cattivi politici non mancano.  

Per la cadenza dei Mickey ti sei ispirato a qualcuno? 

RP - L’ho messo a fuoco solo stamattina, mentre facevo un giro d’interviste. Sul set qualcuno mi aveva citato Fargo, il film dei fratelli Coen. Senza rendermene conto, Mickey 18 ha cominciato a parlare come Steve Buscemi, quindi naturalmente Mickey 17 ha finito per somigliare come cadenza a William H. Macy.

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