Oscar 2016

Nel discorso introduttivo alla notte degli Oscar dell'anno passato, Neil Patrick Harris tentò di disinnescare le polemiche riguardanti le nomination nelle categorie attoriali chiarendo fin da subito che “Tonight we honor Hollywood's best and whitest. Sorry, brightest. / Stasera onoriamo la Hollywood migliore e più bianca. Scusate, più brillante.” Il danno però era già fatto: quattro categorie autoriali, venti nomination, zero attori appartenenti alle minoranze. Per protestare contro quella bianchissima selezione, nacque l'hashtag #OscarSoWhite, perfetto veicolo della rabbia e dell'orgoglio del 37% della popolazione statunitense che non aveva nessuno a rappresentarla sul palco.



Quest'anno é successo di nuovo, nonostante il 2016 sia stato anche l'anno in cui il botteghino ha dimostrato quanto la politica miope degli studios si sia alienata due fette enormi di mercato e potenziali successi: i film con protagonisti “persone di colore” (detti POC in inglese, anche se il termine ha una sfumatura che può essere offensiva) e le donne. Successi come Creed, Straight Outta Compton e anche Star Wars indicano che l'assunto (quello sì razzista!) che il pubblico non sarebbe mai accorso per le gesta di personaggi non bianchi e non maschi ha escluso il cinema da una torta di guadagni e gloria di cui invece la televisione si sta già servendo fette su fette, come confermano tra l'altro i maggiori premi televisivi. Critic Choice Awards e Golden Globes inclusi.

Da cosa deriva questa mancanza di polso sulla contemporaneità dell'Academy? La lista dei fattori é lunga. Innanzitutto l'Academy riflette un mondo cinematografico dominato da potenti executives che sono quasi totalmente bianchi e maschi (per non dire maschilisti), quindi i progetti di questo tipo hanno già in partenza molte difficoltà ad ottenere la fatidica “green light” che prelude alla realizzazione e al finanziamento. Meno opere, meno scelta. Anche quando i film ci sono e sono oggetto di campagne per ottenere l'attenzione dell'Academy, bisogna considerare che i suoi oltre 6000 componenti sono in larga maggioranza uomini e bianchi e sono nominati a vita. Questo significa che una fetta dei votanti (ancora più rilevante nelle categorie che votano per i 4 attori vincitori, in cui lo spettro si riduce a circa 1300 aventi diritto) non lavora nel mondo del cinema da anni, a volte decenni e presumibilmente buona parte di loro tende a favorire film più allineati a un vecchio (e bianco) concetto di Hollywood.



L'Academy col suo presidente Cheryl Boone Isaacs (una donna afroamericana) sta tentando di riequilibrare la rappresentanza, dando diritto di voto a centinaia di nuovi membri l'anno, stavolta scelti con maggiore oculatezza anche dal punto di vista del colore della pelle. Partendo da una base di 6000 votanti e contando con quanto anticipo si muovono le major per programmare i nuovi film, non é improbabile che possa succedere ancora, l'anno prossimo.

Tra i snobbati che hanno fatto più scalpore figurano innanzitutto Creed e Straight Outta Compton, protagonisti di massicce campagne promozionali e che sulla carta potevano puntare a una nomination sia per la regia che nella categoria regina di miglior film. Michael B. Jordan, il protagonista del ritorno di Rocky Balboa, é stato snobbato mentre il bianco coprotagonista Sylvester Stallone l'ha spuntata. Anche Will Smith si era fatto avanti con Concussion, per non parlare di Idris Elba con l'acclamato Beast of no Nation.