Oscar 2015 - Top e Flop di questa edizione
di
Roberto Vicario
Anche quest'anno la prestigiosa Notte degli Oscar é andata in archivio. Dopo avervi tenuto compagnia tutta la notte commentando insieme a voi l'assegnazione delle ambite statuette, é tempo di fare un resoconto su quelli che sono stati i premi, e sulla direzione generale che la cerimonia ha deciso di prendere.
Uno show a metà
Diciamolo, nonostante fosse stato anche aspramente criticata, la conduzione dello scorso anno - se confrontata con quella di quest'anno - magistralmente curata dalla brava Ellen DeGeneres, rimane superiore a quella del comunque giudizioso Neil Patrick Harris.
Questa ottantasettesima edizione ha vissuto di fiammate che hanno solo momentaneamente alzato un tasso di dinamismo piuttosto basso. A far portare comunque a casa la sufficienza all'attore/conduttore, sono state la performance iniziale in tema musical (spalleggiato dall'immenso Jack Black e da Anna Kendrick) e la scenetta comica in mutande fatta per scimmiottare Birdman, con tanto di presenza in mutande sul palco (in Italia roba che abbiamo già visto tra l'altro!).
Tolti questi due momenti la cerimonia si é dovuta accontentare di situazioni che come la storia degli Oscar ci insegna sono diventati subito virali. Non possiamo non citare Il buon Benedict Cumberbatch inquadrato mentre sorseggia da una fiaschetta, oppure, gli Oscar di LEGO consegnati agli attori nelle prime file durante la performance di “Everything is Awesome”. Ad infiammare pubblico e social é stato però il discorso sulla parità di retribuzione alle donne fatto da Patricia Arquette nel momento in cui le é stata consegnata la statuetta. Il tutto avvalorato dall'esplosione di un pilastro come Meryl Streep, momento già diventato estremamente virale.
Tolti questi classici “Oscar moments” le situazioni più appassionanti sono state sicuramente le due perfomance canore rispettivamente di Lady Gaga e John Legend e Common. La prima ha realizzato una splendida re interpretazione di “Sound of Music” per celebrare i cinquant'anni di Tutti Insieme Appassionatamente, con tanto di apparizione della gloriosa Julie Andrews. Molto toccante anche la perfomance di “Glory” pezzo portante della colonna sonora di Selma, con tanto di David Oyelowo completamente in lacrime.
Assolutamente non all'altezza delle aspettative si sono rivelate le altre performance (eccezione fatta per la già citata canzone di LEGO The Movie), in particolare quella tanto attesa di Adam Levine: splendida voce ma esibizione piattissima.
In linea di massima, questa edizione - momento Andrews a parte -non é stata sicuramente indimenticabile.
I Vincitori…
Non c'é ombra di dubbio, anche quest'anno a dominare la scena degli Academy Awards, é ancora una volta il blocco messicano, sempre più presente in questi premi. Alejandro Gonzalez Inarritu, domina la scena portandosi a casa ben 4 statuette, tra cui Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura Originale.
Questa vittoria non é affatto casuale e dimostra due cose molto importanti. La prima é che l'AMPAS - l'associazione che determina candidature e vittorie delle statuette - si avvicina a piccoli passi verso una “europeizzazione” delle pellicole. Birdman infatti é stato molto apprezzato dalla stampa europea, e l'ottima apertura a Venezia é li a dimostrarlo. Inoltre, dal 2009 ad oggi sono sempre stati premiati registi stranieri, ad eccezione dell'anno in cui é stata premiata Kathryn Bigelow, e questo é più di un semplice segnale.
A far quadrare il cerchio attorno a Birdman, ci ha pensato la vittoria anche nella categoria Miglior Fotografia, con quel Emmanuel Lubezki (non fatevi tradire dal cognome, é messicano anche lui!) che va solamente a rimpolpare il fronte messicano degli Oscar.
Altro vincitore della serata é sicuramente Whiplash che, a sorpresa si porta a casa molti più premi rispetto a quello quasi certo di Miglior Attore non Protagonista, andato come da pronostico al bravissimo J.K. Simmons. Oltre al Miglior Missaggio Sonoro (letteralmente “scippato” ad American Sniper) il premio sicuramente più importate é stato il riconoscimento all'ottimo lavoro svolto da Tom Cross grazie ad un montaggio scoppiettante e in grado di mostrarci nel modo più intimo e dinamico il rapporto tra un batterista ed il suo strumento.
Nella terra di mezzo, in cui non si é ne vinti ne vincitori, ci mettiamo Grand Budapest Hotel. Quattro gli Oscar vinti, ma tutti estremamente tecnici: Miglior scenografia, costumi, trucco & parrucco (con la nostra Milena Carbonero) e colonna sonora originale. Ci aspettavamo forse il riconoscimento diretto ad Anderson con la miglior sceneggiatura originale, ma darla a Birdman non é stato sicuramente uno scandalo.
Ida trionfa tra i film stranieri, grazie anche alla nomination in un'altra categoria. Solitamente quando un film straniero riesce a sfondare anche in altre categorie, l'Oscar é quasi assicurato.
Per chiudere citiamo tre attori che sono riusciti ad imporsi nella serata: Patricia Arquette, Juliane Moore e Eddie Redmayne. Le prime due, già prima della cerimonia erano state indicate come possibili vincitrici della loro categoria, e soprattutto per la Moore arriva il giusto riconoscimento da parte della Academy. A sorprendere leggermente di più é stato l'attore inglese che, ha sbaragliato la fortissima concorrenza di Michael Keaton, grazie alla sua splendida interpretazione di Stephen Hawking. Sopresa della serata.
…e i vinti.
Ai sorrisi e gesti di gioia di molti, si sovrappongono le lacrime di tanti altri. I tre più grandi sconfitti della serata sono sicuramente The Imitation Game, American Sniper e Boyhood, che sono tornati a casa rispettivamente con una statuetta a testa. Il film di Linklater é stata sicuramente la più grossa sorpresa di tutta la serata. Se nella categoria Miglior Film la lotta era apertissima, mai ci saremmo aspettati la mancata statuetta in quella di Miglior Regia. Una scelta che come dicevamo poche righe sopra, sembra portare il nuovo metro di giudizio dell'AMPAS verso una direzione ben precisa.
Ennesima delusione per la Dreamworks, che anche quest'anno nella categoria miglior film d'animazione, si é vista superata da un film Disney. Quel Big Hero 6 che onestamente nessuno si sarebbe mai aspettato come vincitore.
Nella lista delle delusioni dobbiamo anche inserire l'Academy stessa. Nel classico filmato che da l'ultimo saluto agli addetti ai lavori del settore scomparsi nel corso dell'anno, con stupore di molti, non é stato nominato un grande regista italiano, ma che aveva saputo farsi apprezzare anche al di fuori dei nostro confini (specialmente a Cannes): il grande Francesco Rosi. Un clamoroso autogol da parte dell'Academy.
E con queste considerazioni, possiamo mandare anche quest'anno in archivio l'ottantasettesima edizione della Notte degli Oscar.
Uno show a metà
Diciamolo, nonostante fosse stato anche aspramente criticata, la conduzione dello scorso anno - se confrontata con quella di quest'anno - magistralmente curata dalla brava Ellen DeGeneres, rimane superiore a quella del comunque giudizioso Neil Patrick Harris.
Questa ottantasettesima edizione ha vissuto di fiammate che hanno solo momentaneamente alzato un tasso di dinamismo piuttosto basso. A far portare comunque a casa la sufficienza all'attore/conduttore, sono state la performance iniziale in tema musical (spalleggiato dall'immenso Jack Black e da Anna Kendrick) e la scenetta comica in mutande fatta per scimmiottare Birdman, con tanto di presenza in mutande sul palco (in Italia roba che abbiamo già visto tra l'altro!).
Tolti questi due momenti la cerimonia si é dovuta accontentare di situazioni che come la storia degli Oscar ci insegna sono diventati subito virali. Non possiamo non citare Il buon Benedict Cumberbatch inquadrato mentre sorseggia da una fiaschetta, oppure, gli Oscar di LEGO consegnati agli attori nelle prime file durante la performance di “Everything is Awesome”. Ad infiammare pubblico e social é stato però il discorso sulla parità di retribuzione alle donne fatto da Patricia Arquette nel momento in cui le é stata consegnata la statuetta. Il tutto avvalorato dall'esplosione di un pilastro come Meryl Streep, momento già diventato estremamente virale.
Tolti questi classici “Oscar moments” le situazioni più appassionanti sono state sicuramente le due perfomance canore rispettivamente di Lady Gaga e John Legend e Common. La prima ha realizzato una splendida re interpretazione di “Sound of Music” per celebrare i cinquant'anni di Tutti Insieme Appassionatamente, con tanto di apparizione della gloriosa Julie Andrews. Molto toccante anche la perfomance di “Glory” pezzo portante della colonna sonora di Selma, con tanto di David Oyelowo completamente in lacrime.
Assolutamente non all'altezza delle aspettative si sono rivelate le altre performance (eccezione fatta per la già citata canzone di LEGO The Movie), in particolare quella tanto attesa di Adam Levine: splendida voce ma esibizione piattissima.
In linea di massima, questa edizione - momento Andrews a parte -non é stata sicuramente indimenticabile.
I Vincitori…
Non c'é ombra di dubbio, anche quest'anno a dominare la scena degli Academy Awards, é ancora una volta il blocco messicano, sempre più presente in questi premi. Alejandro Gonzalez Inarritu, domina la scena portandosi a casa ben 4 statuette, tra cui Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura Originale.
Questa vittoria non é affatto casuale e dimostra due cose molto importanti. La prima é che l'AMPAS - l'associazione che determina candidature e vittorie delle statuette - si avvicina a piccoli passi verso una “europeizzazione” delle pellicole. Birdman infatti é stato molto apprezzato dalla stampa europea, e l'ottima apertura a Venezia é li a dimostrarlo. Inoltre, dal 2009 ad oggi sono sempre stati premiati registi stranieri, ad eccezione dell'anno in cui é stata premiata Kathryn Bigelow, e questo é più di un semplice segnale.
A far quadrare il cerchio attorno a Birdman, ci ha pensato la vittoria anche nella categoria Miglior Fotografia, con quel Emmanuel Lubezki (non fatevi tradire dal cognome, é messicano anche lui!) che va solamente a rimpolpare il fronte messicano degli Oscar.
Altro vincitore della serata é sicuramente Whiplash che, a sorpresa si porta a casa molti più premi rispetto a quello quasi certo di Miglior Attore non Protagonista, andato come da pronostico al bravissimo J.K. Simmons. Oltre al Miglior Missaggio Sonoro (letteralmente “scippato” ad American Sniper) il premio sicuramente più importate é stato il riconoscimento all'ottimo lavoro svolto da Tom Cross grazie ad un montaggio scoppiettante e in grado di mostrarci nel modo più intimo e dinamico il rapporto tra un batterista ed il suo strumento.
Nella terra di mezzo, in cui non si é ne vinti ne vincitori, ci mettiamo Grand Budapest Hotel. Quattro gli Oscar vinti, ma tutti estremamente tecnici: Miglior scenografia, costumi, trucco & parrucco (con la nostra Milena Carbonero) e colonna sonora originale. Ci aspettavamo forse il riconoscimento diretto ad Anderson con la miglior sceneggiatura originale, ma darla a Birdman non é stato sicuramente uno scandalo.
Ida trionfa tra i film stranieri, grazie anche alla nomination in un'altra categoria. Solitamente quando un film straniero riesce a sfondare anche in altre categorie, l'Oscar é quasi assicurato.
Per chiudere citiamo tre attori che sono riusciti ad imporsi nella serata: Patricia Arquette, Juliane Moore e Eddie Redmayne. Le prime due, già prima della cerimonia erano state indicate come possibili vincitrici della loro categoria, e soprattutto per la Moore arriva il giusto riconoscimento da parte della Academy. A sorprendere leggermente di più é stato l'attore inglese che, ha sbaragliato la fortissima concorrenza di Michael Keaton, grazie alla sua splendida interpretazione di Stephen Hawking. Sopresa della serata.
…e i vinti.
Ai sorrisi e gesti di gioia di molti, si sovrappongono le lacrime di tanti altri. I tre più grandi sconfitti della serata sono sicuramente The Imitation Game, American Sniper e Boyhood, che sono tornati a casa rispettivamente con una statuetta a testa. Il film di Linklater é stata sicuramente la più grossa sorpresa di tutta la serata. Se nella categoria Miglior Film la lotta era apertissima, mai ci saremmo aspettati la mancata statuetta in quella di Miglior Regia. Una scelta che come dicevamo poche righe sopra, sembra portare il nuovo metro di giudizio dell'AMPAS verso una direzione ben precisa.
Ennesima delusione per la Dreamworks, che anche quest'anno nella categoria miglior film d'animazione, si é vista superata da un film Disney. Quel Big Hero 6 che onestamente nessuno si sarebbe mai aspettato come vincitore.
Nella lista delle delusioni dobbiamo anche inserire l'Academy stessa. Nel classico filmato che da l'ultimo saluto agli addetti ai lavori del settore scomparsi nel corso dell'anno, con stupore di molti, non é stato nominato un grande regista italiano, ma che aveva saputo farsi apprezzare anche al di fuori dei nostro confini (specialmente a Cannes): il grande Francesco Rosi. Un clamoroso autogol da parte dell'Academy.
E con queste considerazioni, possiamo mandare anche quest'anno in archivio l'ottantasettesima edizione della Notte degli Oscar.