Oscar 2019

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Questa Notte degli Oscar 2019 ci mostra un quadro di chiaroscuri. In cui assieme a risultati prevedibili se non addirittura scontati, si accompagnano vere e proprie sorprese che possono aprire una nuova pagina di storia per l'Academy.

Sin dal primo Premio assegnato (quello per la miglior attrice non protagonista) la serata senza conduttori si è caratterizzata come ecumenica e desiderosa di premiare anche i film relativamente poco nominati. Come appunto Se la strada potesse parlare e la sua interprete non protagonista Regina King.

Si tratta del primo premio per questa attrice, ma anche l'ultimo per il regista di Moonlight Berry Jenkins nel corso di questa edizione.

I premi a Black Panther per i migliori costumi e la miglior scenografia e quelli a Bohemian Rapsody per il sonoro hanno sancito ulteriormente la cifra di questa edizione: un contentino a tutti.

Non a caso il Premio per il Miglior Attore non protagonista va a Mahershala Ali: anche lui un "figlio" di Barry Jenkins, un attore afroamericano che vince però per Green Book, che pur trattando temi razziali come altre pellicole si poneva in realtà come polo alternativo a corazzate da 10 nomination come ROMA o La favorita.

Green Book del resto si è aggiudicato anche l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale che (pur provenendo da una storia vera) nasce da un lavoro comune che il regista ha voluto portare avanti col figlio di Toni Lip, Nick Vallelonga.

Miglior Attore è invece Rami Malek, per Bohemian Rapsody. L'Academy decide di premiare anche questa volta non un'interpretazione in se, ma un'immedesimazione di un personaggio realmente esistito. Secondo un canovaccio che strizza l'occhio un po' alla voglia di imitare, un po' al metodo Stanislasvikj dell'Actor's degli anni ruggenti della Nuova Hollywood.

Il trionfo di Olivia Colman nella categoria Miglior attrice invece non rappresenta soltanto l'unica statuetta su 10 assegnata a La favorita, ma anche un riconoscimento alla scuola attoriale britannica e ad un'attrice che ha sempre svolto il ruolo di caratterista senza mai grandi parti da protagonista.

Alfonso Cuaron come previsione vince, invece, la miglior regia dopo il successo di Gravity del 2014, e si inserisce nella lista dei duplici vincitori di questo premio assieme a registi del calibro di Spielberg, Lean, Wilder, Zinnemann, Manckiewicz e McCarey.

La vittoria finale di Green Book si colloca in quest'ottica come una sorpresa di fronte al numero di nomination di ROMA e La favorita, ma al tempo stesso non nasconde l'ipotesi secondo cui (come Moonlight due anni fa) anche la scelta di Green Book sia dovuta in parte alla volontà di sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti dell'America che cambia.

A suo modo, un gesto politico nei confronti di un film asciutto e dell'amicizia.

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