Terminator: nell’anniversario del debutto, ripercorriamo la sfida di James Cameron al pubblico

Inutile girarci intorno: nel 1984 la trama di Terminator faceva venire il mal di testa. Per un attimo. Poi, il cinema non fu più lo stesso. Ecco perché.

Terminator nellanniversario del debutto ripercorriamo la sfida di James Cameron al pubblico

Da noi, come succedeva una volta, arrivò coi proverbiali 2-3 mesi di ritardo rispetto alle uscite in patria: era l’11 gennaio 1985. Ma negli USA e in Canada uscì il 26 ottobre del 1984. E dopo, il cinema non fu più la stessa cosa.

Terminator costò poco meno di 6 milioni e mezzo di dollari. Ne guadagnò oltre 78 ai botteghini di tutto il mondo.

La storia di Sarah Connor e del robot proveniente dal futuro che le dava la caccia per impedirle di mettere al mondo suo figlio non ancora nato aveva fatto impazzire tutti.

James Cameron diventò uno dei giovani registi più noti e potenti di Hollywood e la sua carriera, dopo il primo lungometraggio Pirana paura (un classico per i fan, ma non certo un successo di pubblico e critica), era pronta a decollare.

Perfetta sintesi fra azione e fantascienza, come del resto sarebbe stato il successo film diretto da Cameron: Aliens - Scontro finale, Terminator lanciò definitivamente anche Arnold Schwarzenegger, che aveva già girato Conan il barbaro e Conan il distruttore ma entrò di diritto nella storia col ruolo della macchina assassina per cui lo volle Cameron.

Amore, azione, fantascienza: il viaggio nel tempo secondo James Cameron

Terminator: nell’anniversario del debutto, ripercorriamo la sfida di James Cameron al pubblico
Sarah Connor e Kyle Reese in Terminator

Terminator univa in modo inedito il cinema d’azione, destinato a dominare incontrastato gli anni ’80, e la fantascienza, altrettanto popolare all’epoca. Ma c’era anche una forte componente sentimentale, con la storia d’amore fra Sarah e Reese, l’uomo che diceva:

Ho attraversato il tempo per te, Sarah. Ti amo. Ti amo da sempre.

riscrivendo la storia dei film d’amore in cui gli uomini, al limite, si presentavano con un mazzo di rose. Era finita quell’era. Ora le donne volevano di più e la colpa era tutta di James Cameron.

Terminator era stato scritto dallo stesso Cameron insieme a Gale Anne Hurd, produttrice e sceneggiatrice di successo che sarebbe anche diventata la moglie di Cameron fra il 1985 e il 1989, e a William Wisher, che Cameron avrebbe voluto anche per sceneggiare il sequel di questo film.

Per la prima volta nella storia, il viaggio nel tempo diventava lo strumento per combattere un futuro oscuro, con il massacro dell’umanità da parte delle macchine ribelli e al tempo stesso una insanabile contraddizione d’amore che avrebbe fatto discutere per anni.

Così come il futuro del 2029, l’epoca da cui provenivano sia il Terminator che Reese, destinato a entrare nel mito.

Terminator ha dato origine a un’infinità di frasi-simbolo (da “Vieni con me, se vuoi vivere” alle già citate parole d’amore che Kyle rivolge a Sarah, dall’iconico “Sei tu terminato!” a quello “sta per arrivare un temporale” finale), ha riscritto la storia di tre generi contemporaneamente, ha aperto la mente del pubblico ai viaggi del tempo e ai paradossi prima che Ritorno al futuro lo facesse con tutta un’altra atmosfera.

Terminator: nell’anniversario del debutto, ripercorriamo la sfida di James Cameron al pubblico
Kyle salva Sarah dal Terminator

Per la prima volta sentivamo parlare di Skynet, un nome passato direttamente dal film alla cultura popolare.

Il film di James Cameron che avrebbe avuto 5 sequel (finora) e avrebbe generato anche una serie TV (The Sarah Connor Chronicles), insomma, non poteva in alcun modo passare inosservato. Le premesse scientifiche, con i componenti del robot dalle sembianze umane proveniente dal futuro, trovavano ogni sorta di spiegazione plausibile e il “loop temporale” della storia sulla nascita di John Connor avrebbe fatto scuola.

Era il 1984. Avevamo visto solo la serie classica e 3 film di Star Trek. Non avevamo mai sentito parlare di Marty McFly. In America non avevano idea di chi fossero Roberto Benigni e Massimo Troisi, e perché dicessero Non ci resta che piangere

Terminator fu la rivoluzione che tutti i fan della fantascienza aspettavano, ma avrebbe anche dettato legge in fatto di azione, per non parlare dell’influenza del personaggio di Schwarzenegger. Quale altro attore è mai diventato una star mondiale del suo stesso calibro grazie al ruolo di uno spietato robot assassino in un film?

La trama di Terminator

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Terminator: l'arrivo alla stazione di polizia

Nella Los Angeles del 1984, una strana tempesta di fulmini concentrata in un luogo isolato fa comparire dal nulla un uomo nudo. L’evento si ripete in seguito, con l’arrivo di un altro uomo. I due sono molto diversi. Scopriremo presto che vengono dal 2029, anno in cui l’umanità è in guerra contro le macchine controllate da Skynet, un’intelligenza artificiale che diventa autocosciente e guida lo sterminio degli esseri umani. A capo della Resistenza umana c’è John Connor, il figlio non ancora nato di Sarah.

Sarah Connor (Linda Hamilton, anche lei futura signora Cameron, ma molti anni dopo) era una ragazza come tante. Viveva insieme alla coinquilina Ginger (Bess Motta), fidanzata con Matt (Rick Rossovich). I due uomini arrivati erano un Terminator, un robot dalle sembianze umane (un esoscheletro metallico ricoperto da tessuto vivente) inviato per eliminare Sarah in modo che John non nascesse mai e il soldato Kyle Reese (Michael Biehn), inviato da John a proteggere la sua (futura) madre.

Il Terminator prende l’elenco del telefono e inizia a sterminare tutte le Sarah Connor di Los Angeles. Reese ha un vantaggio: ha una foto di Sarah che le aveva dato John. Riesce a salvarla appena in tempo, quando il Terminator la segue e l’attacca in un locale pubblico, un night club.

Sarah e Reese iniziano la loro disperata corsa per sfuggire al Terminator. Reese le parla del futuro, di John, del mondo che verrà. Mentre fuggono da un agguato del Terminator, Kyle Reese e Sarah Connor vengono catturati dalla polizia. Lui viene interrogato dal dottor Silberman (Earl Boen), chiamato quando l’uomo inizia a vaneggiare di viaggi nel tempo e macchine assassine. Sarah viene interrogata da due poliziotti, Traxler (Paul Winfield) e Vukovic (Lance Henriksen), al corrente degli omicidi di tutte le donne di nome Sarah Connor e determinati a proteggerla. Ma quando il Terminator fa irruzione nella stazione di polizia, compiendo una strage, solo Reese potrà salvarla. Il Terminator non si ferma mai e dà la caccia ai due che, fra una fuga e l’altra, riescono anche a innamorarsi e a stare insieme, trascorrendo una notte insieme in un motel: dalla loro unione di una notte nascerà John.

Terminator: nell’anniversario del debutto, ripercorriamo la sfida di James Cameron al pubblico
L'immagine simbolo di Terminator, il film di James Cameron del 1984

Di nuovo trovati dal Terminator, fuggono dal motel e, dopo un lungo inseguimento con tanto di autocisterna, trovano rifugio in una fabbrica. Lì Kyle Reese darà la vita per distruggere il Terminator con una bomba, salvando Sarah. Ma la macchina assassina non è ancora sconfitta e Sarah, ferita dall’esplosione e rimasta sola, dovrà darle il colpo di grazia.

Sono passati più di sei mesi da quella notte e Sarah Connor ha il pancione e viaggia in auto attraverso il Messico, registrando delle parole per il figlio John su un nastro. Gli dice che suo padre è Kyle Reese e che questo renderà difficile decidere di mandarlo indietro nel tempo, a morire, ma anche che se non la farà… John non nascerà mai. Un bambino scatta una foto a Sarah, una Polaroid. La stessa che Kyle porterà sempre con sé nel futuro.

Mentre un temporale si avvicina, Sarah riprende la sua strada verso il futuro…

Sarah, Kyle, Reese e il Terminator: una storia avvincente

Terminator: nell’anniversario del debutto, ripercorriamo la sfida di James Cameron al pubblico
Sarah Connor nel finale del film Terminator

In Terminator non ci sono solo le scene d’azione di culto, la storia d’amore più romantica della fantascienza fino ad allora (ma per me resta tutt’oggi imbattuta) e le innovazioni tecnologiche del Terminator. C’è molto di più. C’è una trama avvincente che sfida il pubblico dell’epoca, come abbiamo evidenziato non abituato a tali trame, a far tornare i conti.

Il dialogo che Sarah registra sul nastro per John, in cui gli racconta la verità su Reese, è uno dei momenti iconici del film ma anche una svolta nei film di fantascienza e in tutte le storie che hanno a che fare con i viaggi nel tempo.

In un certo senso, il finale del film non è che un momento in cui il pubblico, mentre scorrono i titoli di coda, viene costretto a ripensare a tutto ciò che ha visto immaginandolo al contrario: dalla nascita di John alla ribellione di Skynet, dal futuro della Resistenza al momento in cui lo stesso John manda indietro nel tempo suo padre a morire, per salvare sua madre… C’era da farsi venire il mal di testa. Eppure era un mal di testa che alla gente piaceva. Ne parlavano tutti, nelle scuole e negli uffici, sugli autobus e nelle pizzerie.

Il momento conclusivo di Terminator non era che l’inizio, tutti immaginavano gli eventi futuri che erano stati loro in parte mostrati e in parte raccontati e poi tornavano a ripercorrere il film, e di nuovo al futuro, poi agli eventi del film e via così. In un loop - concetto che all’epoca sfuggiva alla maggior parte degli spettatori - destinato a non chiudersi mai.

La storia di Terminator era avvincente, gradevolmente complicata - perché rappresentava appunto una sfida per il pubblico, che non poteva starsene lì passivo senza sforzarsi di capire - ed era inedita in un momento storico in cui il primo Macintosh aveva appena visto la luce e i personal computer - mio fratello maggiore portò a casa un Sinclair ZX Spectrum - si affacciavano sul mercato.

Skynet era un nome destinato a fare storia, a incutere timore ma anche a dimostrare che, in qualche modo, James Cameron aveva anticipato una serie di innovazioni tecnologiche che avremmo visto solo molti anni dopo. Anche per questo, Terminator resta una tappa fondamentale nella storia del cinema, ma anche nelle nostre vite di spettatori.

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